Supplemento alla III parte |
Pare che neppure per miracolo due corpi possano trovarsi nell'identico luogo.
1. Neppure per miracolo può avvenire che due corpi siano insieme due e uno: poiché ciò equivarrebbe ad ammettere insieme due cose contraddittorie.
Ora, se noi concedessimo che due corpi possono coincidere nel medesimo luogo, ne seguirebbe che quei due corpi sono un unico corpo.
Quindi non è possibile che ciò avvenga [ neppure ] per miracolo.
Prova della minore [ del sillogismo ].
Ammettiamo che esistano due corpi nel medesimo luogo, che chiameremo A e B.
Ora, o le dimensioni di A si identificano con le dimensioni di quel luogo o sono diverse.
Se sono diverse dovranno essere delle dimensioni separate.
Ma ciò non si può ammettere: poiché le dimensioni poste entro i limiti di un luogo non hanno alcun soggetto se non sono nel corpo locato.
Se poi sono le stesse, allora per la stessa ragione anche le dimensioni di B dovranno identificarsi con quelle del luogo indicato.
Ora, « due realtà identiche a una terza sono identiche fra loro ».
Perciò le dimensioni di A e di B sono identiche.
Ma due corpi non possono avere in comune le stesse dimensioni, come non possono avere in comune la stessa bianchezza.
Quindi A e B sono un unico corpo.
Ma d'altra parte sono due.
Quindi sono insieme un corpo solo e due corpi.
2. Nessun miracolo è possibile se è incompatibile con « i primi princìpi della mente umana »: ad es. non si può far sì che la parte non sia minore del tutto; poiché ciò che è incompatibile con i princìpi più comuni implica direttamente contraddizione.
E lo stesso si dica per le conclusioni della geometria, che sono dedotte rigorosamente dai princìpi universali: è impossibile, ad es., che un triangolo non abbia i tre angoli uguali a due angoli retti.
E così pure non sarà mai possibile compiere in una linea ciò che contrasta con la sua definizione: poiché separare la definizione dal definito implica contraddizione.
Ora, la presenza di due corpi entro il medesimo luogo è contrario alle conclusioni della geometria ed è contro la definizione della linea.
Quindi è impossibile che ciò possa avvenire per miracolo.
Prova della minore.
È una conclusione della geometria che due cerchi si toccano solo in un punto.
Ma se due corpi circolari si trovassero nel medesimo luogo, due cerchi disegnati in essi verrebbero a toccarsi lungo tutta la circonferenza.
- Inoltre è certo contro la definizione della linea che tra due punti ci sia più di una linea retta.
Eppure ciò avverrebbe se due corpi si trovassero nell'identico luogo: poiché entro due punti determinati in superfici diverse di tale luogo verrebbero a trovarsi due linee rette, relative ai due corpi locati.
3. È impossibile che avvenga per miracolo che un corpo incluso in un altro corpo non sia provvisto del suo luogo: infatti esso avrebbe allora una localizzazione comune e non propria, il che non è ammissibile.
Eppure bisognerebbe concludere così se due corpi si trovassero nell'identico luogo.
Quindi ciò non può avvenire neppure per miracolo.
Prova della minore.
Supponiamo che nell'identico luogo vengano a trovarsi due corpi di cui l'uno sia più esteso dell'altro.
Il corpo più piccolo sarà allora incluso in quello più grande e il luogo di quello più grande sarà il luogo comune anche del più piccolo: il quale però non avrà un luogo proprio.
Infatti in tal caso nessuna superficie corporea attualmente determinata verrebbe a contenerlo: eppure è proprio questa la nozione di luogo [ Phys. 4,4 ].
Perciò tale corpo sarebbe sprovvisto di un luogo proprio.
4. Il luogo corrisponde proporzionalmente al corpo che lo occupa.
Ora, neppure per miracolo si può far sì che l'identico corpo si trovi simultaneamente in più luoghi, se non mediante una qualche conversione, come accade nel sacramento dell'Altare [ cf. III, q. 75, a. 2 ].
Perciò in nessun modo un miracolo può far sì che due corpi occupino simultaneamente l'identico luogo.
1. La Vergine Santissima diede alla luce il suo figlio in modo miracoloso.
Ma in tale parto due corpi dovettero occupare simultaneamente l'identico luogo: poiché il corpo del bambino nell'uscire non infranse l'integrità verginale.
Quindi per miracolo è possibile che due corpi vengano a occupare l'identico luogo.
2. La stessa cosa può essere dimostrata dal fatto che il Signore entrò dai suoi discepoli « a porte chiuse », come dice il Vangelo [ Gv 20,19.26 ].
Due corpi, come si è detto sopra [ a. 2 ], debbono avere due luoghi distinti, poiché la diversità della loro materia richiede una distinzione di posizione.
Per cui vediamo che quando due corpi convengono nel medesimo luogo viene a distruggersi il loro essere distinto, con la produzione di un unico essere: come si riscontra nelle combinazioni tra i vari elementi.
Non è quindi possibile che due corpi occupino simultaneamente il medesimo luogo, pur rimanendo due, a meno che il loro essere non rimanga identico al precedente, secondo che ognuno di essi era « un'entità indivisa in se stessa e divisa dalle altre ».
Ora, questo essere distinto dipende dai princìpi essenziali di ciascuna cosa come dalla causa prossima, ma dipende da Dio come dalla causa prima.
