Ritiro del 14/1/1996
1 - Quante volte abbiamo chiesto al Signore che il suo regno venga
2 - Regno di Dio, ben diverso da quello che avevamo immaginato
3 - La ricchezza vera è quella di possedere, di entrare nel regno di Dio
4 - Il regno comporta delle intime relazioni tra il Padre e i suoi figli
5 - Venga il tuo regno, di amore, di misericordia
6 - Sei stolto e vano se brami altro oggetto all'infuori di Gesù
7 - "Convertitevi e credete al vangelo"
8 - La pienezza della legge è l'amore
9 - Dio ci ama, il suo regno è un regno di amore
Pensate quante volte abbiamo chiesto al Signore che il suo Regno venga, con la preghiera più bella che Gesù stesso ci ha insegnato!
Marco ci riporta la dichiarazione sul mistero del regno data da Gesù ai Dodici e in seguito non manca di sottolineare la cecità dei discepoli, la loro mente ottusa ( Mc 6,52 ).
Noi sappiamo che non era facile per gli apostoli capire che significato potesse avere il regno di Dio portato da Gesù e non l'avevano ancora focalizzato.
Possiamo constatare quale fu la speranza dei discepoli di Gesù fino al momento della sua partenza terrena; avevano capito poco o nulla e non riuscivano a comprendere questa preghiera in cui si chiedeva, fra le altre cose importanti per la vita di ogni uomo, che venisse il regno di Dio.
Infatti proprio allora chiesero ancora al Maestro se avrebbe restaurato il regno d'Israele: a loro stava a cuore questo ( At 1,6 ); la domanda contrastava con le parole che Gesù aveva rivolto loro riguardo al regno di Dio.
Quante volte Gesù ha parlato del regno di Dio, anche con delle parabole per farsi comprendere meglio.
Nel corso delle sue apparizioni postpasquali ( At 1,3 ) il Maestro voleva inculcare loro un'altra concezione del regno e solo dopo l'ascensione, grazie alla luce dello Spirito Santo, essi poterono comprendere ciò che Gesù aveva loro insegnato.
La Pentecoste fu per loro una manifestazione visibile dell'instaurazione del regno di Dio, ben diverso da quello che avevano immaginato.
Sulle labbra di Gesù, l'espressione: regno di Dio aveva una portata ben superiore a quella del regno, che era stato oggetto della speranza giudaica.
Quando il Messia parla del compimento dei tempi, intende una pienezza, che supera di molto tutti i tempi precedenti; quando annuncia il regno, egli pensa a un regno di Dio, la cui presa sarà molto più profonda di quanto le profezie lascino intravedere e si pone al di sopra delle ambizioni che animavano il popolo eletto.
Quando i Magi vanno a cercare Gesù e chiedono dove sia nato il re dei Giudei, mandano in crisi Erode: non ci potevano essere altri re oltre a lui.
Ecco quanto era inculcata l'idea che non poteva esserci altro regno al di fuori di quello umano e quindi dei potenti: più potenti erano e più il loro regno era vasto ed era forte.
Pensate come fosse dunque difficile per Gesù tradurre concretamente il significato che doveva avere il regno di Dio per l'uomo.
Gesù dimostra che non è al servizio di alcun regno terrestre e respinge la tentazione che fa balenare ai suoi occhi il possesso dei regni del mondo: "Se mi adorerai tutto questo sarà tuo", gli dice il diavolo nel deserto.
Ma la ricchezza vera è quella di possedere, di entrare nel regno di Dio; nessun regno nazionale può identificarsi col regno di Dio, regno assolutamente universale, il regno per eccellenza.
Perciò la gioia che Gesù apporta al popolo giudaico non può essere quella della vittoria sui nemici, né quella del suo dominio sugli altri popoli e nemmeno quella di uno sviluppo armonioso e prospero delle nazioni.
Gesù respinge pure ogni orientamento verso un regno messianico, che comporterebbe l'abbondanza dei beni materiali.
