Aspetti del messaggio di Fr. Teodoreto |
È il secondo atto del messaggio di opere di Fratel Teodoreto; è quanto gli è più proprio, più tipicamente suo; è quanto gli costò un quarantennio di fatiche e di prove dolorose, Fratel Teodoreto ne è il Padre, poiché la generò, gli profuse il meglio di sé, vi legò per sempre la propria reputazione di religioso e di educatore.
Se è vero che in certo modo l'unione nasce dalla "Devozione" ciò è solo nel senso che tramite la "Devozione" venne la spinta definitiva a realizzare quanto la prudenza di Fratel Teodoreto aveva già concepito; nel senso, ancora, che la " Devozione" costituì un orientamento per l'insegna da dare alla nuova associazione, una conferma per lo spirito che doveva animarla, un soccorso di nuove grazie celesti.
"Dirai al Fratel Teodoreto di fare ciò che ha in mente": questo detto rivolto da Gesù a Fra Leopoldo, detto che dà il "via" alla Unione, è la prova di quanto affermiamo.
L'idea esposta da Fratel Teodoreto al Francescano, data l'intimità dei loro rapporti, è semplicissima:
"… formare un'Associazione di giovani veramente buoni e aiutarli a condurre una vita intensamente cristiana".49
Quello che ora più importa notare, è il problema che con quell'idea si pensava di risolvere.
L'idea era nata a Fratel Teodoreto durante il secondo noviziato a cui egli prese parte nel 1906 a Lembecq-lez-Hall.
Tutti sanno che cosa significhi un secondo noviziato, questo importante periodo di approfondimento spirituale e apostolico della vocazione di Fratello.
Lo frequentano religiosi ormai esperimentati e maturi, ed è naturale che vi focalizzino i problemi più delicati e più urgenti della Congregazione, e se ne prospettino le soluzioni più meditate e conseguenti.
Il momento decisivo per la "nuova idea", fu con tutta probabilità durante la conferenza sulle "Opere di Perseveranza" tenuta dal C. Fr. Anacletus, Vice Presidente del Noviziato, il 16 settembre 1906 ( la data risulterà quanto mai significativa ).
L'oratore, quale ci appare dagli appunti di un uditore, è acuto ed energico, e si pone con intransigente lucidità di fronte al problema e alle sue conseguenze.
Senza opere che consentano di continuare e difendere l'educazione cristiana dei giovani che lasciano la scuola, tutta l'opera dei Fratelli - afferma l'oratore - non basta; dove esistono solo scuole ma mancano opere di perseveranza i Fratelli esercitano assai scarsamente la loro benefica influenza, non così dove queste ultime fioriscono.
È il pensiero di S. Giovanni Battista de La Salle, quello che lo condusse a realizzare l' "Ecole Domenicale".
L'oratore brevemente passa ad illustrare, raccomandandole all'attenzione di tutti le "Societées amicales" negli internati, i "Patronages" delle scuole ordinarie, le Conferenze di S. Vincenzo e per ultima l'Associazione di S. Benedetto Labre, nella quale il lavorare "énergiquement" alla propria perfezione e il mettersi a servizio della Chiesa sono gli scopi dichiarati.
Fratel Teodoreto, nel vigore delle forze fisiche e spirituali, sente tutta l'urgenza e l'estensione del problema.
Nella comunità di S. Pelagia da cui egli proveniva, s'erano già tentate soluzioni del gravissimo problema della "perseveranza".
" … ma la loro attività … era troppo esterna e non dava i frutti di vita cristiana giustamente attesi".50
Così, nella preghiera e nella riflessione, nacque la "nuova idea" …
Ma a considerare bene il nuovo progetto, si può constatare che non si tratta di un'associazione composta solo da ex-allievi, è qualcosa che oltrepassa il problema della perseveranza, e pone invece più esplicitamente quello della "maturità" cristiana degli allievi, di cui quello della perseveranza non ne è che un aspetto.
Certo, occorre assecondare la vita: ad una prima educazione occorre farne seguire una seconda e così via sino alla maturità.
Maturare è il solo modo di garantire il perseverare.
Ma questa tensione alla maturità non dev'essere solo proiettata nel tempi futuro, ma dev'essere presente all'esigenza e alla profondità irripetibile del tempo presente.
Del resto ogni età può avere qualcosa di incomunicabilmente "maturo".
In altre parole, se è vero che l'educatore si deve proporre nel tempo lo sviluppo della vita cristiana dei giovani affidatigli, questa maturazione non ci sarà mai se, proporzionalmente all'età degli allievi, non si indica loro un alto livello verso a cui tendere subito.
L'anelito alla perfezione dev'essere di tutti i tempi, perché la perfezione si possa poi concretare un giorno.
Se non si tende ad essere ottimi oggi, per quanto si vede e si può, non lo si sarà neppure domani.
Del resto l'"aurea mediocritas" non può essere il clima della scuola, tanto più se cristiana.
Se è vero che l'opera della scuola pur attraverso la cura del singolo, non giungerà di fatto che a promuovere solo un certo sviluppo generale, questi sarà sempre più basso se l'attività educativa non si snoda ispirandosi ad un'elevata perfezione possibile, e puntandovi meglio che può.
Ancora, se è vero che non tutti gli allievi riusciranno eccellenti, alcuni almeno lo potranno, ma guai se per essi l'educatore non avrà capacità e iniziative sufficienti.
Del resto l'atmosfera dell'ambiente educativo ha i suoi cardini nel maestro e nei discepoli migliori: il "tono" della scuola lo danno essi innanzi tutto.
