Giovanni Fonti |
Le fiere erano, oltre che un impegno di lavoro, anche un appuntamento conviviale; ognuno si occupava di un settore differente: Obialero per la meccanica, Ostellino per la falegnameria, Maran per la verniciatura e Boccaccio per i progetti e i disegni. Giovanni sovrintendeva.
La fiera di Milano era la tappa principale.
Giovanni vi si recava con la Topolino.
Più tardi ci fu quella di Colonia.
Obialero, ancora, racconta che tante volte si erano recati a Colonia dove avevano fatto conoscenza con il parroco del Duomo.
Giovanni si rivelava una buona forchetta, molto parco nel bere, fra l'altro.
Quando andavano a Milano, al ritorno lui si fermava volentieri all'autogrill di Greggio, per non disturbare la sorella, perché spesso era già tardi.
Questo accadeva almeno tre volte al mese. Era una prassi stabilita.
In questi viaggi, gesti semplici divenivano speciali a tal punto da toccare il cuore e la memoria: ad una gara di ginnastica in Lombardia, per esempio, Obialero aveva portato con sé la propria moglie.
Arrivati sul posto, c'era soltanto una stanza doppia.
L'albergo più vicino era a quattro o cinque chilometri.
Giovanni cedette ad Obialero la sua camera, scegliendo per sé il disagio dello spostamento.
Conclude Obialero: « Si è mantenuto efficientissimo dal punto di vista fisico fino ad un mercoledì pomeriggio in cui, rientrando in ditta, ha parcheggiato la macchina in garage, si è appoggiato ad una scrivania, quella di Amilcare Ostellino, lamentandosi "Oggi sono particolarmente stanco.
" È mancato al sabato verso le 15 della stessa settimana ».
Giovanni Fonti morì il 19 giugno 1993.
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