Appendici al supplemento della III parte

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Articolo 8 - Se da tale pena uno possa essere liberato più presto di un altro

Pare che da tale pena uno non possa essere liberato più presto di un altro.

Infatti:

1. Quanto più grave è la colpa e maggiore il reato della pena, tanto più acerba è la pena da soffrire in purgatorio.

Ora, le pene più acerbe stanno alle colpe più gravi come le pene più miti stanno alle colpe più leggere.

Perciò uno è liberato dalle pene del purgatorio così presto come qualsiasi altro.

2. A meriti disuguali vengono applicate retribuzioni uguali quanto alla durata sia nel cielo che nell'inferno.

Quindi sembra che così debba avvenire anche nel purgatorio.

In contrario:

L'Apostolo [ 1 Cor 3,12 ] paragona le differenze dei peccati veniali a quelle tra « il legno, il fieno e la paglia ».

Ora, è evidente che il legno rimane nel fuoco più a lungo del fieno e della paglia.

Quindi in purgatorio un peccato veniale è punito più a lungo di un altro.

Dimostrazione:

Certi peccati veniali aderiscono all'anima più che altri, a seconda che l'affetto vi è inclinato maggiormente e vi si immerge con più forza.

E poiché le macchie che più aderiscono vengono purificate con maggiore obiezioni, così alcuni nel purgatorio sono puniti più a lungo che altri, secondo che il loro affetto fu più immerso nei peccati veniali.

Analisi delle obiezioni:

1. L'acerbità della pena corrisponde propriamente alla gravità della colpa, ma la sua durata corrisponde alla radicazione della colpa nel soggetto.

Perciò può capitare che rimanga più a lungo in purgatorio un'anima che soffre di meno, o viceversa.

2. Il peccato mortale, a cui è dovuta la pena dell'inferno, e la carità, a cui è dovuto il premio del paradiso, dopo questa vita vengono a radicarsi nel soggetto in maniera inamovibile.

Così dunque in entrambi i luoghi la durata è uguale per tutti.

Diverso è invece il caso del peccato veniale, che è punito nel purgatorio, come risulta chiaro da quanto si è detto [ a. 6 ].

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