Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se le doti si identifichino con la beatitudine

Pare che le doti si identifichino con la beatitudine.

Infatti:

1. Come risulta dalla definizione data [ a. 1 ], « la dote è un ornamento dell'anima e del corpo che durerà per sempre nell'eterna beatitudine ».

Ora, la beatitudine è per l'anima un certo ornamento.

Quindi la beatitudine è una dote.

2. La dote è ciò per cui la sposa si unisce allo sposo gradevolmente [ a. 1, ad 3 ].

Ma nel matrimonio spirituale ciò è appunto la beatitudine.

Quindi la beatitudine è una dote.

3. Secondo S. Agostino [ Enarr. in Ps. 91,2 ], la visione costituisce tutta la sostanza della beatitudine.

Ora, la visione è posta nell'elenco delle doti [ a. 5 ].

Quindi la beatitudine è una dote.

4. La fruizione rende beati.

Ora, la fruizione è una delle doti.

Quindi una dote rende beati.

E così la beatitudine è una dote.

5. Come dice Boezio [ De consol. 3, pr. 2 ], la beatitudine « è lo stato perfetto risultante dall'insieme di tutti i beni ».

Ma lo stato dei beati è reso perfetto dalle loro doti.

Quindi le doti sono parti della beatitudine.

In contrario:

1. Le doti sono date senza meriti.

Invece la beatitudine non è data, ma retribuita.

Quindi non è una dote.

2. La beatitudine è una soltanto.

Le doti invece sono molteplici [ a. 5 ].

Perciò la beatitudine non è una dote.

3. La beatitudine si trova nell'uomo secondo la sua parte più nobile, come nota Aristotele [ Ethic. 1,10 ].

Invece le doti vengono assegnate anche al corpo.

Quindi le doti e la beatitudine non si identificano.

Dimostrazione:

Sull'argomento ci sono due opinioni.

Alcuni infatti dicono che la beatitudine e le doti si identificano nella realtà ma differiscono concettualmente: poiché mentre la dote si riferisce al matrimonio spirituale tra Cristo e l'anima, la beatitudine invece non gli si riferisce.

- Ma ciò non sembra accettabile: poiché la beatitudine consiste in un'operazione, mentre la dote non è un'operazione, bensì una certa qualità o disposizione.

Perciò secondo altri si deve rispondere che la beatitudine e le doti differiscono anche realmente, inquantoché per beatitudine si intende l'operazione perfetta con la quale l'anima beata si unisce a Dio, mentre per doti si intendono degli abiti o disposizioni, o altre qualità qualsiasi, ordinate a tale perfetta operazione.

Cosicché le doti risultano ordinate alla beatitudine, più che rientrare in essa come sue parti.

Analisi delle obiezioni:

1. Propriamente parlando la beatitudine non è un ornamento dell'anima, ma è qualcosa di proveniente da tale ornamento: poiché consiste in un'operazione, mentre per ornamento si intende una certa bellezza che decora il beato stesso.

2. La beatitudine non è ordinata all'unione, ma è l'unione stessa dell'anima con Cristo, che si effettua mediante un atto.

Le doti invece sono dei doni che predispongono a tale unione.

3. Si può parlare di visione in due modi.

Primo, in senso attuale, cioè per indicare l'atto stesso del vedere.

E allora la visione non è una dote, ma è la stessa beatitudine.

- Secondo, in senso abituale, cioè per indicare l'abito da cui viene emesso tale atto, ossia lo splendore stesso della gloria con la quale l'anima viene illuminata da Dio perché lo possa vedere.

E in questo senso essa è una dote e il principio della beatitudine, ma non la beatitudine stessa.

4. Lo stesso si dica a proposito della fruizione.

5. La beatitudine abbraccia tutti i beni non quali sue parti essenziali, ma in quanto in certo qual modo ad essa ordinati.

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