Gesù è la nostra vita
N° 9 - Settembre 2001
Carissimi amici,
in questo mese di settembre, tra le varie feste ricorre quella della Esaltazione della Croce, che noi ricordiamo in modo particolare.
Gli scritti del Venerabile Fratel Teodoreto f.s.c. e del francescano Fra Leopoldo M.Musso riportati dopo, ci potranno aiutare ad amare di più la Croce di Gesù, sorgente di vita per tutti gli uomini.
" Se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio " ( Gv 3,3 ).
" L'acqua che io gli darò, diventerà in lui sorgente che zampilla per la vita eterna " ( Gv 4,14 ).
Qualche tempo dopo l'inizio della sua opera nel mondo, Gesù incontra Nicodemo, un dottore della Legge.
Proprio a quest'uomo anziano, Gesù butta avanti un'affermazione solenne: "In verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio" ( Gv 3,5 ).
Dunque Gesù annuncia una rinascita per l'uomo, una sua rigenerazione, una vita nuova che Egli è venuto a portare.
Non sarà dunque soltanto un maestro per l'esistenza, anche il più sublime, ma il Datore di una nuova vita, quella che Dio, all'inizio del mondo, aveva dato gratis ad Adamo: la vita stessa di Dio, Dio l'Eterno e il trascendente che pur rimanendo distinto dall'uomo comunica all'uomo la sua stessa vita e lo fa suo figlio, un essere nuovo.
La tragedia somma del peccato d'origine e di tutti i peccati personali dell'uomo, lo ha privato di questa vita divina: la Grazia santificante.
Il Figlio di Dio si è fatto uomo per compiere il suo sacrificio d'espiazione del peccato e restituire all'uomo questa vita divina.
È la realtà centrale della nostra fede: l'incarnazione, la passione e morte di Gesù, Lui Crocifisso, fatto sacerdote e sacrificio per comunicarci la sua vita.
Qui occorre sempre ritornare a credere, ad aderire, ad attingere.
Passano circa tre anni dal colloquio di Gesù con Nicodemo, dal suo incontro con la samaritana al pozzo Giacobbe.
Gesù ha illustrato il mistero: dal peccato, la morte per l'uomo; da Lui, dal suo sacrificio, la vita nuova, la vita della Grazia, la vita eterna dell'uomo.
Il Vangelo, in particolare quello di Giovanni, illustra questo mistero.
Sul Calvario, Gesù corona con il sacrificio cruento la sua esistenza in mezzo a noi.
È meraviglioso portarci anche noi sul Calvario, ai suoi piedi, davanti a Lui e contemplare Gesù che agonizza e muore, che si offre al Padre.
Sembra sconfitta, eppure è la vittoria più alta e Gesù lancia il suo grido di trionfo: "Tutto è compiuto" ( Gv 19,30 ).
Che cosa hai compiuto, o Gesù, in tanto dolore?
Ha già risposto Gesù alla domanda con un'affermazione che mai nessuno ha osato dire; "Io sono venuto perché gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" ( Gv 10,10 ).
Questo ha compiuto Gesù: con il suo sacrificio, ha meritato per noi la vita stessa di Dio.
Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte: conoscere Gesù, credere in Lui, seguirlo, aderire a Lui nella fede e nell'amore, lasciarsi rigenerare da Lui nel Battesimo, vivificare nella Confessione e nell'Eucarestia.
Dal giorno del nostro Battesimo, la vita di Gesù, vita stessa di Dio, è comunicata a noi e noi siamo inseriti in Gesù come il tralcio è unito alla vite ( Gv 15,1-8 ).
Tra la vite e i tralci, circola la medesima linfa; tra Gesù Crocifisso e noi circola la vita di Dio in un legame più stretto di quello del sangue.
È impossibile vivere senza Gesù vivo in noi, è impossibile andare a Dio, piacergli e vederlo domani nell'eternità, senza la vita della Grazia.
Per questo, Gesù Crocifisso è la sorgente della vita vera. Gesù stesso è la vita.
"Per me vivere è Cristo" ( Fil 1,21 ), scrisse S. Paolo.
E l'impegno più grande di ciascuno è vivere nella sua Grazia, fuggendo il peccato e crescendo nell'amore, vivere di Lui che è la vita, in modo che in ogni istante in cui Dio ci chiami, possa vedere in noi l'immagine del Figlio suo ( Rm 8,29 ).
