Supplemento alla III parte |
Pare che S. Agostino [ Enarr. in Ps. 32,2 ] non abbia ben definito la confessione dicendo che « essa è l'atto con cui si svelano i difetti nascosti con la speranza del perdono ».
1. Il difetto contro il quale viene ordinata la confessione è il peccato.
Ma il peccato spesso è palese.
Quindi non bisognava dire che la confessione serve come medicina di un difetto nascosto.
2. La radice della penitenza è il timore.
Ma la confessione è una parte integrante della penitenza.
Quindi quale causa della confessione bisognava porre non la speranza, bensì il timore.
3. Quanto viene messo sotto segreto non viene svelato, bensì sigillato.
Ma il peccato che uno confessa viene posto sotto il segreto della confessione.
Quindi nella confessione il peccato non viene svelato, ma sigillato.
4. Ci sono diverse altre definizioni che differiscono da questa.
S. Gregorio [ In Evang. hom. 40 ] infatti dice che la confessione è « lo scoprimento dei peccati e l'apertura delle piaghe ».
Altri dicono che la confessione è « la dichiarazione dei peccati fatta secondo la legge dinanzi al sacerdote ».
Altri poi affermano: « La confessione è l'accusa sacramentale del peccatore, resa soddisfattoria dalla vergogna e dalle chiavi della Chiesa, con l'obbligo di compiere la penitenza imposta ».
Perciò la definizione di S. Agostino, non contenendo tutti gli elementi di queste definizioni, è inadeguata.
Nell'atto della confessione molti sono gli elementi da considerare:
primo, la sostanza o natura dell'atto, che consiste in una manifestazione;
secondo, il suo oggetto, cioè il peccato;
terzo, la persona a cui viene fatta, cioè il sacerdote;
quarto, la causa movente, che è la speranza del perdono;
quinto l'effetto, che è il condono di una parte della pena con l'obbligo di soddisfare l'altra parte.
Nella definizione di S. Agostino si accenna quindi: alla natura dell'atto, parlando di « svelamento »; all'oggetto della confessione, parlando di « difetti nascosti »; alla causa movente, ricordando « la speranza del perdono ».
Nelle altre definizioni invece si accenna a qualcuno di quei cinque elementi da noi elencati, come ognuno può riscontrare.
1. Sebbene talora il confessore conosca come uomo i peccati del penitente, non li conosce però come vicario di Cristo: così come talora capita che un giudice conosca una data cosa come uomo, ma non come giudice.
Ed è per questo che i peccati vengono svelati nella confessione.
Oppure si può rispondere che, sebbene l'atto esterno sia palese, l'atto interno tuttavia, che è il principale, rimane nascosto.
Da cui la necessità che venga svelato dalla confessione.
2. La confessione presuppone la carità, con la quale si diventa viventi, come dice il testo [ delle Sentenze 4,17,1 ].
Ora, è nella contrizione che viene data la carità, mentre il timore servile, che è senza la speranza, precede la carità.
Ma chi ha la carità è mosso più dalla speranza che dal timore.
E così quale causa della confessione è posta più la speranza che il timore.
3. In ogni confessione il peccato viene svelato al sacerdote, e chiuso a qualsiasi altro con il segreto della confessione.
4. In una definizione non è necessario accennare a tutto ciò che riguarda la realtà definita.
E così si riscontrano delle definizioni e descrizioni fatte in rapporto a una data causa, e altre in rapporto a un'altra.
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