Supplemento alla III parte |
Pare che i corpi dei dannati saranno impassibili.
1. Come dice il Filosofo [ Topic. 6,6 ], « ogni passione che si subisce, qualora aumenti, distrugge la sostanza ».
Ora, « se da un'entità finita si toglie sempre qualcosa, alla fine questa necessariamente si consuma » [ Phys. 1,4 ].
Se quindi i corpi dei dannati saranno passibili e sempre soggetti a patire, arriveranno alla fine a sparire e a corrompersi: il che è falso, come si è dimostrato sopra [ a. 2 ].
Quindi essi saranno impassibili.
2. La causa agente tende a rendere simile a sé il paziente.
Se quindi i corpi dei dannati dovessero patire l'azione del fuoco, questo li renderebbe simili a sé.
Ma il fuoco, rendendo simili a sé i corpi che brucia, finisce col dissolverli.
Se quindi i corpi dei dannati fossero passibili, ne sarebbero alla fine distrutti.
Da cui la stessa conclusione precedente.
3. Gli animali che si pensa siano capaci di vivere nel fuoco senza bruciarsi, come ad es. la salamandra [ Arist., De hist. animal. 5,19 ], non patiscono per il fuoco: infatti l'animale non soffre dolore nel corpo se il corpo in qualche modo non viene leso.
Se quindi i corpi dei dannati possono rimanere nel fuoco senza consumarsi, come anche gli animali suddetti, secondo l'affermazione di S. Agostino [ De civ. Dei 21, cc. 2,4 ], sembra che non sosterranno in esso alcuna afflizione.
Ciò però non avverrebbe se i loro corpi non fossero impassibili.
Quindi ecc.
4. Se i corpi dei dannati sono passibili, il dolore dovuto alle loro sofferenze dovrà superare qualsiasi dolore corporale della vita presente: come anche la gioia dei santi supererà qualsiasi gioia attuale.
Ma per l'immensità del dolore nello stato presente capita talora che l'anima si separi dal corpo.
Molto più dunque, se quei corpi saranno passibili, per l'immensità del dolore l'anima dovrà separarsi dal corpo: e così i corpi verranno a corrompersi.
Il che è falso.
Quindi quei corpi saranno impassibili.
1. A commento di quel testo di S. Paolo [ 1 Cor 15,52 ]: « Noi saremo trasformati », la Glossa [ interlin. ] afferma: « Soltanto noi buoni saremo trasformati nella gloria dell'immutabilità e dell'impassibilità ».
Perciò i corpi dei dannati non saranno impassibili.
2. Come il corpo coopera ai meriti dell'anima, così coopera anche ai suoi peccati.
Ora, per la cooperazione suddetta non solo l'anima, ma anche il corpo viene premiato dopo la risurrezione.
Quindi per lo stesso motivo i corpi dei dannati devono essere puniti.
Ma ciò non avverrebbe se essi fossero impassibili.
Quindi saranno passibili.
La causa principale per cui i corpi dei dannati non saranno consunti dal fuoco sarà la giustizia di Dio, la quale esige che essi siano sottoposti a una pena eterna.
Ma alla divina giustizia servono anche le disposizioni naturali da parte del paziente e delle cause agenti.
Essendo infatti il patire un modo di ricevere, possiamo distinguere due tipi di passività in base alle due diverse maniere di ricevere [ una data forma ].
Poiché una forma può essere ricevuta materialmente dal soggetto nella sua entità fisica, o naturale, come il calore del fuoco viene ricevuto dall'aria: e in base a questa maniera di ricevere esiste un primo tipo di passività, che si denomina passione naturale.
- Una cosa invece può essere ricevuta in un soggetto in una seconda maniera, cioè spiritualmente, nel suo essere intenzionale, ossia come l'immagine della bianchezza può essere ricevuta nell'aria o nella pupilla: e questo tipo di ricezione assomiglia al modo in cui l'anima riceve le immagini delle cose.
E in base a questa maniera di ricevere esiste un secondo tipo di passività, che viene detta passione « animale », o psichica.
