La luce della Divina Sapienza
N° 32 - Dicembre 2003
Carissimi amici,
ai pastori, agli ultimi, ai più poveri - ma anche ai più grandi di cuore - apparve una moltitudine di angeli per guidarli ad una stalla dove Gesù era appena nato.
Una stella luminosa brillò in cielo per condurre i Re Magi ( ricchi, buoni e alla ricerca della Verità ) all'adorazione del Bambino Gesù, Dio fatto Uomo.
Fin dalla sua nascita Gesù si fece trovare solo da chi accoglieva la luce interiore della Divina Sapienza.
Anche a noi, in ogni S. Messa, Gesù si offre totalmente: di più non potrebbe fare!
Pio IX, molti anni fa, introduceva la Bolla "Ineffabilis Deus", dedicata all'Immacolata Concezione ( che si celebra l'8 dicembre ), con queste significative parole: « … Dio, … la cui Sapienza abbraccia con forza il primo e l'ultimo confine dell'universo e regge ogni cosa con dolcezza, previde fin da tutta l'eternità la tristissima rovina dell'intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo.
Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l'opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo - l'incarnazione del Verbo - dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre ».
Nel tempo dell'Avvento la Divina Sapienza sceglie una casa in cui abitare: Maria.
Poi, nel Natale e nell'Epifania, il disegno di Dio ordinato dalla Divina Sapienza giunge ad una svolta fondamentale: Dio si svela agli uomini.
Sappiamo infatti che: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato" ( Gv 1,18 ).
E guardando Gesù forse possiamo anche acquisire meglio la consapevolezza di un piano provvidenziale che non si esaurisce nella legge scritta di Mosè, ma si fa persona viva, diventa carne e sangue della Storia.
Come la trama di un ordito prima confusa e poi sempre più chiara, la vicenda del popolo eletto si dipana fino alla pienezza dei tempi.
L'arrivo di Dio sulla Terra è l'alba di una nuova era: al suo cospetto l'importanza di altri grandi avvenimenti dai contenuti fortemente simbolici, svanisce in brevissimo tempo.
Perfino lo sbarco sulla Luna degli astronauti americani, oggi ci appare come un fatto scontato, che non suscita più emozioni.
Del resto è comprensibile: dalla Luna le navicelle spaziali hanno riportato qualche sasso polveroso, sulla Terra, invece, Gesù ci ha lasciato il pane di vita eterna.
Le imprese degli uomini appaiono immense e grandiose solo in particolari contesti, ma quando si ragiona sul piano dell'eternità, la notte di Natale non ha rivali.
Si potrebbe dubitare sulla realtà del Dio fatto uomo, visto che oggi il dubbio e il sospetto sono sinonimi di intelligenza.
I Cristiani, però, nel Dies Natalis di Nostro Signore, decidono di lasciarsi guidare dalla Divina Sapienza.
Scelgono la verità "tutta intera", senza riserve: Gesù è l'Emmanuele, "Dio con noi".
Duemila anni fa, a Betlemme, Maria, la nuova Arca dell'Alleanza, ha offerto al mondo l'alfa e l'omega della storia umana.
Quante diatribe si sono scatenate in merito ai fatti riguardanti la nascita di Gesù!
La datazione, la cometa, la visita dei magi: il dubbio scientista ha cercato di demolire ogni particolare della vicenda.
Ma anche in questo campo la Divina Sapienza che prevede ogni cosa, lascia intatta la libertà umana.
Lo scandalo del Cristianesimo è anche questo: mentre i grandi eruditi cercano la falsa sapienza nelle biblioteche e nei laboratori, i poveri di spirito elogiati da Gesù contemplano la verità nella mangiatoia di Betlemme.
Ecco un paradosso che qualifica in modo efficace le strade percorse dalla la Divina Sapienza.
Non a caso, tra le letture tipiche della seconda domenica dopo Natale, spicca un brano tratto dal Siracide ( Sir 24,1-4.8-12 ) dove la personificazione della Sapienza Divina afferma un fatto essenziale: in tutto il mondo e tra tutte le genti essa ha cercato invano una dimora, ma finalmente il suo Creatore le permise di "piantare la sua tenda" in Israele.
La raffinata dottrina dei bramini indo-ariani cultori dell'antichissima filosofia dei Veda ( tanto esaltata dai pensatori tedeschi dell'800 ), i capolavori della biblioteca di Alessandria dove la cultura greca rifulse in tutto il suo splendore, la grande sapienza astronomica delle popolazioni mesopotamiche … le antiche civiltà raggiunsero grandissimi traguardi nel campo della conoscenza, davvero degni della massima considerazione, ma, pur tra tante possibilità, la Sapienza Divina prese dimora ( come il Figlio Unigenito ) in mezzo ad un popolo malandato e perseguitato di ex pastori nomadi, spesso ridotti in schiavitù.
