XIV stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 15,46
Giuseppe d'Arimatea, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro.
Dopo il terribile tuono al momento della morte, il grande silenzio.
I discepoli della notte, che per timore seguivano il Maestro di nascosto, adesso non temono più.
Alla luce del giorno, chiedono a Pilato il corpo di Gesù per la sepoltura.
La Vergine del grande silenzio, che ha portato nel suo ventre il Frutto benedetto - Colui che l'universo non può contenere - accoglie di nuovo sul grembo il corpo di Gesù calato dalla Croce: lo contempla adorante, lo venera nel suo immenso dolore.
Il Re dorme, ma la sua Sposa veglia: è il giorno del riposo di Dio.
Insieme con il Re anche la creazione dorme nell'attesa del risveglio.
Il Figlio di Dio discende negli inferi per riscattare quelli che la morte trattiene.
La sua luce sconvolge le tenebre dell'Ade.
La terra trema e i sepolcri si aprono.
Gesù viene per liberare i giusti e riportarli alla luce della risurrezione.
Egli è stato inghiottito dal buio della morte, ma per essere restituito alla pienezza della luce e della vita: come la balena trattenne nel suo ventre Giona, per ridarlo, dopo tre giorni, così la terra aprirà le sue fauci, per liberare il corpo luminoso del Vivente.
Gesù, tu ti sei fatto il più piccolo fra gli uomini, ti sei lasciato cadere nella terra come un chicco di grano.
Ora, da questo chicco è germogliato l'albero della Vita, che abbraccia l'universo.
Signore fa' che, come le pie donne si recarono di buon mattino alla tua tomba con balsamo ed unguenti, anche noi veniamo incontro a te con gli aromi e i profumi del nostro povero amore.
Gesù, nelle nostre chiese tu sei in attesa: aspetti trepido qualcuno che sappia farsi piccolo e umile come te nell'Eucaristia, adorarti e testimoniare il tuo amore davanti agli uomini, riconoscerti nel povero e nel sofferente.
Fa' che ognuno di noi diventi tuo adoratore e tuo testimone nel mistero del tabernacolo eucaristico e nel sacramento dell'uomo affamato, assetato, infermo.
A te, Gesù, dal volto sereno nella rigida solennità della morte, il nostro amore e la nostra adorazione, in quest'ora serale e nel giorno che non conosce tramonto.