Supplemento alla III parte |
Pare che si possa soddisfare per un peccato e non per un altro.
1. Se delle realtà non sono connesse tra loro, è possibile toglierne una senza togliere l'altra.
Ora, i peccati non sono connessi tra loro, altrimenti chi ne ha uno li avrebbe tutti.
Quindi con la soddisfazione si può espiare un peccato senza gli altri.
2. Dio è più misericordioso dell'uomo.
Ora, l'uomo arriva ad accettare la saldatura di un debito senza quella di tutti gli altri.
Perciò anche Dio accetta la soddisfazione per un solo peccato senza gli altri.
3. « La soddisfazione », come dice il testo [ delle Sentenze 4,15,3 ], « consiste nel distruggere le cause dei peccati e nel chiudere la via alle loro suggestioni ».
Ma questo è possibile farlo per un peccato senza farlo per l'altro: p. es. uno può reprimere la lussuria e perseverare nell'avarizia.
Quindi è possibile la soddisfazione per un peccato e non per un altro.
1. In Isaia [ Is 58,4s ] si legge che il digiuno di coloro « che digiunavano per darsi alle liti e alle contese » non era accetto a Dio, sebbene il digiuno sia tra le opere soddisfattorie.
Ora, la soddisfazione non può essere compiuta se non con un'opera accetta a Dio.
Quindi chi ha un peccato sulla coscienza non può dare soddisfazione a Dio.
2. La soddisfazione è una medicina fatta per curare i peccati commessi e per preservare da quelli futuri, come si è detto ( q. 12, a. 3 ).
Ma i peccati non possono essere curati senza la grazia.
Siccome quindi ogni peccato toglie la grazia, non è possibile l'espiazione dell'uno senza dare soddisfazione per gli altri.
Come riferisce il Maestro nelle Sentenze [ 4,15,1 ], alcuni hanno affermato che è possibile soddisfare per un peccato e non per un altro.
- Ma ciò è impossibile.
Dovendosi infatti con la soddisfazione togliere l'offesa precedente, è indispensabile che il modo della soddisfazione sia tale da cancellare l'offesa.
Ora, l'eliminazione di un'offesa consiste nel ripristino dell'amicizia.
Se quindi c'è qualcosa che impedisce il ripristino dell'amicizia la soddisfazione è impossibile anche presso gli uomini.
E siccome qualsiasi peccato impedisce l'amicizia della carità tra l'uomo e Dio, è impossibile che uno soddisfi per un peccato senza abbandonare l'altro; come non darebbe soddisfazione a un uomo chi nel prostrarsi per chiedergli perdono di uno schiaffo gliene desse un altro.
1. Non avendo i peccati connessione tra di loro in un principio comune, è possibile commetterne uno senza commettere gli altri. Invece per la loro remissione esiste un unico e identico principio.
E così le remissioni dei diversi peccati sono connesse tra loro.
Di conseguenza non è possibile dare soddisfazione per uno senza darla per gli altri.
2. Nel caso del debito non si riscontra se non la disuguaglianza che si contrappone alla giustizia, avendo l'uno i beni di un altro.
Perciò la restituzione esige soltanto che si ristabilisca l'uguaglianza della giustizia.
E ciò può essere fatto per un debito senza farlo per l'altro.
- Diversamente quando c'è di mezzo l'offesa si riscontra non solo la disuguaglianza opposta alla giustizia, ma anche quella opposta all'amicizia.
Perché quindi si possa togliere l'offesa con la soddisfazione si richiede non solo il ristabilimento dell'uguaglianza propria della giustizia mediante la compensazione di una pena adeguata, ma anche il ristabilimento dell'uguaglianza propria dell'amicizia.
E questo non può aversi mentre perdura qualcosa che impedisce l'amicizia.
3. Come dice S. Gregorio [ Mor. 25,9 ], « un peccato trascina all'altro con il proprio peso ».
Perciò chi ne ritiene uno non distrugge a sufficienza le cause degli altri.
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