Supplemento alla III parte |
Pare che la tonsura sia un ordine.
1. Nelle pratiche vigenti nella Chiesa, all'atto materiale corrisponde sempre qualcosa di spirituale.
Ora, la tonsura è una pratica materiale in uso nella Chiesa.
Quindi ad essa corrisponde interiormente ciò che essa significa.
Quindi con essa viene impresso il carattere, per cui si tratta di un ordine.
2. La tonsura è data solo dal vescovo, come la cresima e gli altri ordini.
Ma nella cresima e negli altri ordini viene impresso il carattere.
Quindi esso viene impresso anche nella tonsura.
Torniamo quindi alla conclusione precedente.
3. L'ordine implica un grado di dignità.
Ma un chierico, per il fatto stesso che è chierico, è posto in un grado di superiorità rispetto al popolo.
Perciò la tonsura, per cui si diventa chierici, è un ordine.
1. Nessun ordine viene conferito fuori della celebrazione della messa.
Ora, la tonsura viene data anche fuori della messa.
Quindi non è un ordine.
2. Nel conferimento di ciascun ordine si fa menzione del potere in esso conferito.
Non invece nel conferimento della tonsura.
Essa quindi non è un ordine.
I ministri della Chiesa sono separati dal popolo per attendere al culto divino.
Ma in tale culto ci sono degli atti che vanno esercitati mediante poteri determinati: e per questo viene conferito il potere spirituale dell'ordine.
Altri atti invece sono compiuti comunemente da tutto il corpo dei ministri, come ad es. recitare le lodi divine.
E per questo non si richiede un potere di ordine, ma solo una deputazione a tale ufficio.
E ciò avviene con la tonsura.
Perciò quest'ultima non è un ordine, ma un preambolo agli ordini.
1. La tonsura ha interiormente qualcosa di spirituale che le corrisponde, come ciò che è significato corrisponde al segno che lo esprime.
Ma non si tratta di un potere spirituale.
Perciò la tonsura non imprime il carattere, e non è un ordine.
2. Sebbene la tonsura non imprima il carattere, tuttavia dedica un uomo al culto di Dio.
E tale dedicazione va fatta dal primo dei sacri ministri, cioè dal vescovo; a cui è riservata anche la benedizione dei vasi sacri e di quanto viene deputato al culto divino.
3. Per il fatto che uno è chierico è in uno stato superiore ai laici, ma non ha un grado superiore di potere, come si richiede per l'ordine.
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