Ritiro del 14/4/1996
1 - Rimetti a noi i nostri debiti
2 - Il Padre esige la cooperazione umana
3 - Il perdono donato alle sue creature
4 - Sacramento della riconciliazione
5 - Chiediamo perdono per noi
Continuiamo il nostro cammino di riflessione sulla petizione "Rimetti a noi i nostri debiti" e fissiamo per un momento ancora la nostra attenzione sulla parola "debiti", che è intenzionalmente usata da Gesù per sottolineare un aspetto essenziale del peccato.
Altrove, come nella parabola dei due debitori ( Lc 7,41-42 ) il Maestro presenta il peccatore come un debitore.
Nella parabola del debitore spietato ( Mt 18,23-25 ) evoca il peccato come un debito di proporzione immensa, impossibile da pagare e con ciò attira l'attenzione sull'offesa fatta a un Dio di infinito amore.
Solo l'amore misericordioso di Dio può riscattare con il suo sangue prezioso versato sulla croce il peccato dell'uomo: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo".
Non ci sono soldi per pagare il riscatto dal peccato, solo Cristo Gesù, con la sua vita e con il suo sacrificio ha potuto riscattare il peccato del mondo.
Il peccato può essere considerato nell'atteggiamento di rivolta e di disobbedienza che vi si esprime, negli effetti dannosi che produce nel peccatore stesso.
Qui è considerato come un debito contratto verso Dio e Gesù non ci fa chiedere al Padre di cancellare la colpa, di purificare l'anima colpevole, ma di rimettere il debito, cioè di perdonare l'offesa, di cancellare il male; ciò che si tratta di ottenere prima di tutto è la cancellazione o remissione dell'offesa.
Il peccato è un'offesa fatta a Dio ed è al Padre che ci rivolgiamo per chiedere che rimetta i nostri debiti; il pensiero torna qui al figlio prodigo che, pentito, viene ad implorare il perdono del padre: Andrò da mio padre, consegnerò a lui il mio peccato e lui mi rivestirà della sua grazia.
"Rivestitelo, ordina il padre, della veste più bella - "Lavami e sarò più bianco della neve" -, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi", cioè ridategli la dignità che il peccato gli aveva tolto.
Peccare significa perdere la propria dignità di figli di Dio e ritornando a lui egli ci riveste della nostra dignità di uomini, di cristiani, di suoi figli, di sue creature.
E il padre attendeva che quel giovane si rialzasse (naturalmente l'energia, la forza gliel'ha donata il Signore), aspettava questo primo passo e risponde riversando sul figlio tutto il suo amore misericordioso: "Ammazzate il vitello grasso, facciamo festa… era morto ed è tornato in vita".
Come sempre in tutta la sua opera di salvezza, il Padre esige la cooperazione umana; egli è sempre disposto a perdonare, mai viene meno il suo perdono, tanto meno la sua misericordia, ma vuole che noi chiediamo perdono con umiltà e fiducia.
Dio ci ama, non dimentichiamolo mai: egli ci perdona amandoci.
Tra i profeti, soprattutto Geremia ha moltiplicato le immagini per mostrare fino a che punto il cuore dell'uomo è incrostato dal peccato e ha continuamente bisogno di purificazione, di compiere un cammino sempre più impegnato di conversione e quindi di santificazione.
Egli parla di cuore ostinato e perverso ( Ger 3,17 ), sviato e ribelle ( Ger 5,23 ), di cuore malvagio ( Ger 7,24 e Ger 11,8 ), cuore indurito, cuore di pietra ( Ger 9,13 e Ger 13,10 ), complicato e impenetrabile ( Ger 17,9 ).
È con questa consapevolezza che il salmista invoca la potenza creatrice di Dio e la fermezza del suo spirito.
E allora dicendo: "Rimetti a noi i nostri debiti", il cristiano si appella non soltanto alla misericordia di Dio, ma alla sua potenza; chiedere il perdono dei peccati, significa riconoscere la propria impotenza, proclamare la propria fiducia nella misericordia del Padre, affidarsi alla sua potenza che continuamente rinnova.
Ecco cosa significa chiedere il perdono dei peccati, ecco anche il cammino della conversione.
E non dimentichiamo che per il Padre il perdono donato alle sue creature è una grande gioia, anche perché è lui stesso fonte di ogni gioia.
