Supplemento alla III parte |
Pare che non sia necessario esprimere il consenso con la parola.
1. Col matrimonio, come con il voto, un uomo si costituisce sotto il potere di un altro.
Ma il voto obbliga rispetto a Dio anche se non è espresso a parole.
Quindi anche il consenso crea l'obbligazione del matrimonio anche se non è espresso con la parola.
2. Il matrimonio può essere contratto anche fra persone incapaci di esprimere reciprocamente a parole il loro consenso, o perché mute, o perché di lingua diversa.
Quindi l'espressione verbale del consenso non è richiesta nel matrimonio.
3. Se per una causa qualsiasi si omette ciò che è essenziale a un sacramento, questo non si verifica.
Ma in qualche caso si ha il matrimonio senza le parole del consenso: come quando la ragazza tace per pudore, mentre i genitori la consegnano allo sposo.
Perciò le parole del consenso non sono necessarie per il matrimonio.
1. Il matrimonio è un sacramento [ q. 42, a. 1 ].
Ora, in ogni sacramento si richiede un segno sensibile [ cf. III, q. 60, a. 4 ].
Quindi anche nel matrimonio.
E così si richiedono almeno delle parole che esprimano sensibilmente il consenso.
2. Il matrimonio è un contratto fra l'uomo e la donna.
Ma in ogni contratto ci deve essere l'espressione verbale del consenso reciproco.
Perciò nel matrimonio ci deve essere il consenso espresso con la parola.
Come si è già spiegato [ a. prec. ], l'unione coniugale avviene in modo simile a come si produce un'obbligazione nei contratti materiali.
Poiché dunque tali contratti non possono avvenire senza che i contraenti esprimano reciprocamente a parole la loro volontà, così è necessario che il consenso matrimoniale venga espresso oralmente: e tale espressione verbale sta al matrimonio come il lavacro esterno al battesimo.
1. L'obbligazione del voto non è sacramentale, ma solo spirituale.
Perciò non è necessario, affinché obblighi, che venga fatta come i contratti materiali, come invece accade nel matrimonio.
2. Sebbene quei contraenti non possano esprimere a parole il loro volere, possono però esprimerlo con dei segni di capo.
E questi sostituiscono le parole.
3. Come dice Ugo di S. Vittore [ Summa sent. 7,6 ], « gli sposi devono acconsentire allo spontaneo dono reciproco: il che si ritiene che avvenga se alle nozze non mostrano una volontà contraria ».
Per cui in quel caso le parole dei genitori vengono considerate come se fossero della ragazza: e ne è prova sufficiente il fatto che essa non contraddica.
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