Origini della "Divozione" |
Cosicché i figli spirituali di Fratel Teodoreto, applicando a mano a mano i detti di Fra Leopoldo, prima senza saperlo, poi volutamente, sono riusciti a mettere in piedi una Scuola tecnico-professionale, nell'ordine dell'amor di Dio e del prossimo, completamente gratuita, per operai e figli di operai, preferibilmente poveri.
La quale, pur non essendo ancora come proporzioni quel che deve essere, incomincia tuttavia a farsi sentire.
Ma quel che non si è detto ancora è questo: mentre il nuovo direttore della Scuola di via delle Resine, Fratel Isidoro di Maria fsc., studia nel novembre del 1919 il modo di lanciare una Scuola popolare gratuita di carattere professionale.
Fra Leopoldo, completamente all'oscuro di codesto progetto, esattamente il 24 novembre 1919, mentre recita la Divozione a Gesù Crocifisso e sta per incominciare l'Adorazione della piaga della mano sinistra del Salvatore e la conseguente preghiera per i peccatori, specialmente gli irriducibili in punto di morte, si sente dire dal Crocifisso:
« Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si deve aprire una Casa di Carità, per far imparare ai giovani Arti e Mestieri ».
Questo avviene a Torino, nell'immediato dopo-guerra, in quel periodo di fermento disorientante di lotta di classe, che si inasprisce ed eccede in incendi di chiese, in fatti di sangue e nell'occupazione delle fabbriche da parte delle guardie rosse ( agosto 1920 ).
Mentre la società malata sta per sussultare in delirio, ecco che le si appresta la formula della medicina salutare.
Occorre che la formula venga preparata in medicina attiva.
Occorre più che mai. Oggi più di ieri. Domani più di oggi.
Non ci vuole soltanto l'operaio specializzato, ma il cittadino, l'uomo, il cristiano.
Bisogna incominciare dai giovani. Ci vuole la scuola.
È urgente « educare operai e dirigenti ai principi del Santo Vangelo ed alle regole sociali emanate dai Sommi Pontefici in questi ultimi tempi », erigendo scuole così fatte « in tutte le Diocesi per la riforma del mondo mediante la carità cristiana per la soluzione del grave problema che tiene in lotta padroni ed operai » ( sono sante parole di Fratel Teodoreto! ).
Nessuno che abbia a cuore le sorti del mondo civile, può mettere in dubbio la solidità valida della formula.
Ne lo mettevano in dubbio i componenti del Comitato preposto a quel primo progetto del 1919-1920.
Ma la sua impostazione, inizialmente troppo vasta - contrariamente alle esortazioni prudenti dei due Fratelli, mèmbri del Consiglio esecutivo - determinò dubbi, perplessità, astensioni.
E la divisione si scavò poi incolmabile di fronte al quesito della denominazione da adottarsi: se si dovesse inserire o no nel titolo della Scuola - ad enunciazione programmatica ed a garanzia di fedeltà al fine soprannaturale - il termine Carità.
Qui non interessa, per non uscire dal seminato, accennare ai particolari della vicenda di quel primo progetto.
Basterà dire che, sempre contrariamente al parere espresso dai Fratelli in Consiglio, il termine « Carità » fu soppresso, per non urtare gran parte dei promotori e per scongiurare quindi il naufragio del progetto.
Interessa invece mettere a fuoco questo:
1. Si è già detto che, quanto alla Divozione, Fra Leopoldo ignorava completamente, all'inizio dei suoi colloqui col Crocifisso, a chi alludesse l'espressione di « fratelli laici ».
Come pure, quanto all'Unione Catechisti, egli era del tutto all'oscuro, nel 1906, del disegno di Fratel Teodoreto di fondare un'associazione di giovani che conducessero una vita intensamente cristiana.
Allo stesso modo, non fu per nulla al corrente, nel 1919, dell'idea di Fratel Isidoro di Maria di far sorgere una scuola professionale popolare di tipo gratuito.
Quel che colpisce è che, nonostante codesta totale ignoranza di fatti avvenire o presenti, il pio laico francescano abbia annotato nel suo Diario, alle stesse identiche date, frasi che si riferiscono inequivocabilmente a quei fatti e ne predicono gli sviluppi grandiosi: ripetutamente, anzi addirittura con un'insistenza che fa davvero meraviglia.
E non si è meno vivamente colpiti constatando che in tutti tre i casi si tratta sempre e soltanto di attività condotta ( Divozione ) o di progetti ideati ( Unione Catechisti e Casa di Carità Arti e Mestieri ) da Fratelli delle Scuole Cristiane.
2. Non basta. In questo caso si ha un elemento che è come la prova del nove per la moltiplica.
Come ad indicare che sono proprio i Fratelli che si devono occupare delle Case di Carità Arti e Mestieri.
Anche quest'Opera è proprio affidata a loro.
Poiché, quel che non riesce fatto all'eccellente Fratel Isidoro di Maria volendo, riesce invece senza volerlo a Fratel Teodoreto, per mezzo dei suoi Catechisti, i quali si accorgono a poco a poco di tradurre in atto i detti del Diario di Fra Leopoldo.
3. Tra i quali detti, per non citarne che uno, assolutamente chiaro ed inoppugnabile, c'è questo, scritto di pugno di Fra Leopoldo su un foglio sciolto, la cui riproduzione fotografica è esposta nella vetrina della saletta dei « ricordi » nella Casa di Carità A. M.:
« 6 gennaio. Epifania del Signore » ( l'anno che è taciuto, è certamente il 1921, per ragioni facilmente desumibili ).
« …Benedite, o Signore, i Benefattori e tutti quelli che si interessano per la Casa, che diverrà con l'aiuto di Dio e colle premure e pazienza la riforma del mondo - Queste scuole devono sempre sussistere in mano a Religiosi Fratelli delle Scuole Cristiane.
È Opera di Dio e di sua misericordiosissima volontà, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime ».
Non pare si possa con maggior evidenza riferire ai Fratelli la missione di cui sono investiti, secondo i detti di Fra Leopoldo, anche per le Case di Carità A. M., da moltiplicarsi nel mondo.
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