3 Giugno 2016
Festa del Sacratissimo Cuore di Gesù
Dalla Lettera di Papa Francesco sull'Anno Santo della Misericordia
( continuazione di quanto presentato nei precedenti Cenacoli )
La misericordia non è contraria alla giustizia ma esprime il comportamento di Dio verso il peccatore, offrendogli un'ulteriore possibilità per ravvedersi, convertirsi e credere.
L'esperienza del profeta Osea ci viene in aiuto per mostrarci il superamento della giustizia nella direzione della misericordia.
L'epoca di questo profeta è tra le più drammatiche della storia del popolo ebraico.
Il Regno è vicino alla distruzione; il popolo non è rimasto fedele all'alleanza, si è allontanato da Dio e ha perso la fede dei Padri.
Secondo una logica umana, è giusto che Dio pensi di rifiutare il popolo infedele: non ha osservato il patto stipulato e quindi merita la dovuta pena, cioè l'esilio.
Le parole del profeta lo attestano: « Non ritornerà al paese d'Egitto, ma Assur sarà il suo re, perché non hanno voluto convertirsi » ( Os 11,5 ).
Eppure, dopo questa reazione che si richiama alla giustizia, il profeta modifica radicalmente il suo linguaggio e rivela il vero volto di Dio: « Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira » ( Os 11,8-9 ).
Sant'Agostino, quasi a commentare le parole del profeta dice: « È più facile che Dio trattenga l'ira più che la misericordia ».
È proprio così.
L'ira di Dio dura un istante, mentre la sua misericordia dura in eterno.
Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge.
La giustizia da sola non basta, e l'esperienza insegna che appellarsi solo ad essa rischia di distruggerla.
Per questo Dio va oltre la giustizia con la misericordia e il perdono.
Ciò non significa svalutare la giustizia o renderla superflua, al contrario.
Chi sbaglia dovrà scontare la pena.
Solo che questo non è il fine, ma l'inizio della conversione, perché si sperimenta la tenerezza del perdono.
Dio non rifiuta la giustizia.
Egli la ingloba e supera in un evento superiore dove si sperimenta l'amore che è a fondamento di una vera giustizia.
Dobbiamo prestare molta attenzione a quanto scrive Paolo per non cadere nello stesso errore che l'Apostolo rimproverava ai Giudei suoi contemporanei: « Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio.
Ora, il termine della Legge è Cristo, perché la giustizia sia data a chiunque crede » ( Rm 10,3-4 ).
Questa giustizia di Dio è la misericordia concessa a tutti come grazia in forza della morte e risurrezione di Gesù Cristo.
La Croce di Cristo, dunque, è il giudizio di Dio su tutti noi e sul mondo, perché ci offre la certezza dell'amore e della vita nuova.
La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio.
Nessuno come Maria ha conosciuto la profondità del mistero di Dio fatto uomo.
Tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della misericordia fatta carne.
La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore.
Scelta per essere la Madre del Figlio di Dio, Maria è stata da sempre preparata dall'amore del Padre per essere Arca dell'Alleanza tra Dio e gli uomini.
Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù.
Il suo canto di lode, sulla soglia della casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che si estende « di generazione in generazione » ( Lc 1,50 ).
Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetiche della Vergine Maria.
Questo ci sarà di conforto e di sostegno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimentare i frutti della misericordia divina.
Presso la croce, Maria insieme a Giovanni, il discepolo dell'amore, è testimone delle parole di perdono che escono dalle labbra di Gesù.
Il perdono supremo offerto a chi lo ha crocifisso ci mostra fin dove può arrivare la misericordia di Dio.
Maria attesta che la misericordia del Figlio di Dio non conosce confini e raggiunge tutti senza escludere nessuno.
Rivolgiamo a lei la preghiera antica e sempre nuova della Salve Regina, perché non si stanchi mai di rivolgere a noi i suoi occhi misericordiosi e ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù.
La nostra preghiera si estenda anche ai tanti Santi e Beati che hanno fatto della misericordia la loro missione di vita.
In particolare il pensiero è rivolto alla grande apostola della misericordia, santa Faustina Kowalska.
Lei, che fu chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia, interceda per noi e ci ottenga di vivere e camminare sempre nel perdono di Dio e nell'incrollabile fiducia nel suo amore.
Un Anno Santo straordinario, dunque, per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi.
In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio.
Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita.
La Chiesa non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare.
La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta : "Ricordati Signore della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre" ( Sal 25,6 )
Dato a Roma, presso San Pietro, l'11 aprile 2015
Come sappiamo ogni musica ha il suo tema, il suo motivo iniziale e che poi l'intera composizione verrà costruita su quel tema.
