La via crucis alla luce dei Vangeli e della Sindone |
Testo di Oreste Favaro
I Vangeli raccontano che Giuseppe d'Arimatea ottenne da Pilato il corpo morto di Gesù, lo depose dalla croce e lo avvolse in un lenzuolo. ( Mc 15,43-47 )
La Sindone di Torino, secondo una antica e documentata tradizione, sarebbe proprio questo lenzuolo: in greco, "Sindon".
Sopra di essa scorciamo impressi i caratteristici segni della Passione di Cristo con una, tale evidenza da offrire l'impressionante ritratto di un corpo martoriato e sfigurato.
Viene spontaneo domandarsi se questa singolare reliquia sia veramente il lenzuolo funebre di Cristo e perciò una testimonianza autentica della sua Passione.
La risposta a questo interrogativo non rappresenta direttamente un problema di fede, ma di scienza.
La Chiesa cattolica non intende pronunciare giudizi di autenticità sulla Sindone e la venerazione religiosa di cui la circonda si riferisce unicamente alla persona di Cristo.
Il Papa Paolo VI, recentemente scomparso, così si espresse in occasione della prima Ostensione televisiva:
" Qualunque sia il giudizio storico e scientifico che valenti studiosi vorranno esprimere circa codesta sorprendente e misteriosa reliquia, noi non possiamo esimerci dal fare voti che essa valga a condurre i visitatori non solo ad una assorta osservazione sensibile dei lineamenti esteriori e mortali della meravigliosa figura del Salvatore, ma possa altresì introdurli in una più penetrante visione del suo recondito e affascinante mistero. "
Le parole del Papa contengono un duplice invito: ad interrogare la critica scientifica sul problema della autenticità della Sindone e poi ad interrogare la Sindone stessa, come testimonianza storica sull'affascinante mistero della Passione di Cristo.
Anzitutto, qual è la storia della Sindone?
I documenti storici finora scoperti non sono sufficienti a ricostruire in modo sicuro il cammino compiuto da questa reliquia per arrivare sino a noi.
La Sindone fu conservata per qualche secolo a Gerusalemme, dove le principali reliquie della Passione di Cristo furono raccolte per ordine di Sant'Elena.
Un'altra tappa sicura del suo cammino fu Costantinopoli, dove risulta venerata ancora nel 1147 dal re di Francia Luigi VII.
Da Costantinopoli scomparve, probabilmente nel 1204, in occasione del saccheggio avvenuto durante la quarta Crociata, infatti un crociato francese, Roberto De Clary, afferma: " Nessuno però sa, né greco né francese, dove essa sia andata a finire quando la città fu presa. "
Per un secolo e mezzo non si seppe più nulla della Sindone.
Nel 1353 essa ricomparve improvvisamente in Francia, nelle mani di un nobile e pio personaggio, Goffredo Di Charny, che fondò, per custodirla degnamente, una Collegiata a Lirey.
Da questa data in poi la storia della Sindone è sicura.
Nel 1452 fu ceduta da Margherita di Charny ad Anna di Lusignano, moglie del Duca Ludovico di Savoia, e trasportata a Chambery.
Nel 1532 un grave incendio scoppiato nella Sainte Chapele di Chambéry per poco non la distrusse.
Da quattro secoli esatti la Sindone si trova a Torino.
Vi fu trasportata nel 1578 dal Duca Emanuele Filiberto per assecondare il voto di San Carlo Borromeo di recarsi a piedi a venerarla.
Dal 1694 la Sindone è riposta nella splendida, cappella del Guarini, sopra l'altare centrale disegnato dal Bertola, dentro un'urna d'argento, protetta da un'arca lignea e da quattro grate di ferro.
Le esposizioni pubbliche della Sindone, dette Ostensioni, avvengono raramente.
Le ultime due Ostensioni furono effettuate: nel 1931, per solennizzare il matrimonio del Principe di Piemonte Umberto di Savoia e nel 1933 per il 19° centenario della Redenzione.
Nel 1973 la Sindone fu mostrata per la prima volta attraverso la televisione.
L'Ostensione del 1978 commemora il 4° centenario del trasporto della Sindone a Torino.
Particolarmente famosa fu l'estensione del 1898, quando la Sindone venne fotografata, per la prima volta, dall'avvocato torinese Secondo Pia.
La fotografia della Sindone fu un'autentica rivelazione; risultò infatti che l'immagine sindonica aveva i chiaroscuri invertiti come un negativo fotografico, perciò l'inversione opposta, realizzata appunto dal negativo fotografico della Sindone, rivelò la vera immagine impressa sul Lenzuolo.
Il Volto autentico dell'Uomo della Sindone era rimasto nascosto per secoli dietro i segni indecifrabili di quel misterioso negativo fotografico, in attesa che la fotografia lo rivelasse proprio agli uomini del nostro tempo.
Quando l'avvocato Secondo Pia sviluppò la grande lastra di vetro usata per la prima fotografia, vide apparire in quel negativo fotografico un'immagine dalla bellezza così insospettata e commovente che le sue mani incominciarono a tremare e per poco non lasciarono cadere la preziosa e fragile lastra.
