Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se anche Cristo debba avere delle doti

Pare che anche Cristo debba avere delle doti.

Infatti:

1. I santi mediante la gloria sono resi conformi a Cristo, secondo le parole di S. Paolo [ Fil 3,21 ]: « Egli trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso ».

Perciò anche Cristo deve avere delle doti.

2. Nel matrimonio spirituale vengono assegnate delle doti per analogia con il matrimonio carnale.

Ora, in Cristo si riscontra un matrimonio spirituale singolarissimo, cioè l'unione di due nature in una sola persona: per cui si dice che la natura umana in lui è stata sposata dal Verbo, come risulta dalla Glossa [ ord. ] su quelle parole del Salmo [ Sal 19,6 Vg ]: « Nel sole ha posto la sua tenda », ecc.; e su quelle altre dell'Apocalisse [ Ap 21,3 ]: « Ecco la dimora di Dio con gli uomini ».

Perciò anche a Cristo spettano delle doti.

3. S. Agostino [ De doctr. christ. 3,31.44 ], in base a una delle regole di Ticonio, insegna che per l'unità del corpo mistico, risultante dall'unione tra il capo e le membra, Cristo viene denominato anche sposa oltre che sposo; il che risulta anche dall'espressione di Isaia [ Is 61,10 ]: « Come uno sposo che si cinge il diadema, e come una sposa che si adorna di gioielli ».

Ora, poiché alla sposa sono dovute delle doti, sembra necessario che queste ci siano anche in Cristo.

4. La dote è dovuta a tutte le membra della Chiesa, essendo la Chiesa la sposa [ di Cristo ].

Ma anche Cristo è membro della Chiesa, come appare evidente dalle parole di S. Paolo [ 1 Cor 12,27 ]: « Voi siete corpo di Cristo, e membra di questo membro », « cioè di Cristo », aggiunge la Glossa [ interlin. ].

Quindi anche a Cristo sono dovute delle doti.

5. Cristo ha una visione, una fruizione e un godimento perfetti.

Ora, queste cose sono elencate tra le doti [ a. 5 ].

Quindi Cristo deve avere delle doti.

In contrario:

1. Tra lo sposo e la sposa ci deve essere distinzione di persone.

Ora, in Cristo non c'è nulla che personalmente si distingua dal Figlio di Dio, che è lo sposo, come dice il Vangelo [ Gv 3,29 ]: « Chi possiede la sposa è lo sposo ».

Siccome quindi le doti sono assegnate alla sposa o per la sposa, è chiaro che a Cristo non spetta di avere delle doti.

2. Non spetta all'identica persona dare e ricevere le doti.

Ora, Cristo è colui che dà le doti spirituali.

Quindi non spetta a Cristo ricevere le doti.

Dimostrazione:

Su questo punto esistono due opinioni.

Alcuni infatti affermano che ci sono tre forme di unione:

la prima, detta consentanea, è quella con cui Cristo è unito a Dio col vincolo dell'amore;

la seconda, detta di degnazione, è quella con cui la natura umana è unita alla natura divina;

la terza è quella con cui Cristo medesimo è unito alla Chiesa.

Ora, essi dicono che secondo le prime due forme di unione a Cristo spetterebbe di avere delle doti in quanto doti; invece quanto alla terza gli converrebbe ciò che costituisce la dote in modo eccellentissimo, però non sotto l'aspetto di dote: poiché in tale unione Cristo fa la parte dello sposo, e la Chiesa quella della sposa; ora, la dote quanto a proprietà e dominio spetta alla sposa, sebbene sia data allo sposo quanto all'uso.

Ma ciò non persuade.

Poiché nell'unione in cui Cristo si unisce al Padre per consenso d'amore anche come Dio non si può dire che ci sia un matrimonio: poiché non vi si riscontra alcuna sottomissione, che invece deve esserci nei rapporti tra sposa e sposo.

E così pure non può riscontrarsi una dote nell'unione della natura umana con quella divina, che avviene nell'unità della persona, o anche per conformità di voleri: e ciò per tre motivi.

Primo, perché nel matrimonio in cui si dà la dote si richiede la conformità di natura fra lo sposo e la sposa.

E questa manca nell'unione fra la natura umana e quella divina

Secondo, perché in tale matrimonio si richiede la distinzione delle persone.

Invece la natura umana quanto alla persona non è distinta dal Verbo.

Terzo, perché la dote viene data quando la sposa viene introdotta per la prima volta nella casa dello sposo: e quindi spetta solo alla sposa che prima di essere unita era non unita.

Ora, la natura umana assunta dal Verbo nell'unità della persona non esisteva in alcun modo prima di essergli perfettamente unita.

Perciò secondo altri si deve concludere che a Cristo le doti non si addicono in alcun modo; oppure non così propriamente come agli altri santi.

Tuttavia le qualità che sono denominate doti gli spettano nella maniera più eccellente.

Analisi delle obiezioni:

1. La conformità ricordata va intesa secondo ciò che costituisce la dote, e non secondo l'aspetto di dote che dovrebbe trovarsi anche in Cristo.

Infatti ciò in cui siamo resi conformi a Cristo non è necessario che si trovi in lui e in noi allo stesso modo.

2. La natura umana nella sua unione con il Verbo non è denominata sposa in senso proprio: poiché non si riscontra in essa la distinzione di persone che invece è richiesta tra lo sposo e la sposa.

Che poi talora questa natura venga denominata sposa in quanto è unita al Verbo si spiega col fatto che essa ha certe caratteristiche della sposa: cioè perché è a lui unita inseparabilmente; e perché in detta unione la natura umana è inferiore al Verbo, ed è governata dal Verbo come la sposa dallo sposo.

3. Che Cristo talora abbia l'appellativo di sposa non dipende dal fatto che egli lo sia realmente, ma dal fatto che egli assume la persona della sua sposa, cioè della Chiesa, che è unita a lui spiritualmente.

Perciò nulla impedisce, secondo questo modo di esprimersi, che gli si possano attribuire delle doti: non perché le abbia lui stesso, ma perché le ha la Chiesa.

4. Il termine Chiesa può avere due significati.

Talora infatti indica soltanto il corpo unito a Cristo come al proprio capo.

E solo così la Chiesa ha l'aspetto di sposa.

In questo senso però Cristo non è una delle membra, ma è il capo che fa giungere il suo influsso a tutte le membra della Chiesa [ cf. III, q. 8, a. 1 ].

Altre volte invece il termine Chiesa è usato per indicare il capo e le membra congiunte con lui.

E allora Cristo può dirsi membro della Chiesa, in quanto ha un ufficio distinto da ogni altro, cioè quello di comunicare agli altri la vita.

- Però questa sua denominazione di membro non è molto appropriata: poiché il membro implica l'idea di parte, mentre in Cristo il bene spirituale non è parziale, ma totalmente integro; per cui egli è il bene totale della Chiesa, e gli altri più lui non costituiscono qualcosa di più grande che lui solo.

Parlando dunque della Chiesa in questo modo, il termine Chiesa non indica solo la sposa, ma « lo sposo e la sposa », in quanto dalla loro unione spirituale risulta un unico effetto.

Per cui sebbene Cristo possa dirsi in qualche modo membro della Chiesa, in nessun modo tuttavia può dirsi membro della sposa.

E così sotto questo aspetto le doti come tali non gli convengono.

5. Nell'argomentazione si ha una « fallacia di accidente ».

Poiché quelle perfezioni non spettano a Cristo sotto l'aspetto di doti.

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