D'altra parte, se "l'idea" di Fratel Teodoreto, pur nella sua semplicità non gli fosse parsa "nuova" e ardita, come spiegare le lunghe titubanze a realizzarla?
Perché non trapiantò tal quale presso la sua Comunità, la Società di S. Benedetto Labre già così feconda di frutti?
Lui pronto com'era ad accogliere ogni iniziativa che gli sembrasse efficace ed appropriata, lui così consenziente a tutta la più autentica tradizione del suo Istituto?
Infatti, non si trattava solo di costituire un'opera di perseveranza post-scolastica, che principalmente accogliesse ex-allievi; Fratel Teodoreto sentiva di dover accrescere nel cuore stesso della compagine scolastica, la tensione alla perfezione, al cristianesimo intenso ed integrale.
La perseveranza successiva non potrà avere migliori radici e migliori orientamenti.
Fratel Teodoreto, per la sua pietà e per il suo zelo è condotto provvidenzialmente ad incontrarsi con Fra Leopoldo, a stabilire con Lui una santa intimità, finché il giorno 23 aprile 1913, alle ore 17, apre all'amico tutto il suo cuore, concludendo: "Abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere, ché mi dispiacerebbe iniziarla e poi, dopo un breve tempo, doverla sciogliere".51
E la risposta del Signore fu quella che già sappiamo.
Così Fratel Teodoreto raccoglie il primo nucleo dell'Unione fra ex-allievi, ma fra gli allievi stessi posti sotto la sua giurisdizione: "Vennero subito scelti tre o quattro alunni delle classi più elevate dei cinque corsi elementari tenuti dai Fratelli nella città di Torino, nonché delle sei classi tecniche".52
"Nel novembre del 1914 si eseguì nelle classi serali, ciò che nel mese di aprile nell'anno precedente s'era fatto nelle classi diurne. Si riunirono cioè i migliori allievi e si propose loro di formare una Associazione di giovani ferventi nella pietà, amanti di Gesù Crocifisso e costanti nel dare buon esempio a tutti".53
L'Unione nasce così, in seno alla Scuola lasalliana, in forza del processo vitale e propulsivo di quest'ultima.
Non è una nuova "classe" fra le classi.
Nemmeno tende a sviare i Fratelli dalla scuola a cui sono votati, dagli esercizi di perfezione che sono propri del loro stato: anzi li richiama a tutto ciò, e fornisce loro un valido aiuto.
Infatti, l'Unione tende a sottolineare che la Scuola cristiana è palestra di vita cristiana, in cui il cristianesimo dev'essere presente e possibilmente vissuto in tutta la sua estensione attraverso l'istruzione, la cultura, l'educazione; cristianesimo del resto presentato come fondamento e corona di ogni ottima impresa privata e associata.
L'istruzione e la formazione religiosa deve presentare l'ideale cristiano delineando la sua portata dogmatica, ma anche la sua profondità morale e di grazia, dall'infimo grado di giustizia, sino ai consigli evangelici, sino alla vita di perfezione.
Tutto il clima educativo deve poter consentire l'esercizio della vita cristiana, la più intensa possibile.
Del resto, ogni Padre tende a comunicare al figlio il meglio di sé; perché così non dovrebbe essere di ogni religioso-educatore?
Siccome la Scuola cristiana si fonda sul Vangelo, non è da stupire se un Fratello come strumento ed esplicazione ad un tempo, di incremento cristiano della scuola ha pensato di maturarvi nel seno un organismo che più intensamente la sensibilizzi nei riguardi della perfezione cristiana, fornendole una strutture di consolidamento per i giovani più generosi.
Del resto, lasciata la scuola, se non è facile costituire indefinite comunità di studio per gli indefiniti problemi culturali, scientifici ed economici che la vita semina lungo le indefinite vie che i giovani prenderanno, è pur sempre possibile tornare a quell'unico necessario che è il Vangelo.
L'elemento fondamentale di ogni vita è il fermento cristiano, che occorre difendere, mantenere e sviluppare; è l' "apertura" cristiana al mondo e agli uomini; è la "prospettiva" cristiana, quella che favorisce innanzi tutto, la civiltà cristiana.
L'amore di Dio è prima di tutti gli amori onesti e dovuti, così come l'amore cristiano del prossimo è il fondamento di tutti i possibili rapporti umani.
E i "fondamenti" e i "fini ultimi" della vita, e i mezzi necessari per conseguirli nel modo più puro, la scuola li deve dare, se vuol ottemperare al suo scopo educativo ed orientativo, e non puramente istruttivo. La Scuola, infatti, non è principalmente una "tecnica", è "un'arte".
Non c'è dunque da stupire se Fratel Teodoreto, direttore di Scuola cristiana, pensa di costituire un'Associazione che consenta a quelli che oggi sono gli allievi e domani ex-allievi, la perfezione cristiana, propria nella loro condizione di secolari.
Con questo non ha voluto dichiarare la scuola impotente allo scopo, ma semplicemente l'ha approfondita secondo le sue esigenze più specifiche e profonde.
Indice |
49 | Fr. Teodoreto, Come nacque l'Unione, in Riv. Lasalliana, ano I, n. 1, pag. 129. |
50 | ibid., pag. 129. |
51 | Fr. Teodoreto, in Fra Leopoldo, pag. 135. |
52 | Ibid., pag. 135. Cfr. Riv. Lasalliana n. 1, a. I, pag. 103 |
53 | In Riv. Lasalliana, art. 1, n. 2, pag 342. |