La paternità spirituale di Fratel Teodoreto

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Il suo olocausto

Ma quello che forse Lui non ci avrebbe mai detto e che invece è l'indice del suo orientamento spirituale e la spiegazione della sua paternità, lo troviamo indirettamente manifestato in una lettera del Natale 1929 direttagli da una pia Religiosa del Carmelo a cui Fr. Teodoreto si era rivolto per ottenere preghiere e pensieri di cielo.

Scrive la suora dalla sua clausura: "Della ultima sua visita ricordo che mi fece particolare impressione una breve parola che Ella disse sul desiderio di maggior santità onde poter più giovare agli altri e specialmente alla nascente opera dei Catechisti.

Due o tre giorni dopo m'incontrai in una parola di S. Paolo la quale mi fece pensare a Lei, perché mi pare dica tutto delle relazioni che possono passare nel cristianesimo fra chi insegna e chi ascolta, chi è guida e che segue, fra il maestro e il discepolo.

S. Paolo diceva ai suoi cristiani: «In noi opera la morte e in voi opera la vita; cioè: per la mia morte voi avete la vita.

Io mi sento distruggere, io soffro, il mio essere naturale vien mancando ogni giorno.

Iddio fa passare quel che a me si toglie, in voi.

È miracolo delle onnipotenza divina.

In me vengono a mancare le forze della natura, in voi si aumentano quelle della grazia, quello che io strappo violentemente dal mio essere naturale, Iddio misericordiosamente lo innesta sull'essere nuovo e soprannaturale che per mio ministero avete ricevuto.

Io diminuisco, voi crescete».

E Fr. Teodoreto non dimostrò in sé tale sublime dottrina? Desiderio di maggior santità?

Rinnegamento di sé fino al completo olocausto?

La santità è sempre stata in capo ai suoi pensieri, il programma di tutta la sua vita.

Fin dal 28 maggio 1893 scrivendo al nipote Bartolomeo Vercelli che stava per incominciare il Noviziato e diventare il Fr. Bonaventura, diceva: «Sia la santità l'unico scopo della nostra vita, chiediamo a Dio le grazie e le virtù di cui abbiamo bisogno, siamo fervorosi e allora conosceremo quanto sia dolce e soave il servire a Dio nella santa religione».

«Si, caro Fratello, facciamoci santi, preghiamo il Signore che ci renda tali perché da noi possiamo solo fare il male». (18.7.1894)

«Ricordiamo a vicenda la risoluzione presa di andare sempre avanti nella perfezione.

Iddio ci vuole santi! Che importa a noi l'aver lasciato il mondo se non ci facciamo santi?

Fratello Bonaventura, al giorno del giudizio si vedrà ciò che avremo fatto». (25.8.1895)

«Bonaventura carissimo, se non ci facciamo santi siamo i più grandi sciocchi che esistano sulla terra….

Scrivo queste cose con un po' di forza prima per me e poi per Lei perché al fin dei conti sarebbe tempo di non contentarsi di parole, ma di venire ai fatti». (13.7.1899).

Tali promettenti inizi del giovane Fratello ci dicono lo slancio e ci svelano la sua decisione di farsi santo spiegandoci il testo autografo che il nostro Fondatore appose sul frontespizio delle Regole nel consegnarcele dopo l'approvazione:

«Ricevi le Regole e Costituzioni che Gesù Crocifisso ha preparato per farti santo con la protezione della SS. Vergine.

Fr. Teodoreto»

Ma non c'era incontro, non ritiro, non conferenza che il suo animo grande non ripetesse sempre una sola esortazione:

«Dobbiamo metterci sulla via che conduce alla perfezione». (6.9.1918)

«Farsi santi, lo dico in questi giorni ai Fratelli negli esercizi e ne ho bisogno anch'io. Facciamoci santi». (5.8.1928)

«Dobbiamo tendere alla santità non ordinaria, perché siamo in una opera non comune». (23.419.1928)

Però le sue esortazioni non erano mai inopportune, ma sempre fatte a tempo debito e con la delicatezza dei santi mostrava la via della perfezione ai suoi figli spirituali.

«La magnificenza del creato deve servirci per salire a Dio», ecco la sintesi di un suo discorso durante il pellegrinaggio al santuario di S. Ignazio del 17.8.1918.

E ancora. «Non si diventa perfetti tutto in una volta, perché la perfezione è un assiduo e faticoso sforzo». (4.12.1927)

Ma questi frutti spirituali devono maturare sotto l'azione fecondatrice del Sole Eucaristico perciò Fr. Teodoreto desidera di avere nei ritiri il SS. Sacramento tutto il giorno esposto e ha l'intenzione di formare due gruppi che fanno il ritiro, uno composto dagli Effettivi e l'altro dagli Aspiranti.

Il primo diretto da Lui ed il secondo da un socio che faccia delle esortazioni, perché i piccoli bisogna aiutarli, infervorarli". (9.10.1918)

Conosceva che l'entusiasmo giovanile è capace di tutti gli slanci generosi e di tutti i sacrifici, quindi animava i suoi catechisti ai grandi ideali:

«Il Signore aspetta dalla nostra Unione cose non ordinarie. Fate perciò onore all'Unione». (24.8.1918)

«Siccome dall'Unione dovrà venire la riforma del mondo bisogna vi siano elementi scelti». (12.1.1919)

«Tenete fermo, continuate; io ho la certezza che la vostra opera si svilupperà moltissimo.

Avete una forma di organizzazione che si presta ad organizzare le famiglie a Gesù Crocifisso». (27.1.1943)

«I mezzi finanziari non ci devono preoccupare, essendo Opera di Gesù Crocifisso, il quale non lasciò mai mancare il necessario». (8.1.1929)

«Consiglia di stare allegri e soprattutto di pregare continuamente». (6.1.1918)

I suoi colloqui erano sereni, affettuosi e sempre ricordavano la grande necessità in cui si trova chi sta lottando per la propria santificazione «di non lasciarsi prendere da scoraggiamento». (1.6.1918)

Il suo temperamento era aperto e gioviale, ma sempre controllato da una volontà di perfezione per «avere dentro e fuori dell'Unione un contegno allegro, ma nello stesso tempo serio» (29.12.1918) «per aumentare sempre nella vita spirituale».

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