III stazione |
Dal libro del profeta Isaia 53,4.7
Eppure egli si è caricato delie nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori e non aprì la sua bocca.
Gesù è l'Agnello, predetto dal profeta, che s'è caricato sulle spalle il peccato dell'umanità intera.
Si è fatto carico della debolezza del'amato, dei sui dolori e delitti, delle sue iniquità e maledizioni.
Siamo arrivati al punto ancor più basso; Gesù cade sotto il peso di questa croce.
Un Dio che cade.
In questa caduta c'è Gesù che dona senso alla sofferenza degli uomini.
La sofferenza per l'uomo è a volte un assurdo, incomprensibile alla mente, presagio di morte.
Ci sono situazioni di sofferenza che sembrano negare l'amore di Dio.
Dov'è Dio nei campi di sterminio?
Dov'è Dio nelle miniere e nelle fabbriche dove lavorano come schiavi i bambini?
Dov'è Dio nelle carrette del mare che affondano nel Mediterraneo?
Gesù cade sotto il peso della croce, ma non ne rimane schiaccialo.
Ecco, Cristo è lì.
Scarto tra gli scarti.
Ultimo con gli ultimi.
Naufrago tra i naufraghi.
Dio si fa carico di tutto questo.
Un Dio che per amore rinuncia a mostrare la sua onnipotenza.
Ma anche così, proprio così, caduto a terra come un chicco di grano, Dio è fedele a sé stesso; fedele nell'amore.
Ti preghiamo, Signore, per tutte quelle situazioni di sofferenza che sembrano non avere senso,
per gli ebrei morti nei campi di sterminio,
per le vittime di ogni persecuzione,
per i bambini che vengono schiavizzati sul lavoro,
per gli innocenli che muoiono nelle guerre.
Facci capire, Signore, quanta libertà e forza interiore c'è in questa inedita rivelazione della tua divinità, così umana da cadere sotto la croce dei peccati dell'uomo, così divinamente misericordiosa da sconfiggere il male che ci opprimeva.