XIV stazione

Gesù è deposto nel sepolcro

Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.

Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria ( Mt 27,59-61 ).

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Le donne e lo Spirito vegliano Gesù che dorme, lui, l'unico che non doveva morire, ma si è consegnato per follia d'amore per fare della morte una pasqua.

Nella tomba che sono io Gesù dorme, e su di lui ho posto la pietra della dimenticanza.

O Vita, come puoi morire ( Rito bizantino )?

Ma questo morto non è morto, questo morto neppure dorme.

Il suo essere di luce penetra ancor più a fondo nella roccia del sepolcro.

Scende fino a quei confini dove il mondo, abbandonato da noi, scivola verso il nulla.

Scende e con le mani imperiose afferra l'Uomo e la Donna, tutti gli uomini e tutte le donne, e li ricrea nella luce.

Perché la luce brilla nelle tenebre e le tenebre da essa sono consumate.

Tomba, grotta matrice o stanza nuziale, la terra è fecondata dal fuoco dello Spirito come lo fu Maria, nostro roveto ardente.

Cristo risusciterà dai morti, Cristo risusciterà i morti.

Tutto sarà per sempre vivo.

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Con le due Marie vegliamo davanti alla porta ancora chiusa, porta della tomba, del cuore, della storia.

Fra la Croce e la Risurrezione, nella penombra di un lungo Sabato Santo, lo Spirito suscita fiducia.

La tua morte, Gesù, spezzi la forza della morte e faccia zampillare la vita per il mondo ( Rito bizantino ).

Nella luce ancora incerta, nella luce che tutt'a un tratto ci inonda si apra la porta della tomba, si rompa il cuore di pietra e la storia trovi senso.

Rallegriamoci ed esultiamo, perché sono giunte le nozze dell'Agnello ( Ap 19,7 ).