Lettera N° 21
Torino, 1 marzo 2015
Sono lieto di porgere a tutti, carissimi Referenti e amici dei Cenacoli di adorazione-evangelizzazione, il più cordiale ed affettuoso saluto, soprattutto a voi che da tanto tempo ci seguite in questo importante e prezioso apostolato.
Non solo vi porgo, in questa lunga lettera, il fraterno saluto del Movimento Adoratori, ma anche un sincero ringraziamento per il vostro impegno a crescere nell’amore a Gesù e a suscitare una risposta d’amore a Lui, tra la gente che incontrate sul vostro cammino.
Vi ringrazio per aver intrapreso questo prezioso apostolato, e lo faccio non solo su un piano puramente umano ma, mi si permetta di dire, anche a nome di Gesù Crocifisso per il quale con tanto amore voi operate.
Ogni battezzato, in forza del Battesimo che lo ha innestato in Cristo, è chiamato ad essere: un Suo testimone, un missionario, una persona a servizio dei fratelli.
Papa Francesco ci presenta ora un suo insegnamento incentrato sulla via del servizio.
“Quando la fede viene immessa “ sulla strada del servizio”, può fare miracoli.
Ma il servizio del quale si parla deve essere generoso, gratuito, senza condizionamenti, e fatto per amore di Dio.
Purtroppo, talvolta, possiamo allontanarci dall’atteggiamento del servizio innanzitutto per un po’ di pigrizia: diventiamo cioè più comodi.
E la pigrizia rende tiepido il cuore.
Allora per comodità siamo portati a trovare giustificazioni …
La pigrizia, cioè, ci allontana dal servizio e ci porta alla comodità, all’egoismo.
Tanti cristiani sono così: sono buoni, vanno a messa, ma per quanto riguarda il servizio si mettono in gioco fino ad un certo punto.
Parlando di servizio si intende il servizio a Dio nell’adorazione e nella preghiera e il servizio al prossimo per amore di Dio, tenendo conto dell’insegnamento di Gesù che ci ha detto: “ … Così anche voi quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato dite siamo servi inutili.”
Bisogna, cioè, prestare un servizio gratuito, senza chiedere niente.
Come ha fatto lui che essendo Dio umiliò se stesso, si abbassò, si annientò, per servire.
É servizio in speranza, e questa è la gioia del cristiano.
Quando il Signore busserà alla porta e verrà a trovarci, in quel momento ci trovi in questo atteggiamento di servizio.
Certo nella vita dobbiamo lottare tanto contro le tentazioni che cercano di allontanarci da questa disposizione: la pigrizia che porta alla comodità e spinge a prestare un servizio a metà: è la tentazione di impadronirsi della situazione, che porta alla superbia e all’orgoglio, a trattare male la gente, a sentirsi importanti ”perché sono cristiano e ho la salvezza”.
Il Signore ci dia queste due grazie grandi: l’umiltà nel servizio, al fine di poter dire: ”siamo servi inutili, e la speranza nell’attesa della manifestazione del Signore che verrà a trovarci”. ( Papa Francesco 11 novembre 2014 )
Il mondo è pieno di falsi profeti e di falsi discepoli.
Stiamo attenti a non prendere ( come oro colato ) ogni proposta che ci venga fatta, prima di aver verificato l’origine di queste eventuali affermazioni, perché “ Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: “ Signore, Signore”, non abbiamo forse profetato nel tuo nome?
E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni?
E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto prodigi?”.
Ma allora io dichiarerò: “ Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità”. ( Mt 7,21-23 )
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine dove nessuno può vivere.
Beato l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia.
É come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le sue radici, non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti”. ( Ger 17,5-8 )
Il sentimentalismo, che irretisce non pochi cristiani, è una degenerazione del sentimento che di per sè è una buona facoltà dell’anima che va tuttavia accolto con discernimento, in mancanza del quale potrebbe portarci gradatamente ad interpretazioni soggettive errate.
Chi agisce mosso prevalentemente da sentimentalismo spesso deturpa ed offusca, come già detto in altre occasioni, la bellezza della vita cristiana perché, quasi senza accorgerci, finisce di convincersi che sia giusto, anche in campo apostolico, fare solo e sempre quello che più gli piace, senza chiedersi se ciò che sta facendo, o che desidera fare, sia veramente la volontà di Dio, o sua volontà.
