Congresso Mondiale degli ex-allievi lasalliani |
I temi e i contenuti peculiari che specificano la ricerca della perfezione cristiana nel mondo e l'apostolato dei soci dell'Unione, ricevono dalla qualificazione "catechistica" il loro comune denominatore.
I membri dell'Unione sono infatti "catechisti" non solo per qualche loro attività, bensì perché appartenenti a uno stato di vita che esige da essi, congregati e associati, un atteggiamento interiore, un'attitudine mentale, un intento dominante e uno stile di vita essenzialmente "catechistici".
Secondo l'etimologia del termine e la sua antichissima tradizione, "catechizzare" è "riecheggiare" il messaggio di Cristo, in forme dialogate costituite da domande essenziali circa la fede e la vita cristiana e da risposte pertinenti e definitorie.
Tutto ciò spiegato nei suoi termini e nel suo insieme continuamente riferito alla Sacra Scrittura e alla tradizione proposte magistralmente dalla Chiesa.
Benché essenzialmente "annunciato" il catechismo deve sollecitare quanto più è possibile la penetrazione intellettuale, la capacità raziocinante, lo spirito d'osservazione, la fantasia creatrice, e anche le potenze affettive e volitive dell'anima, ciò in quanto è tutto l'uomo che deve attivamente "ricevere" i divini insegnamenti e ad essi assentire e consentire con la coerenza della sua vita.
"Catechizzare" è altresì il primo spezzare e distribuire il pane della verità cristiana.
Ogni studio e sviluppo ulteriore è quindi basato su questa prima alimentazione spirituale, su questo primo contatto con il Cristo, alimentazione e contatto che essendo fondamentali debbono essere sostanziosi e profondamente orientativi.
"Catechizzare" è anche "volgarizzare" nel senso più devoto, cioè diffondere il più estesamente e partecipare a tutti, incominciando dai fanciulli, adattandosi alla condizione e ai bisogni di singoli individui o di piccoli gruppi omogenei.
Catechizzare non è perciò un insegnare con autorità di maestro poiché è funzione subordinata e "riecheggiamento", ma dev'essere insegnamento magistrale in quanto arte del comunicare.
La fecondità dell'insegnamento catechistico, oltrechè sulle attitudini di chi ascolta, si basa essenzialmente sulle disposizioni soggettive di chi catechizza: sulla sua abnegazione e santità di vita, sulla sua capacità di adeguare e proporzionare alle capacità psicologiche e spirituali di chi ascolta ciò che egli, ben conoscendo, deve comunicare.
Anzi, il catechista deve cooperare con Gesù Redentore e Maestro a preparare una recezione non solo integra e retta della divina Verità, ma altresì efficace, cioè avvalorata dalla coerenza della vita.
È evidente perciò, che il catechista non può limitarsi a una comunicazione di idee, ma altresì a una comunicazione di vita; anzi, a ben vedere, nei modi e nelle forme sue proprie egli annuncia e comunica Cristo.
Così è indispensabile che il catechista possegga il Signore nella grazia e nella carità, nella fede viva e perciò vivificante.
Per questo non può esistere per il catechista opposizione irriducibile tra la ricerca della perfezione e l'apostolato catechistico, vita interiore e apostolato non sono che due momenti di un unico processo con cui illuminando e santificando se stesso il catechista concorre a illuminare e santificare il suo prossimo, e l'azione a favore del prossimo, mentre esige il personale perfezionamento, si traduce in esso.
Naturalmente tutto ciò vale anche per gli altri compiti del catechista, quelli familiari, professionali e sociali, che per giunta debbono essere attuati "catechisticamente", cioè come viventi esempi e illustrazioni della verità e della vita cristiana.
Perciò per i membri dell'Unione, come per i Fratelli, vale l'insegnamento di S. Giovanni Battista de La Salle: "Ne faites point de différence entre les affaires propres de votre état et l'affaire de votre salut et de votre perfection.
Assurez-vous que vous ne ferez jamais mieux votre salut et n'acquerrez jamais tant de perfection, qu'en vous acquittant bien des decoirs de votre etat, pourvu que vous le fassiez en vue de l'odre de Dieu" ( R 181 ).
Nel senso che abbiamo spiegato il catechista riecheggia nel mondo il messaggio del Vangelo proposto a credere dalla Chiesa.
