Presentazione

Libretto della celebrazione

Meditazione

Gesù dice: « Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua ».

Un invito che vale per tutti, celibi e sposati, giovani, adulti e anziani, ricchi e poveri, di una nazionalità o di un'altra.

Vale anche per ogni famiglia, per i suoi singoli membri o per l'intera piccola comunità.

Prima di entrare nella sua Passione finale, Gesù, nell'orto degli ulivi, lasciato solo dagli apostoli addormentatisi, ha avuto paura di ciò che lo aspettava e, rivolgendosi al Padre, ha chiesto: « Se possibile, passi da me questo calice ».

Aggiungendo subito: « Non la mia, ma la tua volontà sia fatta ».

In quel momento drammatico e solenne si coglie un profondo insegnamento per tutti coloro che si sono messi alla sua sequela.

Come ogni cristiano, anche ogni singola famiglia ha la sua via crucis: malattie, morti, dissesti finanziari, povertà, tradimenti, comportamenti immorali dell'uno o dell'altro, dissensi con i parenti, calamità naturali.

Ma ogni cristiano, ogni famiglia, in questa via di dolore, può rivolgere lo sguardo fisso a Gesù, Uomo-Dio.

Riviviamo insieme l'esperienza finale di Gesù sulla Terra, accolta dalle mani del Padre: un'esperienza dolorosa e sublime, nella quale Gesù ha condensato l'esempio e l'insegnamento più preziosi per vivere la nostra vita in pienezza, sul modello della sua vita.

Preghiera

Gesù, nell'ora in cui facciamo memoria della tua morte, vogliamo fissare il nostro sguardo d'amore sulle sofferenze indicibili da Te vissute.

Sofferenze tutte raccolte nel misterioso grido lanciato sulla croce prima di spirare: « Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? ».

Gesù, sembri un Dio tramontato all'orizzonte: il Figlio senza Padre, il Padre privo del Figlio.

Quel tuo grido umano-divino, che ha squarciato l'aria sul Gòlgota, ci interroga e stupisce ancor oggi, ci mostra che qualcosa di inaudito è accaduto.

Qualcosa di salvifico: dalla morte è scaturita la vita, dalle tenebre la luce, dalla separazione estrema l'unità.

La sete di conformarci a te ci porta a riconoscerti abbandonato, ovunque e comunque: nei dolori personali e in quelli collettivi, nelle miserie della tua Chiesa e nelle notti dell'umanità, per innestare, ovunque e comunque, la tua vita, propagare la tua luce, generare la tua unità.

Oggi, come allora, senza il tuo abbandono, non ci sarebbe Pasqua.