Mette in guardia contro i pericoli delle ricchezze e di questi regni che basano la loro potenza e il loro prestigio sui beni materiali, che oggi ci sono e domani sfumano e possono non esserci più.
Gesù non promette l'instaurazione di un regime in cui le relazioni sociali sarebbero esenti da ogni ingiustizia: la povertà soppressa e la violenza esclusa.
La preghiera che Gesù insegna ai suoi discepoli - e anche a noi - è quella in cui si chiede al Padre che il suo regno venga.
Il regno comporta essenzialmente delle intime relazioni tra il Padre e i suoi figli: egli offre la benevolenza di un amore paterno e chiede il calore di un atteggiamento filiale.
Che bello dare calore alla preghiera, dare calore alle nostre opere, dare calore alle nostre relazioni, dare calore al perdono, alla misericordia, al servizio nella carità verso i fratelli e le sorelle bisognosi!
Un piatto di minestra a un povero lo può dare chiunque, ma se è dato con calore e amore quel piatto di minestra acquista un sapore stupendo.
Ciò che si dà deve contenere, oltre ciò che rappresenta, questo calore di relazione umana, che si fonda nella carità.
È Cristo Gesù che ci spinge a donare, ciò che da Dio gratuitamente riceviamo.
Questa benevolenza che viene dal cielo è fonte di gioia, come la fiducia filiale che risponde ad esso.
E, più esattamente, Gesù ha messo in evidenza l'eternità della gioia che segna l'instaurazione del regno: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio" ( Mt 22,2 ).
Ecco allora che noi nel Padre nostro chiediamo questo grande dono, come figli di un Padre che non lascia mancare nulla di ciò di cui le sue creature hanno bisogno.
Padre nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno, di amore, di misericordia.
O Cristo Gesù vieni con la potenza dello Spirito Santo a ricreare una umanità nuova!
Venga il tuo regno, o Padre, il mondo ha bisogno di questo regno e non di altri regni.
E con la liturgia così preghiamo: "Con olio di esultanza hai consacrato sacerdote eterno e re dell'universo il tuo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli sacrificando se stesso, immacolata vittima di pace, sull'altare della croce operò il mistero dell'umana redenzione.
Assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace".
Molto significativo quanto in merito l'Imitazione di Cristo ci propone come riflessione: "Benedetta l'ora in cui Gesù chiama dalle lacrime alla gioia dello Spirito!
Come arido e duro è il tuo cuore senza Gesù e come sei stolto e vano se brami altro oggetto all'infuori di Gesù.
Non è forse codesto un danno peggiore che quello di perdere tutto il mondo?
Che ti può dare il mondo senza Gesù?".
Che ci danno i regni degli uomini, che cosa aggiungono all'uomo questi regni umani?
"Essere senza Gesù è un insopportabile inferno, mentre essere con Gesù è un dolce paradiso.
Se sarà con te Gesù non vi è nemico che ti possa nuocere; chi trova Gesù trova un bene che è un tesoro, anzi il bene che è sopra ogni bene.
Invece chi perde Gesù perde tutto e molto più che se perdesse tutto il mondo.
Immensamente povero è chi è senza Gesù e immensamente ricco chi sa stare bene con Gesù.
Grande arte è quella di saper vivere insieme con Gesù e grande saggezza quella di saperti conservare Gesù".
"Il regno di Dio è in mezzo a voi", ci dice Lc 17,21 .
"E dopo che Giovanni fu consegnato, venne Gesù nella Galilea proclamando il Vangelo di Dio e diceva: "È giunto il momento: il regno di Dio è qui"": è finita l'attesa, il regno di Dio è giunto.
E poi due imperativi forti carichi dell'amore di Dio: "Convertitevi e credete nel vangelo" ( Mc 1,14-15 ).
E con il Sal 4,3-4.6 così preghiamo: "Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?", quando vi deciderete a cambiare? cosa aspettate ancora?
"Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco".
Ecco allora che la preghiera deve essere animata dallo Spirito Santo e il nostro cuore deve essere attento all'azione dello Spirito Santo.