E poiché la causa prima ha il potere di conservare le cose nell'essere se vengono a cessare le cause seconde, come è affermato nel Liber De Causis [ 1 ], ne segue che per la virtù divina, e per essa soltanto, è possibile che un accidente rimanga senza soggetto, come è evidente nel caso dell'Eucaristia [ cf. III, q. 77, a. 1 ].
Ora allo stesso modo, per la virtù divina, e solo per essa, può avvenire che un corpo conservi il proprio essere distinto da quello di un altro corpo sebbene la sua materia non sia distinta localmente da quella dell'altro corpo.
E così per miracolo può avvenire che due corpi occupino il medesimo luogo.
1. L'argomento è un sofisma: poiché parte da una falsa supposizione, e cade in una petizione di principio.
Si argomenta infatti come se tra le due superfici opposte di un dato luogo ci fosse una dimensione propria del luogo medesimo, a cui dovrebbe unirsi la dimensione del corpo che sopravviene in esso.
Allora infatti seguirebbe che le dimensioni dei due corpi così localizzati non sarebbero che un'unica dimensione, dal momento che ognuna di esse verrebbe a identificarsi con la dimensione di tale luogo.
Ma questa supposizione è falsa, perché allora ogni volta che un corpo acquista una nuova localizzazione verrebbero a mutare le dimensioni del luogo, o quelle del corpo localizzato: infatti è impossibile che due cose vengano a identificarsi senza la trasmutazione dell'una o dell'altra.
Se invece, come accade nella realtà, al luogo non appartengono altre dimensioni oltre a quelle del corpo localizzato, è evidente che l'argomento non dimostra nulla.
Ma si ha anche una petizione di principio: poiché secondo questo discorso dire che le dimensioni del corpo localizzato sono identiche a quelle del luogo da esso occupato equivale a dire che le dimensioni del locato sono contenute entro i termini del luogo, e secondo la loro misura i termini del luogo distano come disterebbero per le dimensioni proprie, se le avessero.
E così dire che le dimensioni di due corpi coincidono con le dimensioni di un dato luogo equivale a dire che due corpi occupano l'identico luogo.
Ma è appunto questo che si vuole dimostrare.
2. Posto che due cose si trovino simultaneamente « per miracolo » nell'identico luogo, non ne segue nulla né contro i princìpi universali della mente umana, né contro la definizione della linea, né contro le qualche conclusione della geometria.
L'estensione infatti, come si è detto sopra [ a. 2 ], differisce da tutti gli altri accidenti per il fatto che ha una ragione speciale della sua individuazione e distinzione, cioè la dislocazione delle parti, a prescindere dalla ragione dell'individuazione e della distinzione che è comune a tutti gli accidenti, cioè l'essere in una data materia.
Perciò una linea può considerarsi diversa da un'altra o perché risiede in un soggetto diverso, il che non può applicarsi che alla linea materiale, oppure perché posizionalmente è distinta dall'altra: e ciò vale anche per la linea geometrica, che prescinde dalla materia.
Se quindi si prescinde dalla materia non può concepirsi altra distinzione tra due linee che quella derivante dalla diversità posizionale; e lo stesso si dica dei punti, delle superfici e di qualsiasi altra dimensione.
Perciò la geometria non può ammettere che una linea si sovrapponga a un'altra restandone distinta, a meno che non sia diversamente posizionata.
Ammessa invece la distinzione dei suppositi, per miracolo si possono trovare due linee distinte senza che si distinguano posizionalmente, proprio per la diversità dei suppositi; e così pure vengono a essere distinti i punti.
E così disegnando due linee in due corpi che occupano l'identico luogo, esse corrono da punti diversi ad altri punti diversi: poiché noi non consideriamo il punto nel luogo, ma nel corpo che lo occupa.
E lo stesso si dica per due cerchi disegnati in due corpi sferici presenti nell'identico luogo, che sono due non per la diversità di posizione, altrimenti non potrebbero toccarsi lungo tutta la circonferenza, ma sono due per la diversità dei soggetti o suppositi, e quindi pur toccandosi totalmente rimangono due.
E allo stesso modo un cerchio disegnato in un corpo sferico locato può toccare lungo tutta la circonferenza un altro cerchio disegnato nel corpo locante.
3. Dio potrebbe far sì che un corpo non sia in alcun luogo.
E tuttavia anche in questo caso non ne seguirebbe che un corpo incluso in esso non abbia la sua localizzazione: poiché il corpo più esteso sarebbe il luogo del corpo meno esteso, a motivo di quella superficie che verrebbe designata dal contatto della superficie esterna del corpo minore.
4. Che un corpo sia simultaneamente in due luoghi non è possibile neppure per miracolo: infatti il corpo di Cristo non è nell'Eucaristia localmente [ cf. III, q. 76, a. 5 ]; invece è possibile per miracolo che due corpi vengano a trovarsi nell'identico luogo.
E questo perché trovarsi in più luoghi simultaneamente ripugna all'individuo per il fatto che « è indiviso in se stesso »: poiché nel caso verrebbe a essere diviso quanto allo spazio.
Invece trovarsi con un altro corpo nel medesimo luogo ripugna all'individuo in quanto « è diviso da altro ».
Ora, l'essenza dell'unità, o dell'uno, sta nell'indivisione, come spiega Aristotele [ Met. 4,6 ], mentre la divisione dagli altri enti è tra le sue conseguenze.
Perciò il trovarsi localmente in più luoghi implica contraddizione, come il fatto che l'uomo manchi di razionalità.
Invece la coincidenza di due corpi nel medesimo luogo non implica contraddizione, come si è spiegato [ nel corpo e ad 2 ].
Perciò il paragone non regge.
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