Supplemento alla III parte |
Pare che nella Chiesa non ci debbano essere delle chiavi.
1. Per entrare in una casa la cui porta è aperta non si richiedono le chiavi.
Ora, nell'Apocalisse [ Ap 4,1 ] si legge: « Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo », e questa porta è Cristo, il quale dice di se stesso [ Gv 10,7 ]: « Io sono la porta ».
Quindi per entrare in cielo la Chiesa non ha bisogno di chiavi.
2. La chiave è fatta per aprire e chiudere.
Ma ciò appartiene esclusivamente a Cristo, il quale « apre e nessuno può chiudere, chiude e nessuno può aprire » [ Ap 3,7 ].
Quindi la Chiesa nei suoi ministri non ha chiavi.
3. A chi viene chiuso il cielo viene aperto l'inferno, e viceversa.
Perciò chi ha le chiavi del cielo ha pure quelle dell'inferno.
Ora, non si dice che la Chiesa ha le chiavi dell'inferno.
Quindi non ha neppure quelle del cielo.
1. Nel Vangelo [ Mt 16,19 ] si legge: « A te darò le chiavi del regno dei cieli ».
2. Ogni dispensatore deve avere le chiavi di ciò che dispensa.
Ma i ministri della Chiesa sono « i dispensatori dei misteri di Dio », come afferma S. Paolo [ 1 Cor 4,1 ].
Quindi devono averne le chiavi.
Al livello delle realtà materiali si dice chiave lo strumento per aprire una porta.
Ora, la porta del regno dei cieli viene chiusa a noi dal peccato, sia quanto alla macchia, sia quanto al reato o debito di pena.
Perciò il potere con cui viene rimosso tale ostacolo viene chiamato chiave.
Ora, questo potere si trova nella divina Trinità per diritto di assoluta autorità o dominio.
Perciò alcuni dicono che la Trinità ha « la chiave di autorità ».
In Cristo in quanto uomo si riscontra invece questo potere di eliminare l'ostacolo suddetto mediante il merito della sua passione, che appunto per questo si dice che « apre la porta del cielo ».
Per cui secondo alcuni a Cristo appartengono « le chiavi di eccellenza ».
Siccome però « dal costato di colui che dormiva sulla croce sgorgarono i sacramenti con cui viene fabbricata la Chiesa » [ Agost., Enarr. in Ps. 139, n. 2 ], nei sacramenti della Chiesa si conserva l'efficacia della passione di Cristo.
E per questo anche ai ministri della Chiesa che sono i dispensatori dei sacramenti è stato dato il potere di rimuovere il predetto ostacolo, non per virtù propria, ma per la virtù di Dio e della passione di Cristo.
E tale potere viene detto metaforicamente « chiave della Chiesa », che è « la chiave di ministero ».
1. La porta del cielo di per sé è sempre aperta, ma si dice che è chiusa per qualcuno a motivo dell'impedimento a entrarvi che si trova in lui.
Ora, l'impedimento comune a tutta la natura umana per il peccato del primo uomo è stato rimosso dalla passione di Cristo.
Per questo S. Giovanni, dopo la passione, « vide una porta aperta nel cielo ».
Tuttora però la porta rimane ogni giorno chiusa per alcuni a motivo del peccato originale che essi contraggono, o per quello attuale che commettono.
E per questo abbiamo bisogno dei sacramenti e delle chiavi della Chiesa.
2. Quel testo si riferisce alla chiusura del limbo, per cui fu impedito ad altri di cadervi per l'avvenire, e all'apertura del paradiso, mediante la quale Cristo rimosse con la sua passione l'impedimento comune alla nostra natura.
3. La chiave con la quale si apre e si chiude l'inferno è il potere di conferire la grazia, la quale fa sì che all'uomo l'inferno si apra permettendogli di uscire dal peccato, che è la porta dell'inferno, e si chiuda impedendogli col suo sostegno di cadere nel peccato.
Ora, conferire la grazia è solo di Dio.
Per questo egli ha riservato a sé la chiave dell'inferno.
La chiave del Regno invece è il potere di rimettere anche il reato o debito della pena, che trattiene dall'entrata nel Regno.
E così all'uomo è conferita la chiave del Regno e non quella dell'inferno: poiché non sono la stessa cosa, come si è spiegato.
Infatti alcuni sono tratti fuori dall'inferno mediante la remissione della pena eterna senza essere introdotti immediatamente nel Regno dei cieli, in quanto soggetti al reato della pena temporale che ancora rimane.
Oppure si può rispondere, come fanno alcuni, che la chiave dell'inferno si identifica con quella del cielo, poiché per il fatto stesso che a un'anima si apre l'uno si chiude l'altro; ma la denominazione viene presa in base al luogo più degno.
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