Dobbiamo abbandonarci allo Spirito per entrare in comunione d'amore col Padre nostro celeste: "Offrite sacrifici di giustizia e confidate nel Signore".
"Fino a quando andrete vagando, o figli ribelli?" ( Ger 31,32 ).
E con il Sal 118 così stupendamente preghiamo: "Signore, angoscia e affanno mi hanno colto"
- quanti fratelli e sorelle sono nell'affanno e nell'angoscia! -
"ma i tuoi comandi sono la mia gioia" - il segreto della gioia sta nei comandamenti del Signore, nella legge del Signore, che è legge di amore: amore verso Dio e amore verso il prossimo.
La pienezza della legge è l'amore, non il Codice di Diritto Canonico o le nostre Regole.
Servono, sono utili, sono una strada maestra, è vero, che non permette di andare un po' a destra e un po' a sinistra, ci danno una certa sicurezza nel nostro cammino di vita.
Ma la pienezza della legge di Dio è l'amore e l'amore non ha altra legge che l'amore stesso.
"Grande pace per chi ama la tua legge, nel suo cammino non trova inciampo; io custodisco i tuoi insegnamenti e li amo sopra ogni cosa" ( Sal 119,143.165.167 ).
"Entri il re della gloria, il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia": entri il Signore nei nostri cuori, nella nostra vita, nei nostri gruppi, nelle nostre comunità, nella nostra Chiesa; sia lui il Signore della vita.
Così Gesù prega per noi il Padre: "Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto.
Questi sanno che tu mi hai mandato e io ho fatto conoscere loro il tuo nome - "Sia santificato il tuo nome" - e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" ( Gv 17,25-26 ).
Il regno di Dio è un regno d'amore e il suo regno si stabilirà mediante l'annunzio del suo Vangelo: ( At 1,8 ).
Egli tuttavia è re, come proclama la predicazione cristiana che gli applica le Scritture profetiche: il re di giustizia del Sal 45,7 = Eb 1,8; il re sacerdote del Sal 110,4 = Eb 7,1;
Lo era misteriosamente fin dall'inizio della sua vita terrena, come sottolineano gli evangelisti raccontando la sua infanzia: Lc 1,33, Mt 2,2;
Ma la sua regalità, che non è di questo mondo ci dice Gv 18,36, non fa in alcun modo concorrenza a quella dei re terreni.
I cristiani ne diventano sudditi quando Dio Padre li strappa "dal potere delle tenebre per trasferirli nel regno del Figlio suo, nel quale hanno la redenzione" ( Col 1,13 ).
E concludendo vogliamo pregare così, guidati dallo Spirito Santo: "Dio di misericordia, Padre Santo, chinati su di noi con tutta la tua tenerezza.
Tu sei fonte di amore, riempi il nostro cuore della tua grazia, della tua vita, della tua gioia, del tuo perdono, della tua bontà.
Il tuo regno, o Dio Padre buono, vinca le forze del male ed entri nel cuore del nostro mondo con il dono della pace".
Allora, cari fratelli e sorelle, Dio ci ama, il suo regno è un regno di amore.
Dio è vivo in mezzo a noi, è luce che dissolve le tenebre del nostro tempo così tenebroso.
Il regno di Dio è un regno di luce, dove c'è Dio lì c'è il suo regno.
Il regno di Dio è un regno di misericordia; Dio è perdono e amandoci ci purifica da ogni nostro peccato e ci perdona e con il dono della sua grazia ci riveste della sua bellezza.
Dio è fonte di salvezza, Dio è gioia, è un regno di gioia il suo regno e in Cristo Gesù nello Spirito Santo, è dono di gioia alle sue creature: Cristo Gesù fonte della gioia del Padre e dello Spirito Santo.
Dio ci è Padre, Dio è vita, Dio è amore per tutte le sue creature. "È giunto il momento - ci dice Gesù e sono le prime parole che l'evangelista Marco ci riferisce di lui - il regno di Dio è qui. Convertitevi e credete nel Vangelo".