XI stazione |
Dal Vangelo secondo Luca 23,39-43
Uno dei malfattori appesi alla croce io insultava: « Non sei tu il Cristo? Salva tè stesso e noi! ».
L'altro invece lo rimproverava dicendo: « Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?
Noi, giustamente, perche riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male ».
E disse: « Gesù, ricordati ai me quando entrerai nel tuo regno ».
Gli rispose: « In verità io fi dico: oggi con me sarai nel paradiso ».
Gesù sta sulla croce, "albero fecondo e glorioso » « tala mo trono ed altare » ( Inno liturgico Ecco il vessillo della croce ).
E dall'alto di questo trono, punto d'attrazione dell'intero universo ( cfr Gv 12,32 ), perdona i suoi crocifissori « perché non sanno quello che fanno » ( Lc 23,34 ).
Sulla croce di Cristo, « bilancia del grande riscatto » ( Inno litingico Ecco il vessillo della croce ), risplende una onnipotenza che si spoglia, una sapienza che si abbassa fino alla follia, un amore che si offre in sacrificio.
Alla destra e alla sinistra di Gesù ci sono due malfattori, probabilmente due omicidi.
Quei due malfattori parlano al cuore di ogni uomo perché indicano due modi differenti di stare sulla croce: il primo maledice Dio; il secondo riconosce Dio su quella croce-
Il primo malfattore propone la soluzione più comoda per tutti-
Propone una salvezza umana e ha uno sguardo rivolto verso il basso.
La salvezza per lui significa scappare dalla croce ed eliminare la sofferenza.
È la logica della cultura dello scarto.
Chiede a Dio di eliminare tutto ciò che non è utile e non è degno di essere vissuto.
Il secondo malfattore, invece, non mercanteggia una soluzione.
Propone una salvezza divina e ha uno sguardo tutto rivolto verso il cielo.
La salvezza per lui significa accettare la volontà di Dio anche nelle condizioni peggiori.
È il trionfo della cultura dell'amore e del perdono.
È la follia della croce nei confronti della quale ogni sapienza umana non può che svanire e ammutolire nel silenzio.
Donami, o Crocifisso per amore, quel tuo perdono che dimentica e quella tua misericordia che ricrea.
Fammi sperimentare, in ogni Confessione, la grazia che m'ha creato a tua immagine e somiglianza e che mi ricrea ogni volta che io pongo la mia vita, con tutte le sue miserie, nelle mani pietose del Padre.
Che il tuo perdono risuoni per me come certezza dell'amore che mi salva, mi fa nuovo e mi fa stare con te per sempre.
Allora io sarò davvero un malfattore graziato e ogni perdono tuo sarà come un assaggio di Paradiso, già da oggi.