Il tema dell'adorazione a Gesù Crocifisso, come altre volte già detto, è condensato nell'espressione "amabilissimo", tutto quello che viene dopo è scritto su quel tema, anche la frase che viene dopo: ti adoro profondamente prostrato con Maria SS. ecc. è saturo di pentimento, tutto però è proclamato mantenendo fermo il nostro animo in questa certezza di fondo di suprema amabilità nei confronti del Crocifisso.
Il riconoscimento dell'amabilità del Signore è molto importante sia per noi che per gli altri; queste cose dobbiamo far conoscere a quanti avviciniamo.
Occorre meditare su adorazione, cioè recitarla lentamente e pensare a che cosa noi veramente diciamo.
Questo è un modo costruttivo di fare l'adorazione, un modo che ci alimenta interiormente
Può darsi che a qualcuno di noi gli basti una sola parola per essere rapito dalla meditazione, dalla contemplazione; può darsi che qualcuno si fermi alla considerazione che Gesù è l'amabilissimo e che tale certezza nutra tutta la sua interiorità e tutti i sui rapporti verso Dio.
Ogni persona ha nella Chiesa un proprio intimo rapporto con il Signore, assecondando il quale diventa santa.
La Devozione – Adorazione a Gesù Crocifisso ha tante altre caratteristiche che non vengono ora presentate, desidero tuttavia presentarvi ancora un'altra caratteristica di questa adorazione che è quella che viene fatta con Maria SS.: … ti adoro profondamente prostrato con Maria SS. …
Riflettiamo un momento su questa espressione, probabilmente alcune persone tra noi sono mamme o anche nonne, questa preghiera si propone di adorare le piaghe dell'amabilissimo nostro Signore, con Maria SS., con la guida di Maria SS, guidati dal suo modo di contemplare il Crocifisso, di vedere il Crocifisso come lo guardava Lei che era la sua Mamma.
Nel mese di giugno la Chiesa concentra la sua attenzione e devozione particolare al Sacro cuore di Gesù.
L'oggetto della devozione al Sacro Cuore di Gesù è propriamente il cuore di carne di Gesù che, facendo parte della sua umanità santissima, unita ipostaticamente al Verbo, è degna di adorazione.
Tuttavia l'oggetto terminale di questa devozione è l'amore di Gesù, del quale il suo Cuore è simbolo.
É proprio questo il significato della devozione al Sacro Cuore, mediante la quale la Chiesa si propone di onorare il Cuore di Gesù come l'immagine del suo amore invisibile.
La tua carità ( canta la liturgia della festa ) ti volle trafitto di un colpo visibile di lancia, perché noi veneriamo le ferite del tuo amore invisibile.
Perché adorare il Cuore di Gesù?
Al cuore di Gesù la Chiesa cattolica rende culto di latria ( cioè di adorazione ) intendendo onorare:
• uno degli organi della sua umanità che, per l'intima unione con la divinità, ha diritto all'adorazione.
• l'amore del Salvatore per gli uomini, di cui il suo cuore è simbolo
I primi segni della devozione al Sacro Cuore di Gesù provengono da una mistica tedesca nel tardo medio evo ( 1297 ) che gradatamente si estese poi in tutta la Chiesa.
Tra i principali documenti della Chiesa che parlano di questa devozione abbiamo Haurietis Aquas di Pio XII.
Come prepararci a celebrare questa festa
Essendo, noi adoratori, apostoli dell'amore misericordioso del Signore, possiamo prepararci a questa festa facendo nostri i sentimenti di amore al Sacro Cuore di Gesù, riassunti nelle riflessioni che seguono.
Gesù, ti fu trafitto il costato per facilitarci l'entrata nel tuo Cuore.
Ti fu trafitto il Cuore affinché, liberi dai turbamenti esteriori, potessimo abitare in esso.
Ti fu inoltre trafitto il Cuore affinché, attraverso quella ferita visibile, noi vedessimo quella invisibile dell'amore, perché chi brucia d'amore è dall'amore ferito.
E in quale maniera potevi mostrarci meglio questo tuo amore ardente per noi che lasciandoti squarciare da una lancia non soltanto il Corpo, ma perfino il Cuore?
E chi allora non amerà questo Cuore trafitto?
Chi non riamerà chi tanto ci ama?
Certamente o Signore ti riama l'anima che, sentendosi ferita dall'amore tuo, grida: "Io sono ferita dalla carità".
Anche noi pellegrini su questa terra amiamo, riamiamo, per quanto ci è possibile, questo nostro Ferito, cui furono trapassate le mani e i piedi, il costato ed il Cuore.
Amiamo e preghiamo Gesù.
Degnati amabilissimo nostro Signore di legare col vincolo del tuo amore, il nostro cuore duro e impenitente