Ecco un altro mistero: il Figlio di Dio disdegna i palazzi imperiali, decidendo di nascere in una stalla, in modo analogo la Sapienza Divina ripudia le scuole dei filosofi, preferendo gli accampamenti dei pastori.
Si può imparare molto dalla apparente assurdità di questo disegno.
Come insegna Fra Leopoldo, cuoco ignorante agli occhi del mondo, ma theodidaktos ( "istruito da Dio" ) a giudizio di Fratel Teodoreto, Dio predilige l'amicizia del cuore umile, piuttosto che le sottigliezze cerebrali.
Solo in questa condizione d'animo – e le illuminazioni di Sant'Ignazio in proposito sono esemplari – la Verità ci appare in quella folgorante immediatezza invano cercata dai teologi di tutti i tempi.
La Chiesa non dimentica la potenza dirompente di questa conoscenza senza tempo, libera dai capricci delle mode e delle opinioni.
Leone XIII nella Aeterni Patris scrive: "Il Figlio Unigenito dell'Eterno Padre, … apparve in terra a portare salvezza e luce di divina sapienza…
Infatti gli uomini, che furono salvi in forza della verità, attraverso la verità si dovevano conservare"
Il Magistero Pontificio insiste molto sul legame tra la divina sapienza e la venuta del Messia, proprio perché, come precisa papa Leone XIII, il primo elemento comporta il realizzarsi del secondo, che ci assicura, per l'appunto, la "salvezza e la luce della divina sapienza".
I Catechisti, che a giudizio di Fratel Teodoreto sono chiamati a "rischiarare gli animi", non possono dimenticare queste parole e la responsabilità che esse comportano.
Quando l'Evangelista Giovanni descrive la battaglia tra la luce e le tenebre, ci rivela una lotta per la Verità che gli "uomini di Dio" combattono da millenni e che possono vincere solo se "illuminati dalla Divina Sapienza".
In questo senso la stella cometa del Santo Natale, che guida nel buio gli autentici amanti della verità, è il segno di una grande vittoria sulla cecità dell'ateismo e dell'indifferenza religiosa.
Stefano Pizzio
O splendore del mio Dio, e chi non brama d'amarti?
Sì, in Te, o Signore, brilla mirabilmente la tua misericordia,
Tu sei vittima per la nostra salvezza,
Tu sei degno di tanta gloria,
Tu sei tutta bontà,
Tu sei la vera perfezione di grandezza, di nobiltà, d'ammirazione.
Tu sei la potenza, la maestà,
Tu sei la sapienza infinita,
Tu sei il nostro amore,
Tu sei la vera santità, la divinità,
Tu sei modello d'umiltà,
Tu sei la perfetta innocenza,
Tu sei splendore di carità,
Tu sei continuo sacrificio per il nostro bene,
Tu sei gaudio e consolazione nostra,
Tu sei la potenza e verità, incancellabile promessa ai giusti del cielo,
Tu sei il guardo, terribile potenza; guai a chi cerca di far piangere la nostra cara Madre, la Santa Chiesa!
Tu sei la nostra difesa,
Tu sei luce e verità,
Tu sei supremo sopra ogni cosa,
Tu sei la nostra grazia,
Tu sei sorgente delle più belle eccelse virtù,
Tu sei il Re eterno,
Tu sei pascolo dei Beati,
Tu sei il nostro cielo,
Tu sei la nostra grandezza,
Tu sei il vero Dio altissimo,
Tu sei la santità che sfavilla eternamente,
Tu sei la nostra vita in noi,
Tu sei il nostro premio,
Tu sei la nostra unione,
Tu sei la nostra beatitudine,
Tu sei il nostro Paradiso,
Tu sei il nostro tutto!
Prostrato ai piedi del Santissimo Gesù Crocifisso in compagnia di Maria Santissima, Virgo dolorosissima, mia dolce protettrice, rinnovo ancora la domanda della bella grazia che a tutti quelli che fanno la Santa Adorazione Dio, d'infinita misericordia, conceda grazie e favori, affinché l'accendano di santo amore; e questo santo esercizio serve ancora a fare riparazione.
La gran Madre di Dio sempre colla sua solita soavissima bontà e colla più dolce amabilità disse: "Se tu fai questa Santa adorazione ogni giorno, ti concederò molte grazie e favori che mi domandi" e soggiunse Maria Santissima: "Ma io voglio la preghiera, voglio che non passi giorno senza fare questo santo esercizio!"
Io Le promisi di farla non solo la mattina nelle prime ore, ma anche la sera.
[ Fra Leopoldo, Diario, 22-23 dicembre 1910 ]