Non che noi aggiungiamo qualcosa a ciò che il Padre già ha, ma il Vangelo parla della gioia del Padre per un peccatore pentito; gioia che viene donata anche al cuore del figlio, fin dal momento in cui consegna i suoi peccati perché vengano rimessi anche agli altri.
Ecco lo spazio per la gioia di Dio in noi: il Figlio è la gioia del Padre e lo Spirito santo è Spirito di gioia e il suo desiderio è che il perdono diventi una festa per l'intera famiglia: "Facciamo festa: era morto ed è tornato in vita".
Così nella parabola del pastore e della pecora ritrovata ( Lc 15,4-7 ): Gesù ne va alla ricerca, spinto dall'amore, la ritrova e tutto contento se la pone sulle spalle e la riporta all'ovile.
Oh, se noi comprendessimo l'amore misericordioso di Dio per noi, se riuscissimo a farlo capire anche ai nostri giovani!
Quanto diventerebbe allora importante il sacramento della riconciliazione!
I nostri giovani - e non solo loro - non sanno più confessarsi, perché non riconoscono più i peccati; è questo il grave, il non riconoscere più quel male che ci coinvolge, ci avvolge e ci porta nel ciclone del peccato.
Quando poi se ne accorgono, spesso è troppo tardi; allora tutto è permesso e nessuno si deve più stupire di tutto ciò che succede.
A un certo punto non si può non sentire l'esigenza di liberarci dal peccato, che rende faticoso e pesante il nostro cammino di vita.
La creatura è chiamata a vivere nella gioia di Cristo risorto.
In Lc 15,1-32 la festa è il segno che agli occhi del padre il figlio, uscito di casa, non ha mai cessato di essere suo figlio; una festa che il Padre invita tutta la creazione a fare.
Il vitello grasso pare che voglia proprio significare che tutto e tutti partecipano a questa grande festa.
Con la parabola degli operai pagati tutti ugualmente pur essendo stati ingaggiati in ore diverse, Gesù ha rivelato che lo spazio dell'azione di Dio è la bontà gratuita, non la rigida e angusta giustizia del dare e dell'avere.
Io ho pattuito con te questo stipendio; cosa ti manca?
Posso o no dare altrettanto anche a chi è arrivato all'ultima ora? Ti tolgo forse qualcosa?
Ecco il comportamento di Dio, così il perdono del Padre è molto più del condono di un debito: Gesù non soltanto accoglie i peccatori, ma li cerca, li perdona e li invita a condividere la sua responsabilità nell'annuncio del regno.
Gesù offre al peccatore tutte le possibilità, tutte: "Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati" ( Mc 2,5 ), tutto è stato perdonato, non c'è più nulla di male dentro di te.
Rimetti a noi i nostri debiti: si parla al plurale, si chiede cioè il perdono per sé e per tutti, anche per i nostri giovani, che hanno ancora delle paure che bloccano il loro cammino di conversione, non hanno ancora il coraggio di rialzarsi e di andare dal Signore a consegnare i propri peccati e ricevere il dono della grazia e della gioia.
Quindi chiediamo perdono per noi e per tutti i nostri fratelli e sorelle, anche e direi soprattutto per i più malvagi.
Allora anche la domanda del perdono si fa missionaria.
Al Padre consegniamo il nostro cuore bisognoso di perdono in Cristo Gesù nello Spirito Santo.
"Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" ( Mc 2,7 ) e ci dice stupendamente san Giovanni: "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate, ma se qualcuno pecca abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto.
Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" ( 1 Gv 2,1-2 ).
Ecco il plurale che noi usiamo quando rivolgiamo al Padre questo imperativo: Rimetti a noi.
E non dimentichiamo che il peccato causa la morte nel cuore del peccatore: quante persone morte incontriamo quotidianamente? quante persone, quanti giovani spenti?
Ma Dio non vuole la nostra morte e in noi deve esserci questo desiderio di dare a loro la gioia della vita: ecco la nostra missionarietà.
Innanzi tutto pregare ed essere testimoni della misericordia di Dio in mezzo a loro perché riabbiano la vita e l'abbiano in abbondanza; e dove c'è la vita di Dio, c'è la gioia di Cristo: la gioia di vivere, la gioia di amare, la gioia di donare, la gioia di prepararsi al futuro professionalmente, spiritualmente, umanamente.
Dio è ricco di misericordia, perché grande è il suo amore per noi. Così sia.