Questo modo di pensare porta gradatamente ad inventarsi giustificazioni sempre nuove, pur di rinunciare ad impegni missionari che umanamente non lo gratifichino, dimenticando di dover imitare Gesù anche nel fare, in ogni situazione, anche quello che umanamente non gli soddisfa.
I veri cristiani imitano Gesù il quale, pur non sentendosi umanamente gratificato, al punto di sudare sangue, pensando alla sua vicina e crudele Passione, l’affrontò con decisione perché quella era la volontà del Padre e Sua: la via che l’Amore gli chiedeva di percorrere per manifestare la gloria di Dio e realizzare la nostra salvezza.
L’operare mossi prevalentemente dal sentimentalismo é pertanto una errata e deleteria concezione della vita cristiana di chi la concepisce, pur senza affermarlo, come una realtà mielosa gratificante.
La concezione di una vita cristiana, retta prevalente da sentimentalismo spesso insinua: dubbi, malumori, divisioni, gelosie che non si addicono a nessuna persona e tanto meno ai fratelli di Gesù, chiamati e destinati ad irradiare nell’ambiente in cui vivono la bellezza dell’amore misericordioso di Dio.
Un vero cristiano imitando l’amore di Gesù è mosso come Lui da sincera umiltà, e poiché è consapevole di essere come uno “straccio” nelle mani di Dio, é disposto ad assolvere gli umili servizi di uno straccio, anche quando umanamente non si sente portato a svolgere tale compito.
Con queste nostre riflessioni ci proponiamo, carissimi, di approfondire la volontà del Signore che, come sappiamo, comprende l’adempimento dei doveri del nostro stato di vita e la pratica e diffusione della adorazione al Crocifisso risorto.
Su questi temi frequentemente ci soffermiamo per aiutarci a fare, con crescente amore, la volontà di Dio.
É infatti importante corrispondere, meglio che si può, all’invito che il Signore ci ha fatto quando, sia pure attraverso qualche persona amica, ci ha chiesto di aderire a questo bellissimo movimento di adorazione evangelizzazione.
Coloro che contemplano e adorano Gesù, nelle sue piaghe sante e gloriose, possono considerarsi i fortunati abitatori del suo cuore squarciato, al cui interno Egli accoglie tutti coloro che desiderano porre nel suo Cuore la loro stabile dimora.
É importante abitare nel cuore di Gesù perché in esso veniamo inseriti in quella ardente fornace di amore che é il suo Cuore che è talmente grande da superare ogni nostra capacità di immaginazione.
Lì Egli vuole che noi risediamo per poterci purificare e avvolgere nel suo amore, perché all’interno del suo Cuore, Egli possa plasmarci e nutrici della sua pace, della sua gioia e renderci una sempre più perfetta immagine e somiglianza di Lui.
I vantaggi di abitare nel Cuore di Gesù, oltre quelli già elencati, sono quelli di venire lavati nel Suo sangue prezioso attraverso il sacramento della riconciliazione e di essere continuamente avvolti dal suo amore misericordioso e di trovare in Lui, in ogni situazione: il riparo dalle insidie del male, la forza nelle difficoltà, la capacità di perdonare, la salvezza e la pace.
Poiché non tutti conoscono quanto sia importante abitare in Gesù, tocca a noi dirglielo, mostrando loro i segni del Suo amore scolpiti nel Suo corpo e nella Sua anima dalla crudele e dolorosissima Passione.
Le atroci sofferenze patite da Gesù ci mostrano la gravità del peccato e il Suo desiderio di liberarcene.
Solo attraverso le piaghe sanguinanti e gloriose di Gesù potremo entrare nell’intimo del Suo Cuore trafitto, in quella fornace ardente d’amore nella quale Egli tutti invita.
Un giorno Gesù disse ai suoi discepoli:
• “Allorché sarò innalzato da terra, tutti attirerò a me” ( Gv 12,32 ) ed anche:
• “Quando avrete elevato in alto il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io sono”
Perché Gesù fece queste solenni affermazioni?
- Perché solo contemplandolo crocifisso per la nostra salvezza ( con la fede e l’amore di cui saremo capaci ), verremo attratti a Lui.
- Perché solo guardandolo crocifisso, scopriremo che Egli è davvero l’amabilissimo nostro Signore e il nostro Dio
- Perché solo guardandolo crocifisso, scopriremo in che cosa l’amore veramente consista.
