Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se l'atto matrimoniale sia sempre un peccato

Pare che l'atto matrimoniale sia sempre un peccato.

Infatti:

1. S. Paolo [ 1 Cor 7,29 ] scrive: « Quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero ».

Ma ai non sposati non è lecito l'atto matrimoniale.

Quindi anche gli sposati peccano in quell'atto.

2. In Isaia [ Is 59,2 ] si legge: « Le nostre iniquità hanno scavato un abisso tra noi e il nostro Dio ».

Ora, l'atto matrimoniale distoglie l'uomo da Dio: per cui nell'Esodo [ Es 19,15 ] si comanda al popolo che doveva vedere Dio di « non accostarsi alle proprie mogli »; e San Girolamo [ Orig., In Nm hom. 6 ] afferma che « nell'atto matrimoniale lo Spirito Santo non tocca il cuore dei profeti ».

Perciò quell'atto è un peccato.

3. Ciò che è turpe in se stesso in nessun modo può essere compiuto bene.

Ora, l'atto matrimoniale è accompagnato dalla concupiscenza, che è sempre turpe.

Quindi è peccaminoso.

4. Ha bisogno di essere scusato solo ciò che è peccato.

Ma l'atto matrimoniale ha bisogno di essere scusato dai beni del matrimonio, come insegna il Maestro [ delle Sentenze 4,26,2 ].

Quindi è peccato.

5. Ciò che è della medesima specie merita un identico giudizio.

Ma l'atto matrimoniale appartiene alla medesima specie dell'atto di adulterio: poiché entrambi hanno il medesimo oggetto, cioè la procreazione di un essere umano.

Essendo quindi peccato l'atto di adulterio, lo è pure l'atto del matrimonio.

6. Ogni eccesso di passione distrugge la virtù.

Ora, nell'atto matrimoniale c'è sempre un eccesso di piacere, per cui si ha un assorbimento della ragione, che è il bene principale dell'uomo; per cui il Filosofo [ Ethic. 7,11 ] scrive che « è impossibile all'uomo intendere allora una qualsiasi cosa ».

Quindi l'atto matrimoniale è sempre un peccato.

In contrario:

1. S. Paolo [ 1 Cor 7,28.36 ] dichiara: « Se una vergine si sposa, non pecca »; e ancora [ 1 Tm 5,14 ]: « Desidero che le più giovani si risposino, abbiano figli ».

Ma la procreazione dei figli non è possibile senza l'unione sessuale.

Quindi l'atto matrimoniale non è un peccato: altrimenti l'Apostolo non avrebbe voluto tali cose.

2. Nessun peccato può essere di precetto.

Ora, l'atto matrimoniale è materia di un precetto [ 1 Cor 7,3 ]: « Il marito compia il suo dovere verso la moglie ».

Quindi non è un peccato.

Dimostrazione:

Se ammettiamo che la natura corporea è stata creata buona da Dio, è impossibile affermare che quanto è richiesto alla conservazione di tale natura, ed è secondo l'inclinazione naturale, sia universalmente cattivo.

Perciò, esistendo l'inclinazione naturale alla procreazione della prole, che assicura la conservazione della specie, è impossibile affermare che l'atto con il quale viene procreata la prole sia del tutto illecito, così da non ammettere il giusto mezzo della virtù; - a meno che non si voglia asserire, secondo la follia di alcuni, che gli esseri corporei sono stati creati da un Dio cattivo.

Dal quale errore forse deriva l'opinione a cui accenna il testo [ delle Sentenze 4,26,5; cf. ob. 4 ].

La quale è dunque una pessima eresia

Analisi delle obiezioni:

1. L'Apostolo con quelle parole non volle proibire l'atto del matrimonio, come non proibiva il possesso dei beni quando diceva [ 1 Cor 7,31 ]: « Quelli che usano del mondo, siano come se non ne usassero », ma in entrambi i casi volle proibire che venissero presi come fini tali mezzi.

Il che risulta dalle espressioni che usa.

Non disse infatti: « non usino », oppure: « non posseggano », ma « siano come se non usassero, o possedessero ».

2. Possiamo essere uniti a Dio sia con la grazia abituale, sia con l'atto della contemplazione e dell'amore.

Ciò che dunque separa dalla prima unione è sempre peccato.

Non così invece ciò che separa dalla seconda: poiché qualunque occupazione lecita circa le cose inferiori distrae l'anima, ostacolandone l'unione attuale con Dio.

E ciò avviene soprattutto nell'unione sessuale, in cui l'anima è vincolata dall'intensità del piacere.

Per questo dunque a coloro che hanno l'incarico di contemplare o di amministrare le cose divine viene imposto temporaneamente di astenersi dall'atto coniugale.

E per questo si dice ancora che lo Spirito Santo, per quanto riguarda la rivelazione dei misteri di Dio, non toccava l'anima dei profeti nell'atto del matrimonio.

3. La turpitudine della concupiscenza che sempre accompagna l'atto del matrimonio non è una colpa, ma un castigo derivante dal peccato originale: e consiste nel fatto che le facoltà inferiori e le membra del corpo non ubbidiscono alla ragione.

Perciò l'argomento non regge.

4. Si dice propriamente che vengono scusati quegli atti che presentano un'apparenza di male, senza essere cattivi, oppure senza esserlo così gravemente come appare.

E alcuni sono scusati del tutto, altri solo in parte.

Poiché dunque l'atto matrimoniale, per la corruzione della concupiscenza, si presenta come un atto disordinato, in forza dei beni del matrimonio viene scusato del tutto, per cui non è peccato.

5. Pur essendo i due atti identici nella loro specie fisica, tuttavia differiscono nella specie morale, che è mutata da una circostanza, cioè dal fatto che si compie l'atto con il coniuge o con un'altra persona.

Come anche uccidere un uomo per vendetta e ucciderlo per eseguire una giusta condanna sono atti diversi nella specie morale, pur essendo della medesima specie fisica: per cui uno è lecito e l'altro è illecito.

6. L'eccesso di passione che distrugge la virtù non solo impedisce l'atto della ragione, ma elimina l'ordine da essa voluto.

Ora, ciò non si verifica in seguito all'intensità del piacere nell'atto matrimoniale: poiché sebbene allora l'uomo non sia attualmente ordinato, è però preordinato dalla ragione.

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