V stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 14,66-68.72
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: " Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù ".
Ma egli negò: " Non so e non capisco quello che vuoi dire ".
Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: " Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte ".
E scoppiò in pianto.
Rinnegare Gesù è rinnegare se stessi.
La paura ha grande potere su di noi.
Pietro ebbe paura.
Paura è debolezza.
La paura distrugge l'integrità dell'uomo.
Perfino il più coraggioso, che dichiara di non temere, non sfugge ai tentacoli della paura.
La tentazione della paura sarà sempre con noi.
Non è facile per noi, esseri umani, seguire le parole di Gesù: " Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo " ( Mt 10,28 ).
Non è facile seguire il suo esempio, essere disposti alle percosse, sottoporsi alla flagellazione e alla tortura, prendere la croce.
L'unica forza per vincere la paura è la sua parola: " Coraggio, sono io, non abbiate paura " ( Mt 14,27 ).
Pietro " scoppiò in pianto " e si salvò dalla paura.
Pentirsi, ristabilire la nostra unione con Gesù può rimuovere la paura dalla nostra vita.
La paura della morte è stata vinta dalla morte di Cristo.
Signore, pastore coraggioso, maestro che non ha paura, allontana da noi ogni inclinazione alla paura; fa' che riconosciamo la tua audacia per non essere tentati di rinnegarti.
Confessiamo che rinnegando te rinneghiamo noi stessi.
Senza di te ci sentiamo vuoti, vulnerabili alla paura e al tradimento.
Rivolgi a noi il tuo sguardo e da' ai nostri occhi le lacrime degli occhi di Pietro.
Questo ci farà rialzare, ci fortificherà, ci renderà capaci di confessare te, in ogni tempo e in ogni luogo.