Per abitare costantemente nel cuore di Gesù si suggeriscono i seguenti concreti comportamenti:
- Alimentare la nostra comunione con Dio in tutto l’arco della giornata, ripetendo spesso a Gesù quanto Lui stesso ci ha suggerito: Tu ami Me, io amo te
- Pensare spesso a quanto Dio ci ama, per averci chiamati a condividere nientemeno che la Sua vita divina e la sua gloria in cielo.
- Pensare spesso all’infinito amore di Dio che, per poterci avere per sempre con sè, ha sofferto la tremenda e crudelissima Passione e morte in croce.
- Dire a spesso a Gesù, specialmente in presenza di difficoltà, dubbi o scoraggiamenti: “ Gesù pensaci tu”, oppure “Gesù fa tutto tu per me”.
Questi sentimenti di fiducia e di amore per Gesù ci introdurranno sempre più intimamente nel Suo cuore e ci aiuteranno a mantenere il nostro cuore in preghiera e a battere in sintonia con il Suo.
In questo stare in Gesù si realizzerà il nostro riposo all’interno del Suo cuore, dove potremo attingere la forza di fare sempre, ovunque e in ogni cosa, tutto quello che Egli ci dirà.
Questa unione con Gesù dovrà costituire il tessuto di ogni nostra giornata, senza tuttavia esimerci dal cercare e dal fissare dei momenti più ampi e più forti di preghiera, in cui poter partecipare al sacrificio eucaristico, leggere e meditare la sua Parola, intrattenerci con Lui per ascoltarlo, raccontargli “tutto” e chiedergli l’abbondanza del suo Spirito.
Quando sapremo stare come un corpo morto nel cuore di Gesù, così che Egli possa fare di noi quello che vorrà, questo sarà il compimento della nostra santità.
Sostenuti da questa volontà si realizzerà gradatamente la nostra trasformazione in Cristo, avendo la sua mente ed il suo cuore, fino a diventare noi pure altri cristi.
Questa nostra cristi-formazione è ciò a cui dobbiamo tendere ed assecondare, ma la sua attuazione, come ben sappiamo, non sarà opera nostra ma dello Spirito Santo, il solo capace, se glielo permetteremo, di renderci creature nuove e trasparenza di Gesù e del Suo amore presso i fratelli.
Dai Detti di fra Leopoldo: “Tanti, perché sono stati peccatori, disperano e credono perfino che io sia tanto crudele da non perdonarli e si turbano, scrivi che se propongono di far vita cristiana, io dimentico tutto, per me il passato è tutto dimenticato”.
Il 4 settembre 1908 fra Leopoldo annotò ancora: “Quando un peccatore riconosce i suoi torti e il suo tormento più vivo è il dolore d’aver offeso il suo Dio, io lo brucerei di santo amore; e nel medesimo tempo riduco in polvere tutti i peccati commessi e il soffio d’un vento impetuoso disperde la polvere infetta; e rende all’anima la primiera salute, onde risplenda di luce come un angelo fedele che mi corteggia”.
Il Servo di Dio Fra Leopoldo scrisse nel suo diario anche questo dialogo avuto con Gesù, il 6 settembre 1908: “Domandai al mio Gesù se nella sua Misericordia mi fa salvo; il mio Gesù Crocifisso dolcemente mi rimproverò dicendomi: “ Guai a te, se oserai ripetere tale domanda!
Dunque tutto quello che ti feci scrivere a che cosa serve?
Fatti coraggio e mettiti sempre in mente che la Misericordia di Dio non ha misure e rileggi ciò che ti feci scrivere, perché il dubitare è ingiuria che fai al tuo Gesù Crocifisso che t’ama immensamente e se ti faccio scrivere questo pensiero è per incoraggiare i miei figli a sperare nella Misericordia, nella bontà d’un Dio Crocifisso che tende continuamente la braccia per abbracciare tutti quelli che a Lui si fanno vicino; con trasporto d’immenso amore me li stringo all’immenso mio Cuore, sempre dando loro il bacio del perdono”.
Stiamo attenti a non deviare mai dal fine della vita umana che, come ci ricorda il Concilio Vaticano II , è: La comunione di Dio con gli uomini e degli uomini con Dio e fra loro in Cristo.
Vi giungano con fraterno affetto i miei cordiali saluti uniti all’augurio che tutti viviamo santamente questa Quaresima, così ché Gesù possa sempre vivere nei nostri cuori.
Leandro Pierbattisti