La sua posizione perciò è di tramite e di collegamento tra la Chiesa docente e i semplici fedeli, e di servizio nei riguardi del clero nelle parrocchie.
Il catechista nella sua funzione di servizio, di tramite e di divulgatore è propriamente un "mandato" della Chiesa, per concorrere a edificare la Chiesa sua Madre.
Egli è "mandato" non solo per le incombenze di esplicito e diretto insegnamento che gli verranno affidate, ma è "mandato" anche per quella connotazione e rilevanza catechistica che egli dovrà imprimere alla sua attività di laico e di secolare.
In quanto "mandato" egli deve rispondere alla Chiesa del suo operato e ad essa sottomettersi interamente.
Un altro aspetto saliente dell'apostolato catechistico dei membri dell'Unione è l'aspetto sociale.
L'apostolato catechistico dell'Unione è sociale in quanto fondamentalmente rivolto a sviluppare la Chiesa, incrementandone la socialità ecclesiale ed ecclesiastica di soprannaturale comunità visibile e gerarchicamente strutturata.
Tale apostolato comprende anche lo sviluppo della socialità naturale e terrena, in quanto condizione ed espressione di pienezza umana e di vita virtuosa.
Il fine sociale dell'apostolato dell'Unione non può andar disgiunto da quello catechistico, poiché con questo i catechisti debbono illuminare e guidare quello.
Così come il suo apostolato strettamente catechistico non può andar disgiunto da quello sociale, in quanto il secondo prepara il primo, e il primo si espande nel secondo come sua efficacie dimostrazione operante, come aiuto a tutto impiegare e operare per conoscere, amare e servire Iddio, come risposta all'appello verso Cristo redentore e Re, principio e termine di ogni cosa e specialmente di ogni impresa umana, come aiuto fraterno che dispone alla capacità di ascoltare e di comprendere.
Il suo apostolato è catechistico-sociale, poiché on fondo tutto si risolve e si celebra nel rapporto che gli uomini hanno con Dio, e fra di essi in Dio, rapporti che debbono essere regolati secondo Dio, che è Giustizia e Carità sussistenti.
Catechistico-sociale in quanto la rettitudine della multiforme vita di relazione impone l'esercizio dispiegato di ogni virtù umana e cristiana, in vista di quella pienezza di comunicazione e di unione per cui Cristo ha elevato l'ultima sua preghiera di vittima e di sacerdote.
"Che siano tutti una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, e io in te" ( Gv 17,21 ).
La spiritualità catechistica, cioè la ispirazione che costantemente deve informare il pensiero, il sentimento, il tendere, l'opera dei Catechisti, deriva da ciò che essi debbono essere davanti a Dio e davanti agli uomini.
In quanto "rieccheggiatori" della Parola, in quanto cooperatori della giustizia e dell'amore tra gli uomini, essi devono avere un costante esercizio di fede, di umiltà e di zelo.
Tutto il loro deve farsi trasparenza e consonanza evangelica nell'esempio prima, e nella parola poi.
Tutto deve farsi abnegazione caritatevole nella ricerca e nell'adeguamento costante al loro prossimo, ricerca e adeguamento che li portano a condividere ansie, dolori, bisogni, speranze di coloro che la Provvidenza pone sul loro cammino.
Tutto deve farsi umiltà e servizio alle dipendenze dei sacerdoti, in appoggio alle scuole cristiane, a disposizione della gioventù.
conseguire le verità della fede, ammaestrare a vivere di fede secondo la fede: sono le operazioni che assorbono tutte le loro energie mentali, che guidano e illuminano tutte le loro esperienze, segnatamente quelle di laici e di secolari.
anche per questa ragione, oltreché per riconsacrare a Dio, per il Cristo, il mondo e le realtà terrene, i catechisti rimangono laici e secolari.
Ogni lecita e legittima parola umana deve essere pronunciata, ogni umana esperienza deve essere affrontata per illustrare e comunicare il Cristo, e deve incastonarsi e operare nel piano di misericordia e di salvezza universale che in Lui s'incentra e in forza di Lui si opera.
E ciò senza indebite strumentazioni e ingiustificate forzature, poiché è di ogni autentica parola l'alludere e nel Cristo riferirsi alla Parola, è di ogni vivente e di ogni conoscere nel Cristo riferirsi, a Colui che è la stessa Vita sussistente, la stessa Sapienza infinita.
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