Ora, poiché dopo la risurrezione, come si è spiegato sopra [ a. 2 ], venuto a cessare il moto dei cieli, nessun corpo potrà più essere alterato nelle sue disposizioni naturali, di conseguenza nessun corpo sarà soggetto a delle passioni naturali, o fisiche.
Perciò in questo senso i corpi dei dannati saranno impassibili, come sono anche incorruttibili.
- Ma nonostante la cessazione del moto dei cieli, perdureranno le passioni di ordine psichico, o spirituale: poiché l'aria sarà ancora illuminata dal sole, e apporterà agli occhi la varietà dei colori.
Ora, secondo questo tipo di passioni i corpi dei dannati saranno passibili.
E poiché con queste passioni verranno attuati i sensi, nei corpi dei dannati ci sarà la pena del senso, però senza un'alterazione delle disposizioni fisiche, o naturali.
I corpi gloriosi invece, pur ricevendo in qualche modo passivamente gli oggetti nella sensazione, non saranno passibili: poiché non riceveranno nulla in modo afflittivo o lesivo, come al contrario avverrà nei dannati, che per questo sono detti passibili.
1. Il Filosofo parla di quella passione in cui il paziente viene alterato nelle sue disposizioni fisiche o naturali.
Ma tali passioni, come si è spiegato [ nel corpo ], non ci saranno nei corpi dei dannati.
2. Il paziente può venire reso simile alla causa agente in due modi.
Primo, subendone la somiglianza nel modo stesso in cui questa si riscontra nell'agente, come avviene per l'influsso di tutte le cause univoche: cosicché il calore produce il calore, e il fuoco genera il fuoco.
- Secondo, in un modo diverso da come la somiglianza si trova nella causa agente: il che avviene per l'influsso di tutti gli agenti analoghi.
In questi infatti capita talora che quella data forma si trovi spiritualmente nella causa e venga ricevuta materialmente nel paziente; come la forma di una casa si trova materialmente in essa, e spiritualmente nella mente dell'architetto.
Talora invece avviene il contrario: la forma cioè esiste materialmente nella causa agente e spiritualmente nel paziente: come la bianchezza esiste materialmente nella parete da cui viene ricevuta, e spiritualmente nella pupilla e nell'aria.
E la stessa cosa vale nel nostro caso.
Poiché la specie o somiglianza esistente materialmente nel fuoco viene ricevuta spiritualmente nei corpi dei dannati.
Ed è così che il fuoco rende simili a sé i corpi dei dannati, senza tuttavia consumarli.
3. Come insegna il Filosofo [ Ps. Arist., De proprietate elementorum ], nessun animale può vivere nel fuoco.
E anche Galeno [ De simpl. medicinis ] afferma che non esiste un corpo che alla fine non sia consunto dal fuoco, sebbene ci siano dei corpi capaci di rimanere nel fuoco per un certo tempo senza bruciarsi, come avviene per l'ebano.
Perciò l'esempio della salamandra non vale: poiché essa non può durare a lungo nel fuoco senza soccombere, come invece avverrà per i corpi dei dannati nell'inferno.
E tuttavia non è necessario che i corpi dei dannati non soffrano alcuna pena dal fuoco per il fatto che non ne subiscono una lesione.
Poiché l'oggetto sensibile non è fatto solo per dilettare o affliggere i sensi mediante un influsso fisico, che corrobora o distrugge l'organo rispettivo, ma anche mediante un influsso spirituale.
Poiché quando un oggetto sensibile è nella debita proporzione per essere percepito, è piacevole, mentre avviene il contrario quando c'è un eccesso o un difetto.
Infatti i colori temperati e i suoni armoniosi sono piacevoli, mentre i suoni discordanti offendono l'udito.
4. Il dolore non può separare l'anima dal corpo quando rimane esclusivamente nelle potenze dell'anima che sente il dolore, ma solo quando una passione dell'anima toglie il corpo dalle sue disposizioni naturali: come quando ad es. il corpo si riscalda per l'ira, o si raffredda per la paura.
Ma dopo la risurrezione il corpo non potrà più essere rimosso dalle sue disposizioni naturali, come risulta da quanto si è detto [ a. 2 ].
Così dunque il dolore, per quanto grande, non potrà separare l'anima dal corpo.
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