La figura e la formazione del Catechista "Qualificato" |
L'evangelizzazione si opera anche con la testimonianza, testimonianza della vita, altrimenti non c'è testimonianza.
Oggi si parla piuttosto di testimonianza, ma spesso - purtroppo - è intesa riduttivamente come "coerenza" con se stessi.
Quello a cui si bada è la proporzione fra le parti, la logicità dello sviluppo, la convenienza dell'evoluzione da parte a parte, da principi a comportamenti.
È intesa come processo "espressivo" ma non "rivelativo", cioè manifestativo-comunicativo.
In altri termini si fa sempre più debole il riferimento a Cristo al quale la testimonianza dovrebbe essere resa.
Si fa sempre più riferimento a se stessi, in quanto capaci di sviluppare comportamenti e azioni coerenti con certi principi assunti.
Così l'uomo tutt'al più rende testimonianza a se stesso, alle sue qualità, al suo potere, ma non rende più testimonianza a Cristo.
È facile incontrarsi con cristiani che si sforzano di esprimersi tali in forza delle loro convinzioni e decisioni.
Ci si muove non perché nella fede si aderisce a Cristo e si è mossi dal suo amore, ma perché ci si è convinti in un certo modo e si vuole vivere coerentemente con le proprie convinzioni.
Una simile testimonianza non è autentica, non manifesta Cristo, ma se stessi.
È un processo che ricade su se stesso perché non si riferisce più a Cristo vivo e presente, non ci si cura più di Cristo persona, ma di se stessi, della propria capacità di coerenza rispetto alle proprie ideologie magari intorno a Cristo.
La vera testimonianza cristiana comporta l'abnegazione di sé nel fare di sé l'affermazione vivente che Cristo è il Signore, il Figlio di Dio.
Abnegazione che è sacrificio di se stessi e che può giungere fino all'immolazione di se stessi.
Il martire è il testimone di Cristo per eccellenza.
Il testimone in quanto tale è come attratto da e affisso in colui al quale rende testimonianza; lo ha come innanzi, vivo e vivificante.
Il testimone nella fede "vede", sia pure in enigma, Dio e Gesù alla destra di Dio ed è portato a testimoniare ciò sotto la mozione dello Spirito di Dio, e sospinto dalla carità di Cristo.18
"Con la discesa dello Spirito Santo, riceverete un potere divino e sarete miei testimoni … fino ai confini del mondo".19
"Noi siamo testimoni di questi fatti insieme con lo Spirito Santo che Dio ha dato a chi si lascia guidare da Lui".20
La testimonianza non è tanto un mostrarsi di noi davanti agli uomini, ma è come un "farsi" riflesso di Colui che viene testimoniato, è un offrirgli tutto il proprio essere perché in noi e per mezzo di noi egli si manifesti attraendo, affinché a Lui si consenta e si aderisca.
Il testimone, nella sua condizione e situazione umana, si fa intenzionalmente Cristo, Cristo che illumina, Cristo che salva, Cristo che attraverso il suo mistero pasquale ci porta alla comunione con il Padre.
Il testimone in quanto tale, è come cristificato dallo Spirito che lo pervade e che attraverso di lui comunica il Cristo a coloro davanti ai quali la testimonianza è resa.
Infatti il risultato della testimonianza in coloro a cui è stata resa, non è la manifestazione e la lode del testimone di per se stesso, ma è la glorificazione di Dio.
La nostra testimonianza accetta e riproduce la testimonianza di Dio.
"Ed ecco questa testimonianza: Iddio ci donò la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo.
Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita".21
E il Figlio "è colui che venne con acqua e sangue: Gesù Cristo, non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e col sangue".22
Infatti, è sulla croce che Gesù si manifestò Figlio di Dio, e il sangue è la condizione perché lo Spirito sia dato al mondo, secondo il piano di Dio.
"È lo Spirito che ne rende testimonianza, poiché lo Spirito è la verità.
Sono dunque tre i testimoni: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e i tre sono in unità".23
È in forza dello Spirito, dell'acqua e del sangue che noi pure diventiamo testimoni di Cristo.
Indice |
18 | At 7,55-56 |
19 | At 1,8 |
20 | At 5,32 |
21 | 1 Gv 5,11 |
22 | 1 Gv 5,6 |
23 | 1 Gv 5,7-8 |