La paternità spirituale di Fratel Teodoreto |
La legge fondamentale della rinuncia per la perfezione e per il diritto alla paternità spirituale non solo gli era stata ricordata dalla pia suora di Clausura del Carmelo, ma aveva per Lui un valore di missione per il particolare invito rivoltogli da Gesù Crocifisso, tramite Fra Leopoldo il 27.10.1920:
«Dirai al Fratel Teodoreto da parte di me Gesù, padrone di tutti i santi e delle santificazioni, che se si sente di fare il sacrificio di tenersi come corpo morto, questo sarebbe il compimento della sua santificazione».
Non avere più volontà propria per ricercare ed eseguire in tutte le cose, piccole e grandi, quella di Dio.
Tutto ciò senza prendere gli atteggiamenti del sacrificato, ma sempre con la massima naturalezza.
Espressione indiscutibile della divina volontà fu sempre e solo l'ubbidienza ai Superiori dell'Istituto e alla Autorità Ecclesiastica.
«Specialmente noi – disse in un colloquio del 5.10.1928 – che abbiamo nell'Unione una data responsabilità dobbiamo immolarci al Signore anche con mortificazioni volontarie».
Ecco il suo programma di vita: morire a se stesso per dare la vita ai suoi figli appoggiandoli per il loro sviluppo all'Istituto dei Fratelli.
Nel 1929 iniziatosi il lavoro dei gruppi di aspiranti nelle varie Comunità si ricusava persino di firmare le lettere, ma desiderava fossero firmate dal Presidente, allo scopo di stabilire diretti rapporti tra Fratelli e Catechisti.
Si riteneva al di fuori delle decisioni dell'Unione, specie nel periodo della discussione delle Regole ch'Egli aveva diligentemente preparate, perché diceva al Presidente: «Tu hai le grazie di stato». (26.3.29)
Era un continuo rinnegarsi perché la vita si comunicasse ai figli.
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