La fotografia stessa della Sindone costituì un formidabile argomento a favore della sua autenticità.
Chi avrebbe potuto dipingere, operando una inversione fotografica delle luci e delle ombre come nel negativo fotografico?
E tutto ciò prima, che si scoprisse la fotografia e l'inversione fotografica dei chiaroscuri.
La fotografia diede pure l'avvio alla scoperta della Sindone da parte della scienza.
Uno studioso famoso, l'Accademico di Francia Ives Délage la studiò con attenzione dal punto di vista medico e scrisse: "Il negativo fotografico fa apparire una perfezione anatomica ed un carattere estetico che nulla in precedenza avrebbe lasciato supporre.
Il corpo assume una modellatura esattissima. "
Quanto poi al Volto sindonico egli lo definì: " D'una bellezza tanto mirabile dal punto di vista espressivo che, secondo il giudizio di pittori di gran valore, nessuno dei Volti di Cristo degli artisti del Rinascimento lo supera. "
Queste constatazioni erano favorevoli alla autenticità anche sotto l'aspetto della critica dell'arte, infatti non poteva essere esistito prima del 1350 un artista, rimasto sconosciuto, senza maestri, né allievi, né altre opere d'arte dipinte da lui stesso, che avesse dipinto con una perfezione anatomica ed una tecnica dello sfumato paragonabili al Leonardo.
Dopo il Délage, che sostenne l'autenticità della Sindone in una relazione all'Accademia di Francia, una lunga ed appassionata schiera di studiosi si interessò dell'argomento: storici, archeologi, periti tessili, chimici, fisici, esegeti, ma soprattutto medici.
La perfetta corrispondenza della Sindone con l'anatomia, la chirurgia, la circolazione sanguigna, la neurologia furono messi in evidenza da medici di fama mondiale come il Vignon, Giovan Battista Judica Cordiglia, Gedda, Romanese, Barbet, Hyneck.
Ma la Sindone non aveva, ancora finito di riservare delle sorprese sul piano scientifico.
In occasione delle perizie eseguite sulla Sindone nel 1969 dalla Commissione di esperti nominata dal Card. Pellegrino, il prof. Judica Cordiglia scattò delle fotografie a raggi ultravioletti ed alla luce di Wood.
Queste immagini vennero inviate a due tecnici americani del Laboratorio di Pasadena, che le sottoposero allo stesso procedimento di scomposizione e di analisi a cui sono state sottoposte le immagini di Marte.
I risultati furono sorprendenti; il famoso computer di Pasadena diede immagini tridimensionali dell'Uomo della Sindone, dimostrando che il Lenzuolo avvolse realmente un uomo.
Non tutte le perizie scientifiche del 1969 furono però favorevoli alla autenticità.
Risultarono negative le analisi circa la natura sanguigna delle impronte sindoniche, anche se i periti affermarono di non poter esprimere un giudizio definitivo certo.
D'altronde la presenza di sangue sul Lenzuolo non è richiesta per la sua autenticità, soprattutto nell'ipotesi di una origine termica delle impronte.
Proprio in occasione di tali perizie, il professore svizzero Max Frei, già Direttore della Polizia Scientifica di Zurigo, ebbe l'intuizione di affrontare lo studio della Sindone da un altro lato: la palinologia, che significa "scienza del polline".
L'archeologia più moderna, per datare e localizzare i reperti storici più antichi, individua le caratteristiche dei vari pollini presenti in tali oggetti e li confronta con i pollini fossili di varie epoche e raccolti in terreni diversi.
Il prof. Frei analizzò con tale metodologia i campioni della polvere finissima che nel 1969 poté prelevare dalla superficie della Sindone.
I risultati furono sorprendenti; insieme ai pollini di origine europea, egli ne trovò delle varietà presenti unicamente in Turchia ed altre esistenti solo in Palestina.
Alcuni campioni di polline appartengono a specie vegetali estinte e si trovano unicamente in reperti archeologici del tempo di Gesù.
Max Frei, che non è cattolico, pubblicando i risultati del suo studio nella primavera del 1976, dichiara: " Non so se in questo Lenzuolo sia stato avvolto il corpo di Gesù, posso però affermare, con certezza, che il tessuto risale all'epoca di Cristo e che è stato esposto, senza dubbio alcuno, in Palestina, Turchia, Francia e Italia, nelle epoche in cui la storia conferma che la Sindone si trovava in quei luoghi. "
Ci resta ancora da parlare dell'esame della Sindone sotto l'aspetto medico.
È lo studio più interessante per noi, e non soltanto perché le osservazioni fatte sulla Sindone da famosi studiosi di medicina legale, anatomia, chirurgia, neurologia costituiscono degli argomenti molto forti a favore della sua autenticità, ma soprattutto perché queste analisi scientifiche proiettano una luce nuova sui Vangeli della Passione, descrivendo le sofferenze di Cristo in tutto il loro crudele realismo.