VIII stazione |
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Dal Vangelo secondo Luca 23,27-31
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.
Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato".
Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: "Copriteci!".
Perché se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco? ».
Ti vedo e ti ascolto, Gesù, mentre parli alle donne che incontri lungo la tua strada verso la morte.
In tutte le tue giornate sei passato incontrando tante persone, sei andato incontro e hai parlato con tutti.
Ora parli con le donne di Gerusalemme che ti vedono e piangono.
Anch'io sono una di quelle donne.
Ma tu, Gesù, nel tuo ammonimento usi parole che mi colpiscono, sono parole concrete e dirette; a primo impatto possono apparire dure e severe perché schiette.
Oggi, infatti, siamo abituati ad un mondo fatto di giri di parole, una fredda ipocrisia vela e filtra ciò che vogliamo realmente dire; gli ammonimenti si evitano sempre di più, si preferisce lasciare l'altro al proprio destino, non curandosi di sollecitarlo per il suo bene.
Mentre tu, Gesù, parli alle donne come un padre, anche rimproverandole; le tue parole sono parole di verità e arrivano immediate con il solo scopo della correzione, non del giudizio.
È un linguaggio diverso dal nostro, tu parli sempre con umiltà e arrivi dritto al cuore.
In questo incontro, l'ultimo prima della croce, emerge ancora una volta il tuo amore senza misura verso gli ultimi e gli emarginati; le donne infatti, a quel tempo, non erano considerate degne di essere interpellate, mentre tu, nella tua gentilezza, sei veramente rivoluzionario.
Ti prego, Signore, fa' che io, insieme alle donne e agli uomini di questo mondo, possiamo diventare sempre più caritatevoli nei confronti dei bisognosi, proprio come facevi tu.
Dacci la forza di andare contro corrente ed entrare in contatto autentico con gli altri, gettando ponti ed evitando di chiuderci nell'egoismo che ci conduce alla solitudine del peccato.
Eia, Mater, fons amoris,
me sentire vim doloris
fac, ut tecum lugeam.