Supplemento alla III parte

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Articolo 6 - Se la materia di questo sacramento debba essere consacrata dal vescovo

Pare che la materia di questo sacramento non debba essere consacrata dal vescovo.

Infatti:

1. La consacrazione della materia è più nobile nell'Eucaristia che nell'estrema unzione.

Ora, nell'Eucaristia il sacerdote può consacrare.

Quindi anche nell'estrema unzione.

2. Nell'ordine materiale un'arte superiore non prepara mai la materia a un'arte inferiore: poiché, come dice Aristotele [ Phys. 2,2 ], quella che usa la materia è più nobile di quella che la prepara.

Ora, il vescovo sta al di sopra del sacerdote.

Quindi non deve preparare la materia di cui questi si serve.

Ma il sacerdote amministra questo sacramento, come diremo in seguito [ q. 31, a. 3 ].

Perciò non spetta al vescovo consacrarne la materia.

In contrario:

Siccome nelle altre unzioni la materia viene consacrata dal vescovo, è necessario che la stessa cosa avvenga anche per questa.

Dimostrazione:

Il ministro non produce l'effetto per virtù propria come agente principale, ma per l'efficacia del sacramento che amministra.

La quale efficacia prima di tutto sta in Cristo, dal quale gradatamente deriva sugli altri: cioè sul popolo mediante i ministri che dispensano i sacramenti, e sui ministri inferiori mediante quelli superiori che ne consacrano la materia.

Perciò in tutti i sacramenti che hanno bisogno della materia consacrata la prima consacrazione spetta al vescovo, e l'uso talvolta al sacerdote, per mostrare che il potere sacerdotale deriva da quello episcopale, secondo le parole del Salmo [ Sal 133,2 ]: « Come l'olio profumato sul capo, che prima scende sulla barba, e poi fino all'orlo della veste ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il sacramento dell'Eucaristia consiste nella consacrazione della materia, non nel suo uso.

Perciò, propriamente parlando, ciò che funge da materia del sacramento non è qualcosa di consacrato.

Quindi non è richiesta la previa consacrazione della materia da parte del vescovo.

È necessaria però la consacrazione dell'altare e degli altri oggetti, perfino dello stesso sacerdote, e questa non può essere fatta che dal vescovo.

Quindi anche in quel sacramento viene indicata la derivazione del potere sacerdotale da quello episcopale, come afferma Dionigi [ De eccl. hier. 5,1,5ss ].

Per cui il sacerdote può eseguire quella consacrazione della materia che costituisce lo stesso sacramento, e non quella che, essendo un sacramentale, è ordinata a un sacramento che si realizza nell'uso da parte dei fedeli.

E la ragione sta nel fatto che rispetto al corpo reale di Cristo nessun ordine è al di sopra del sacerdozio, mentre rispetto al corpo mistico, come vedremo in seguito [ q. 40, a. 4 ], l'ordine episcopale è superiore a quello sacerdotale.

2. La materia del sacramento non è, come nelle arti meccaniche, il soggetto sul quale opera chi ne fa uso, ma è il mezzo per produrre l'effetto, partecipando in qualche modo alla ragione di causa efficiente in quanto è un certo strumento dell'azione divina.

È quindi necessario che la materia riceva tale capacità da un'arte o potere superiore.

Poiché nelle cause efficienti quanto più un agente è anteriore, tanto più è perfetto, mentre nelle cause materiali quanto più la materia è anteriore, tanto meno è perfetta.

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