VI stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 15,1-5
Al mattino misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.
Allora Pilato prese a interrogarlo: " Sei tu il re dei Giudei? ".
Ed egli rispose: " Tu lo dici ".
I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse.
Pilato lo interrogò di nuovo: " Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano! ".
Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
Ancora una volta Gesù è sottoposto a giudizio!
Il Creatore è giudicato dalle creature: quale ironia!
Quante volte nella vita d'ogni giorno assumiamo il ruolo di giudici?
I nostri occhi controllano gli altri; raramente penetrano in noi stessi.
Ben più spesso sono gli altri oggetto del nostro sguardo e del nostro giudizio.
Ci appaga ritenere giusti noi stessi.
Siamo immersi in una fitta rete di relazioni; altre ce le impongono i mass media.
Esse sono al centro della nostra attenzione.
Ma quando noi stessi diventiamo oggetto di giudizi, l'umana fragilità ci porta a giustificarci e siamo facilmente tentati di ripagare con la stessa moneta, condannando quanti ci condannano.
Gesù rimase in silenzio.
Un silenzio che lascia sbigottiti i " Pilati " di tutte le epoche.
Impariamo la lezione che egli ci offre, seguiamo il suo esempio: non giudichiamo gli altri, ma piuttosto noi stessi, lasciando a Dio di essere il giudice supremo.
Signore, giudice di tutti, fonte di ogni giustizia, fa' che cessiamo di giudicare gli altri e sottomettiamo noi stessi al tuo giudizio, perché tu sei il giusto giudice.
Purifica la nostra coscienza, perché diventi specchio limpido del tuo giudizio.
Lo confessiamo: la nostra coscienza è spesso offuscata dall'attaccamento al mondo e dall'ipocrisia.
Donaci il silenzio interiore, perché udiamo con chiarezza la voce del tuo giudizio, che ci indica la via della salvezza.