O mio Dio, mio Signore, ma i Santi tuoi da dove hanno preso tanto amore?
Ah, comprendo, o immenso amore, l'hanno preso dalla Croce, là dove la misericordia Tua ha avuto compassione di me; e mi hai tratto prima ai piedi tuoi, più tardi al tuo Divin Costato a meditare, e mi mostravi l'abisso delle tue misericordie, m'infiammavi del tuo Divin amore e permettevi che m'immergessi nella tua carità, nel tuo Divin Costato trafitto; e, commosso, pietosamente piangevo quel tempo perduto che avrei potuto spendere tutto per il mio adorato Gesù Crocifisso: nulla si perde, tutto da guadagnare per l'eterna vita.
Sì, mio Dio, i Santi tanto studio hanno ricavato da Te, Crocifisso Gesù, e per le ferite tue, atrocemente sofferte, per la nostra infedeltà, ci davi salva l'anima e la portavi in trionfo, rivestita di beltà e di grazia!
Per la misericordia tua, in questi tempi, o mio Dio, in cui non ti vogliono più, salva il mondo per la Croce divina!
Tu, Croce benedetta, sei la speranza e consolazione nostra nelle pene, nei dolori, nelle afflizioni, ti mostri luce alla nostra mente e vieni colla più amabile bontà e carità a mitigare le nostre sofferenze, infondendo mirabilmente tanta pace al nostro cuore amareggiato, da cambiare le pene in ineffabili dolcezze: ecco i tratti d'amore e di misericordia del nostro Santissimo Gesù Crocifisso!
Dolce Gesù, dallo splendore soavissimo della Croce Tu infondi nell'anima nostra fede salda e profonda.
L'uomo di buona volontà più studia il Santo Crocifisso, più si diletta a sfogliare un libro tanto prezioso e più il buon Gesù l'accarezza e gli apre la via di santità, come fecero i Santi, che compresi di santo amore di Dio, stabilirono la loro dimora ai piedi della Croce e, attratti dalla bontà e misericordia del Salvatore, attinsero tanto dono d'amore da far meravigliare perfin gli Angeli: o Croce vero trionfo e gloria di Dio, fonte d'ogni bene, pioggia di grazia e benedizioni, guida fedelissima all'eterna beatitudine: e che più? sii, mio Dio, benedetto eternamente!
( Fra Leopoldo, Diario, nn. 789, 1258, 1259 )
La crisi attuale, crisi morale e religiosa, male delle anime, conduce a meglio capire la Redenzione e il mistero della Croce
È all'origine, al primo peccato che bisogna risalire per trovarne la ragione e la causa prima.
La sofferenza non entrava nel disegno primitivo di Dio: se essa si trova nel mondo è unicamente dal fatto delle creature, essa è la conseguenza inevitabile del disordine che porta con sé la violazione della legge di Dio.
Il peccato portava in sé e meritava la sofferenza.
La portava in sé per il fatto che separava l'uomo da Dio e l'allontanava dalla sorgente di ogni bene, dal suo fine.
La meritava e l'attirava secondo le condizioni poste da Dio e la esigenza della sua giustizia.
"La tua pena, la tua morte, la tua perdita viene da te e da te solo, o Israele" ( Os 13,9 ).
La sofferenza segue il peccato come l'ombra segue il corpo, essa ne è il frutto spontaneo e per così dire necessario.
Per santificare tale sofferenza, per renderla redentrice degna di essere offerta a Dio era necessario che un Dio soffrisse.
"Non era necessario che il Cristo tali cose patisse?" ( Lc 24,26 ).
"Dio ha talmente amato il mondo, che ha dato il Figlio suo unigenito" ( Gv 3,16 ).
Lo abbandonò alla morte di Croce, simbolo e compendio di tutti i dolori.
"Osserva e vedi se c'è un dolore simile al mio".
La croce, simbolo e compendio di ogni amore, Gesù l'ama e l'abbraccia con l'amore che porta al Padre e agli uomini che vuol salvare. Egli manifesta così la virtù infinita del suo sacrificio e il desiderio ardente del suo Cuore. "Quando sarò elevato da terra, trarrò tutto a me" ( Gv 12,32 ).
( Fratel Teodoreto, Quaderno 3°, p.37 )