VI stazione |
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Dal libro del profeta Isaia 53,2-3
Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Ti vedo, Gesù, misero, quasi irriconoscibile, trattato come l'ultimo degli uomini.
Cammini a stento verso la tua morte con il volto sanguinante e sfigurato, anche se come sempre mite ed umile, rivolto verso l'alto.
Una donna si fa spazio tra la folla per scorgere da vicino quel tuo volto che, forse, tante volte aveva parlato alla sua anima e che lei aveva amato.
Lo vede sofferente e lo vuole aiutare.
Non la fanno passare, sono tanti, troppi, e armati.
Ma a lei tutto questo non importa, è determinata a raggiungerti e riesce per un attimo a toccarti, accarezzarti con il suo velo.
La sua è la forza della tenerezza.
I vostri occhi si incrociano per un attimo, il volto nel volto dell'altro.
Quella donna, Veronica, di cui non sappiamo nulla, non ne conosciamo la storia, si guadagna il Paradiso con un semplice gesto di carità.
Ti si avvicina, osserva il tuo volto straziato e lo ama ancor più di prima.
Veronica non si ferma all'apparenza, oggi tanto importante nella nostra società delle immagini, ma ama incondizionatamente un volto brutto, non curato, non truccato e imperfetto.
Quel volto, il tuo volto, Gesù, proprio nella sua imperfezione mostra la perfezione del tuo amore per noi.
Ti prego, Gesù, dammi la forza di avvicinarmi alle altre persone, ad ogni persona, giovane o vecchia, povera o ricca, a me cara o sconosciuta, e di vedere in quei volti il tuo volto.
Aiutami a non indugiare nel soccorrere il prossimo, in cui tu dimori, come Veronica è accorsa da te sulla via del Calvario.
Quis non posset contristari,
Christi Matrem contemplari
dolentem cum Filio?