Supplemento alla III parte |
Pare che le opere soddisfattorie non siano ben enumerate quando vengono ridotte alle tre seguenti: l'elemosina, il digiuno e la preghiera.
1. Un'opera soddisfattoria deve essere afflittiva, cioè penosa.
Ora, la preghiera non implica alcuna pena, essendo un rimedio alla tristezza della sofferenza, ma piuttosto implica gioia, come si rileva dalle parole di S. Giacomo [ Gc 5,13 Vg ]: « C'è qualcuno tra voi che è triste? Preghi e salmeggi ».
Quindi la preghiera non deve essere computata tra le opere soddisfattorie.
2. Qualsiasi peccato o è carnale o è spirituale.
Ora, come insegna S. Girolamo [ In Mc, su 9,28 ], « con il digiuno vengono guarite le pestilenze del corpo e con la preghiera le pestilenze dell'anima ».
Perciò oltre a queste due non ci deve essere alcun'altra opera soddisfattoria.
3. La soddisfazione è necessaria per purificarci dai peccati.
Ma l'elemosina, come si legge nel Vangelo [ Lc 11,41 ], purifica da tutti i peccati: « Fate elemosina, e tutto per voi sarà mondo ».
Quindi le altre due opere sono superflue.
1. Sembra che debbano essere più numerose.
Un male infatti va curato con il suo contrario.
Ma i generi dei peccati sono più di tre.
Quindi le opere soddisfattorie devono essere più numerose.
2. Come soddisfazione vengono imposti anche dei pellegrinaggi, e le discipline, o flagellazioni, che non rientrano in nessuna delle predette opere.
Quindi tale enumerazione è insufficiente.
La soddisfazione deve essere tale da sottrarre a noi qualcosa a onore di Dio.
Ora, noi non abbiamo che tre tipi di beni: i beni dell'anima, quelli del corpo e i beni di fortuna, o beni esterni.
Ora, dai beni di fortuna sottraiamo a noi stessi qualcosa con l'elemosina, mentre dai beni del corpo lo sottraiamo con il digiuno.
Dai beni dell'anima invece non è necessario sottrarre nulla eliminandoli o diminuendoli, poiché è con essi che diveniamo accetti a Dio, ma la sottrazione sta nel sottometterci con essi a Dio in modo totale.
E ciò avviene con la preghiera.
Questa enumerazione poi si rivela conveniente anche se si considera la soddisfazione nella sua funzione di « eliminare le cause dei peccati ».
Tre infatti sono le radici del peccato, secondo le parole di S. Giovanni [ 1 Gv 2,16 ]: « la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita ».
Ora, come spiega S. Agostino [ Enarr. in Ps. 43 ], contro la concupiscenza della carne è ordinato il digiuno, contro la concupiscenza degli occhi è ordinata l'elemosina, contro la superbia della vita è ordinata la preghiera.
L'enumerazione suddetta infine è conveniente anche se si considera la soddisfazione in quanto « chiude la via alle suggestioni dei peccati ».
Il peccato infatti viene commesso o contro Dio, e come rimedio abbiamo la preghiera, o contro il prossimo, e come rimedio abbiamo l'elemosina, o contro noi stessi, e come rimedio abbiamo il digiuno.
1. Secondo alcuni esistono due specie di preghiera.
Una propria dei contemplativi, « la cui conversazione è nei cieli » [ Fil 3,20 ].
E tale preghiera, essendo del tutto gioiosa, non sarebbe soddisfattoria.
L'altra fatta di gemiti per i peccati.
E questa, essendo penosa, farebbe parte della soddisfazione.
Però è meglio rispondere che qualsiasi preghiera ha valore soddisfattorio: perché sebbene comporti una gioia dello spirito, implica tuttavia l'afflizione della carne; infatti, come nota S. Gregorio [ In Ez hom. 2 ], « mentre in noi cresce la forza dell'amore interiore, siamo debilitati senza dubbio nella forza della carne ».
Per cui nella Genesi [ Gen 32,24 ] si legge che « dalla lotta con l'angelo l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò ».
2. Un peccato può dirsi carnale in due diversi modi.
Primo, per il fatto che viene compiuto nel piacere stesso della carne, come nel caso della gola e della lussuria.
Secondo, perché viene compiuto in ciò che è ordinato alla carne, però non nel piacere carnale, bensì in un piacere di ordine spirituale, come nel caso dell'avarizia.
Ora, questi peccati stanno come in mezzo tra quelli carnali e quelli spirituali.
Ci deve quindi essere una soddisfazione ad essi corrispondente, cioè l'elemosina.
3. Sebbene le singole opere ricordate siano appropriate ai vari peccati, essendo giusto che « uno venga punito nella cosa in cui ha peccato » [ Sap 11,17 ], e anche se è vero che con la soddisfazione si distrugge la radice del peccato commesso, tuttavia ognuna di tali opere può soddisfare per qualsiasi colpa.
Perciò a chi non può compiere l'una può essere imposta l'altra.
E specialmente l'elemosina può supplire alle altre opere soddisfattorie, poiché con essa uno può in qualche modo procurarsi le altre attraverso coloro ai quali la elargisce.
Quindi non ne segue, per il fatto che l'elemosina purifica da tutti i peccati, che le altre opere soddisfattorie siano superflue.
4. [ S. c. 1 ]. Sebbene i peccati siano specificamente molteplici, tuttavia si riducono tutti alle tre radici o ai tre generi di peccati che corrispondono alle tre opere soddisfattorie suddette.
5. [ S. c. 2 ]. Tutto ciò che costituisce un'afflizione corporale può essere ricondotto al digiuno, mentre tutto ciò che viene compiuto per il bene del prossimo ha valore di elemosina, e qualunque atto di culto verso Dio prende l'aspetto di preghiera.
E così anche un'unica opera può essere soddisfattoria per più di un motivo.
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