Supplemento alla III parte |
Pare che essi non faranno mai uso della loro agilità.
1. Come dice il Filosofo [ Phys. 3,2 ], « il moto è l'atto di un essere imperfetto ».
Ma nei corpi glorificati non ci sarà alcuna imperfezione.
Quindi nemmeno alcun moto.
2. Ogni moto è per un'indigenza: poiché tutto ciò che si muove, si muove per raggiungere un fine.
Ora, i corpi gloriosi non avranno alcuna indigenza: poiché, come dice S. Agostino [ De spir. et anima 64 ], « là ci sarà tutto ciò che vuoi, e non ci sarà ciò che non vuoi ».
Perciò i corpi glorificati non si muoveranno.
3. Come nota il Filosofo [ De coelo 2,12 ], ciò che partecipa la bontà divina senza il moto ne partecipa in modo più eccellente di ciò che ne partecipa con il moto.
Ma i corpi gloriosi partecipano la bontà divina più di qualsiasi altro corpo.
Siccome quindi certi altri corpi, come ad es. i corpi celesti, saranno allora del tutto privi di moto, sembra che molto più dovranno essere immobili i corpi umani.
4. S. Agostino [ De vera relig. 12.23 ] afferma che « l'anima stabilita in Dio avrà per conseguenza la stabilità anche nel proprio corpo ».
Ora, l'anima sarà così stabilita in Dio da non essere in alcun modo mossa da lui.
Quindi anche nel corpo non vi sarà alcun movimento proveniente dall'anima.
5. Più un corpo è nobile, più deve essere nobile il luogo ad esso destinato: infatti il corpo di Cristo, essendo il corpo più nobile, occupa il luogo più eminente dell'universo, secondo l'espressione di S. Paolo [ Eb 7,26 ]: « elevato sopra i cieli », ossia, come dice la Glossa [ interlin. ], « per luogo e per dignità ».
Analogamente ogni corpo glorioso avrà per lo stesso motivo il luogo a sé conveniente nella misura della propria dignità.
Ma il luogo conveniente è tra i requisiti della gloria.
Siccome quindi dopo la risurrezione la gloria dei santi non avrà variazioni né in più né in meno, poiché ciascuno sarà totalmente nel suo termine, sembra che i corpi dei santi non si muoveranno mai dal luogo loro assegnato.
Perciò saranno privi di moto.
In Isaia [ Is 40,31 ] si legge: « Correranno senza affannarsi, cammineranno senza stancarsi »; e nella Sapienza [ Sap 3,7 ]: « Come scintille nella stoppia correranno qua e là ».
Quindi ci saranno allora dei moti nei corpi gloriosi.
È necessario affermare che i corpi gloriosi talora si muoveranno: poiché anche il corpo di Cristo nell'ascensione compì un movimento; e similmente anche i corpi dei santi che risorgeranno dalla terra dovranno salire al cielo empireo.
Ma è verosimile che anche dopo la loro ascensione al cielo essi talora si muovano a loro talento: sia perché esercitando le loro facoltà diano lode alla sapienza di Dio, sia perché la loro vista possa rallegrarsi per la bellezza delle diverse creature, nelle quali risplenderà eminentemente la sapienza divina.
I sensi infatti richiedono la presenza, sebbene i corpi gloriosi possano vedere molto più lontano di quelli non gloriosi.
Però questo moto non toglierà nulla alla loro beatitudine consistente nella visione di Dio, che avranno presente ovunque, come dice S. Gregorio [ In Evang. hom. 34 ] a proposito degli angeli: « Essi corrono in Dio, ovunque siano inviati ».
1. Il moto locale non implica un cambiamento interno, ma solo esterno all'essere che si muove, cioè una mutazione di luogo.
Perciò gli esseri dotati [ solo ] di moto locale sono perfetti in se stessi, come nota Aristotele [ Phys. 8,7 ], sebbene siano imperfetti rispetto al luogo: poiché mentre sono in un luogo sono in potenza rispetto a quello successivo, non potendo trovarsi contemporaneamente in più luoghi, il che è proprio di Dio soltanto.
Ma questa limitazione non è incompatibile con la perfezione della gloria: come non ne è un ostacolo il fatto che la creatura venga dal nulla.
Perciò tali limiti rimarranno anche nei corpi gloriosi.
2. Si può aver bisogno di una cosa in senso assoluto o in senso relativo.
Uno ha bisogno in senso assoluto di ciò senza di cui non può conservarsi nel suo essere, o nella sua perfezione.
Ora, i corpi gloriosi non avranno bisogno del moto in questo senso: poiché a soddisfare ogni indigenza basterà ad essi la loro beatitudine.
Invece in senso relativo uno ha bisogno di quelle cose senza delle quali non può conseguire uno scopo prefisso, oppure non può conseguirlo altrettanto bene e nella stessa misura.
E in questo senso i beati avranno bisogno del moto: infatti non potrebbero sperimentare in se stessi la propria facoltà di muoversi senza muoversi.
Ma una simile indigenza non toglie nulla alla gloria dei corpi gloriosi.
3. Il terzo argomento sarebbe valido se il corpo glorioso non potesse partecipare anche senza moto la bontà divina molto più dei corpi celesti: il che è falso.
Infatti i corpi gloriosi si muoveranno non per raggiungere la perfetta partecipazione della bontà divina che ottengono grazie allo stato di gloria, ma per mostrare la virtù della loro anima.
Invece i corpi celesti non potrebbero dimostrare la loro virtù se non operando nei corpi inferiori i fenomeni della generazione e della corruzione, il che va escluso nello stato successivo alla risurrezione.
Perciò l'argomento non regge.
4. Il moto locale non toglierà nulla alla stabilità secondo la quale l'anima è fissa in Dio: poiché esso non incide sulla struttura intrinseca di ciò che è in moto, come si è detto [ ad 1 ].
5 Il luogo congruente, assegnato a ciascun corpo glorioso secondo il grado della sua dignità, rientra nel premio accidentale.
Tuttavia non è detto che tale premio diminuisca in qualche modo quando [ il santo ] non risiederà in tale luogo: poiché quest'ultimo costituisce un premio non in quanto localizza attualmente il corpo glorioso, dato che non influisce in nulla su di esso, ricevendone piuttosto un particolare splendore, ma in quanto gli è dovuto per i meriti acquisiti.
Perciò il godimento di tale luogo non abbandona il corpo glorioso neppure quando questo se ne allontana.
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