Supplemento alla III parte |
Pare che il matrimonio non conferisca la grazia.
1. Stando a Ugo di S. Vittore [ De sacram. 1,9,2 ], « i sacramenti conferiscono la grazia mediante una santificazione ».
Ora, il matrimonio non implica per se stesso alcuna santificazione.
Quindi non conferisce la grazia.
2. Ogni sacramento conferisce la grazia con la sua materia e con la sua forma.
Ora, gli atti che sono la materia di questo sacramento non sono causa della grazia: poiché sarebbe conforme all'eresia pelagiana sostenere che i nostri atti sono causa della grazia.
E neppure sono causa della grazia le parole che esprimono il consenso: poiché esse non producono alcuna santificazione.
Quindi nel matrimonio non viene conferita in alcun modo la grazia.
3. La grazia data per curare la piaga del peccato è necessaria a tutti coloro che hanno tale piaga.
Ora, la piaga della concupiscenza si trova in tutti.
Se quindi nel matrimonio venisse data la grazia contro la piaga della concupiscenza, tutti gli uomini dovrebbero contrarre il matrimonio.
E così sarebbe assai stolto astenersene.
4. Una malattia non può essere curata con ciò che l'aggrava.
Ora, col matrimonio la concupiscenza si aggrava: poiché, stando al Filosofo [ Ethic. 3,12 ], « la concupiscenza è insaziabile, e aumenta se viene assecondata con gli atti corrispondenti ».
Quindi il matrimonio non conferisce il rimedio della grazia contro la concupiscenza.
1. La definizione deve corrispondere alla realtà definita e viceversa.
Ma nella definizione del sacramento si dice che esso causa la grazia.
Essendo quindi il matrimonio un sacramento, esso causa la grazia.
2. S. Agostino [ De Gen. ad litt. 9,7.12 ] afferma che il matrimonio è « una medicina per i malati ».
Ma non può essere una medicina se non in quanto ha una qualche efficacia.
Quindi ha una certa efficacia per reprimere la concupiscenza.
La concupiscenza però non viene repressa se non mediante la grazia.
Quindi in esso viene conferita la grazia.
In proposito ci sono state tre opinioni.
Alcuni hanno affermato che il matrimonio in nessun modo produce la grazia, ma è solo un segno [ che sta a indicarla ].
- Ma ciò non è sostenibile.
Perché allora non sarebbe in alcun modo superiore ai sacramenti della legge antica, e così non ci sarebbe alcun motivo per annoverare il matrimonio tra i sacramenti della legge nuova.
Infatti anche nella legge antica, per la natura stessa dell'atto coniugale, il matrimonio offriva un rimedio, dando uno sfogo alla concupiscenza in modo che non degenerasse violentemente in seguito a un'eccessiva repressione.
Perciò altri opinarono che in esso viene conferita la grazia quanto al recesso dal male: poiché gli atti che fuori del matrimonio sarebbero peccaminosi, in esso non lo sono.
- Ma anche questo è troppo poco: poiché ciò avveniva anche nell'antica legge.
Dicono quindi che esso elimina il peccato frenando la concupiscenza, perché non vada oltre i beni del matrimonio; tuttavia con tale grazia non si otterrebbe un aiuto a ben operare.
- Anche questo però è insostenibile.
Poiché a impedire il peccato e a inclinare al bene è sempre la medesima grazia: come è identico il calore che elimina il freddo e che riscalda.
1. Come nel battesimo l'acqua ottiene dal contatto [ che ebbe nel Giordano ] con la carne di Cristo « di toccare il corpo e di purificare il cuore » [ Agost., In Ioh. ev. tract. 80 ], così il matrimonio ha un influsso analogo principalmente per il fatto che Cristo volle raffigurarlo con la sua passione; non invece in forza di una qualche benedizione del sacerdote.
2. Come nel battesimo la materia e la forma producono immediatamente non la grazia, ma il carattere, così gli atti esterni e le parole che esprimono il consenso matrimoniale producono direttamente un certo vincolo, che è il sacramento del matrimonio; e tale vincolo, in forza dell'istituzione divina, dispone alla grazia.
3. L'argomento sarebbe valido se contro la concupiscenza non ci fosse un rimedio più efficace.
Ma un rimedio migliore viene riscontrato negli esercizi spirituali e nella mortificazione della carne da parte di coloro che rinunziano al matrimonio.
4. La concupiscenza può essere curata in due modi.
Primo, dalla parte della concupiscenza medesima, in modo che venga repressa nella sua radice.
E in questo senso il matrimonio è un rimedio mediante la grazia che in esso viene conferita.
Secondo, rispetto ai suoi atti.
E ciò in due modi.
Primo, facendo sì che gli atti esterni a cui la concupiscenza inclina perdano la loro disonestà.
E ciò avviene mediante i beni del matrimonio, i quali coonestano la concupiscenza della carne.
- Secondo, impedendo gli atti disonesti.
E ciò risulta dalla natura stessa degli atti coniugali: poiché sfogandosi la concupiscenza nell'atto coniugale, essa non spinge ad altre azioni disoneste.
Da cui le parole dell'Apostolo [ 1 Cor 7,9 ]: « È meglio sposarsi che ardere ».
Sebbene infatti la concupiscenza sia portata di per sé a crescere mediante l'esercizio degli atti corrispondenti, tuttavia essa risulta repressa per il fatto che questi sono ordinati dalla ragione: poiché « da atti simili risultano abiti e disposizioni consimili » [ Ethic. 2,1 ].
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