La figura e la formazione del Catechista "Qualificato"

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L'annuncio

L'evangelizzazione come annuncio ci pone innanzi uno dei punti più critici della crisi "apostolica" che travaglia molti cristiani.

Alla base sta la sfiducia nella parola che non cambia niente, che non manifesta alcunché, che non stabilisce alcuna comunione.

Tale crisi si richiama anche alla contrapposizione tra la parola di Dio e la parola degli uomini; la prima perenne  e verace mentre la seconda in continua mutazione ed equivoca; la prima salvifica e la seconda oscura, impotente, fallace.

Nelle culture monistiche attuali dove la realtà fenomenica, diversamente considerata, presenta sempre solo se stessa, la parola è ridotta a "suggestione", a "condizionamento", a "proiezione soggettiva" o anche a "sovrastruttura"; se ne considera la sola funzione strumentale ma non quella manifestativa e comunitaria.

La parola non presenta altro che la influenza che esercita.

Più che non il rapporto tra parole, espressione e manifestazione, si preferisce cogliere e affermare il rapporto tra potere e parola.

In verità non si può negare che le parole si sono moltiplicate a dismisura: parole parlate e scritte, parole codificate ed elaborate, parole registrate e trasmesse.

La parola viene non elaborata ma manipolata per aumentarne l'aggressività, il potere di pressione e di suggestione.

Lo slogan ha sostituito il proverbio.

Sempre meno la parola viene forgiata e impiegata per illuminare, manifestare, per accrescere la consapevolezza e la maturità personali, la comunione tra gli uomini.

Infatti si infittiscono le comunicazioni, i flussi e gli scambi di parole, ma diminuiscono la comprensione, l'amicizia, la comunione.

Angoscia e isolamento sono diventati i grandi mali di tutti; insieme con la "alienazione" e la "frustrazione".

Come rimedio non si sa proporre che la collettivizzazione massificante, il "sentirsi" con la massa e l'affidarsi ad essa, oppure il "sentirsi" in forza dell'istinto, l'affidarsi alla "tendenza", come forma valida di liberazione e di autonomia individuale.

Ma senza messaggio non c'è liberazione e l'uomo ricade su se stesso.

Ma c'è un solo messaggio che sia autenticamente e compiutamente tale, quello che proviene dalla trascendenza onnicomprensiva e onnipotente di Dio, il messaggio che, pervenendo dalla "lontananza" di Dio, ci raggiunge nell'intimità più profonda e ci si dimostra più vicino di quanto siamo a noi stessi: per questo ci vivifica, liberandoci e ci realizza nella comunione con gli altri.

Si tratta di un messaggio che manifesta e ci comunica Colui dal quale proviene, di un messaggio che non solo è rapporto personale e personificante, ma che - alla fine - è Persona: il Figlio di Dio, il Verbo eterno che illumina tutti gli uomini, Verbo fatto carne, mandato come "uomo tra gli uomini", che "parla la parola di Dio" e porta a compimento l'opera della salvezza affidatagli dal Padre.

L'annuncio è perciò la forma più diretta per diffondere tale messaggio sino alla fine dei tempi.

L'annuncio di una volontà, di un disegno, l'annuncio di un evento, di un'opera che si compie, l'annuncio di Qualcuno che è venuto, che viene, che verrà a noi, per noi.

L'annuncio che manifestandolo comunica Colui che viene a noi, per il nostro riscatto, per la nostra vita nuova, vita secondo la Vita.

Tale annuncio di Dio è stato detto con parole umane e alla maniera umana, va ridetto fino alla fine dei tempi con parole umane e alla maniera umana, con tutte le parole umane e con tutte le maniere umane, non per sostituire le parole e le maniere con cui è stato per la prima volta formulato, che anzi vanno conservate, ma per associarvi tutte le altre parole e maniere, allo scopo di ricercare e riproporre ciò che le prime intesero manifestare per comprendere sempre più e meglio sviluppare ciò che quelle contengono.

Così la parola umana riconquista e sviluppa al massimo il suo valore manifestativo-comunicativo e da semplice convenzione estrinseca a chi parla e a chi ascolta, si fa comunicazione di volontà, d'amore, di vita, comunicazione personale in vista della comunione.

L'evangelizzazione avviene in primo luogo con l'annuncio, e l'annuncio, per essere tale, avviene sempre nello SPirito e per la sua mozione.

Non può essere frutto esclusivo dell'impegno dell'uomo.

Il senso autentico di ciò che si afferma o di ciò che si ascolta nell'annuncio, è opera dello Spirito Santo mediante la disponibilità ad esso dell'uomo.

"Sarà il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre invierà nel mio nome, a insegnarvi tutte queste cose e ricordarvi tutto ciò che io vi ho detto".24

"Sono infatti quanti vengono mossi dallo Spirito di Dio i veri figli di Dio".25

È nello Spirito che annunciamo e testimoniamo Cristo Signore, confortati nell'essere annunciatori e testimoni, perché figli di Dio, dalla testimonianza dello stesso Spirito.26

Chi annuncia ha innanzi ciò stesso che annuncia: lo "vede", sia pure nell'oscurità, nella fede.

E quello che ha innanzi è la testimonianza di Dio, rispetto al Figlio suo che venne con l'acqua e con il sangue: Gesù Cristo.

"Ciò che era da principio, ciò che abbiamo sentito, ciò che abbiamo veduto con gli occhi nostri, ciò che contemplammo e le mani nostre palparono, intorno al Verbo della vita - sì, la vita si manifestò, e noi abbiamo veduto e testimoniamo e annunziamo a voi quella eterna vita che era presso il Padre e si manifestò a noi - ciò che abbiamo veduto e sentito, lo annunziamo anche a voi, affinché anche voi abbiate comunione con noi".27

Questo si può in certo modo affermare per tutti coloro che annunciano il Cristo.

Quindi l'annuncio non è una semplice dichiarazione delle proprie convinzioni, non è un insegnare qualcosa, non è un discorso intorno a qualcuno.

Anche se è dichiarazione insegnamento discorso, l'annuncio è manifestare un evento, anzi l'evento in cui prendono senso e forma compiuti e irreformabili tutti gli eventi, è ripresentare qualcuno che è venuto, che viene, qualcuno che è l'Unico che può farci rinascere perché con l'acqua e col sangue, che è il primo e l'ultimo, il principio e la fine, l'alfa e l'omega di tutti gli annunci, le dichiarazioni, i discorsi, gli insegnamenti.

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24 Gv 14,26
25 Rm 8,14
26 Rm 8,16
27 1 Gv 1-3