Elementi di descrizione della situazione pastorale

2. Come la nostra azione pastorale incontra i giovani?

Il primo dato di realtà che occorre osservare è il fatto che i giovani sono sempre meno o mancano nelle nostre comunità parrocchiali, non solo per il calo delle nascite, ma soprattutto perché si constata una scarsa identificazione dei giovani con la concreta esperienza ecclesiale.

Una possibile causa può essere individuata in un modello di Chiesa poco accessibile ai giovani, scarsamente aperta al confronto e al dialogo, in genere ancora troppo gerarchica e chiusa alle nuove istanze giovanili.

Un possibile rischio che corre la nostra azione pastorale consiste nel considerare i giovani più come un problema, che come una risorsa.

Tante osservazioni pessimiste o problematiche che vengono formulate sono frutto di un’impostazione preconcetta da parte del mondo adulto.

Anche nell’azione pastorale potrebbe capitare che, invece di ascoltare ed accogliere i giovani con simpatia, aprendosi alla loro novità, si tenti piuttosto di inserirli in schemi preconcetti, di indirizzarli verso proposte inadeguate.

In realtà il mondo giovanile offre alla comunità ecclesiale una preziosa opportunità per rinnovarsi e numerose ed interessanti occasioni per l’annuncio evangelico.

I giovani, a motivo del minore condizionamento di pregiudizi negativi e di rigide strutture mentali, si presentano, per molti tratti, come un terreno vergine.

Oggi, poi, i loro desideri più profondi sono presi in scarsa considerazione dalla società: nell’incontro con il cristianesimo la persona del giovane potrebbe davvero sentirsi valorizzata e le sue domande trovare risposta.

Il contesto culturale non offre solo disorientamento e secolarizzazione.

La competizione in cui siamo immersi produce, spesso, delusione e stanchezza: vivere è sempre più una fatica, è sempre più difficile essere all'altezza di sé, delle aspettative degli altri.

Questa nuova fatica del vivere alimenta così nuove domande di senso, produce forme spontanee di disgusto del vivere materiale e attese diffuse di spiritualità; suscita, a tratti, un'imprevista disponibilità alla fede.

Normalmente i giovani apprezzano la presenza del sacerdote ( e dell'educatore ), sensibile e disponibile alla loro vita; ci tengono ad averlo vicino in momenti per loro significativi, anche con inviti insistenti.

La Chiesa, come istituzione, li mette, invece, più spesso in guardia: osservano con attenzione, vagliano ogni parola e comportamento e cercano la sincerità e la coerenza.

Quando poi scorgessero segni di incoerenza o forme di contraddizione su aspetti ritenuti da loro importanti, tenderebbero a chiudere il rapporto.

In genere anche molti dei giovani che incontriamo nella pastorale attraversano momenti di disorientamento o di profonda crisi religiosa: non trovano, spesso, il nesso tra gli insegnamenti ricevuti al tempo del catechismo ( o più raramente in famiglia ) e le risposte che cercano per le domande che li inquietano e dalle quali potrebbero derivare le scelte e i significati profondi per la loro esistenza.

Il disorientamento religioso è notevole: spesso i giovani non hanno neppure i parametri per cogliere l’importanza di ciò che è ritenuto indispensabile ad un’autentica vita cristiana ( ad es. il valore della Eucarestia domenicale… ).

Non è difficile riconoscere l’assenza di un vero e proprio cammino di fede che coinvolga personalmente e profondamente i giovani, che li motivi, li sostenga e li aiuti a dare ragione, con semplicità e convinzione di fronte al mondo, del loro essere cristiani.

Anche a livello di fede, si verifica il fenomeno dell’“adolescenza prolungata”.

In molti casi è disatteso un vero percorso di crescita nella fede ( continuo, organico, sistematico ) che accompagni la vita e formi il cristiano maturo a partire dall’esperienza e dal vissuto personale.

Alcuni argomenti, di forte impatto con la vita e la realtà sociale ed essenziali per dare forma alla testimonianza cristiana nel mondo, sono trascurati se non proprio tralasciati: chi parla oggi di lavoro, scuola, giustizia, economia, politica, secondo la visione cristiana?

Chi forma alla testimonianza cristiana della persona giovane, negli ambienti di vita e di divertimento?

Eppure, in un contesto multireligioso come il nostro, emerge il desiderio, da parte di alcuni, di saperne di più sul proprio essere cristiani.

Più in generale, constatiamo, nelle nostre parrocchie, che i giovani sono attratti dalla storia di Gesù, dalla sua personalità e dai suoi insegnamenti e vorrebbero conoscerlo meglio, così come l’esperienza di Dio esercita ancora il suo richiamo e il suo fascino.

In genere però si sentono poco appartenere all’esperienza di Chiesa.

D’altra parte, molte parrocchie vivono un momento di stanchezza e di crisi: risentono pesantemente del clima di individualismo strisciante del nostro mondo e perseguono, dal canto loro, logiche ancora molto “campanilistiche” ( ogni parrocchia e ogni prete sembrano avere la “loro” pastorale ).

Mancano figure significative di riferimento per i giovani, modelli di vita cristiana nella condizione giovanile.

Occorre fondare e costruire la figura del giovane cristiano di oggi.

Sono indispensabili, allo stesso modo, modelli di vita adulta cristiana, esempi di famiglie che dialogano con i giovani e non vengono meno alla loro responsabilità educativa, in tempi di grande disorientamento.

Nelle comunità cristiane è raro trovare, esplicitato, discusso e condiviso, un vero progetto formativo, con contenuti solidi e metodologie adeguate.

Invece l’impegno formativo, anche in ambito metodologico, oggi va ritenuto prioritario e indispensabile, perché, sempre di più, i valori proposti nel contesto socio-culturale odierno, si differenziano da quelli testimoniati da Gesù e dal suo Vangelo.

Sono sempre più urgenti proposte e figure di riferimento, alternative a quelle della mentalità d’ambiente.

Troviamo, spesso, giovani che vivono la loro fede in una dimensione molto individuale, o, al limite, sotto la “campana di vetro” del gruppo parrocchiale, quando questo esiste e funziona.

Sono rari i giovani “visibili”, propositivi, evangelizzatori e annunciatori a loro volta; testimoni, attraverso scelte e stili di vita coerenti con la fede professata ( nel loro quartiere, nella loro città, nella scuola o all’università, sul posto di lavoro, ecc. ).

Nelle nostre parrocchie, forse, i giovani non sempre riescono a trovare quell’ambiente cristiano che risponde alle loro ansie ed attese, che parli in modo comprensibile alla loro cultura, che risponda alle loro domande.

Spesso si sentono ripetere e raccomandare che non devono vivere di sole emozioni, che è troppo facile entusiasmarsi ed essere presenti nelle grandi occasioni, che il vero cristiano testimonia la sua fede nella quotidianità.

E questo è sicuramente vero. Ma anche i loro bisogni e i loro desideri di divertimento, di festa, di socializzazione andrebbero presi sul serio, nelle parrocchie e nei gruppi ecclesiali.

Occorre mettere in discussione ed esaminare anche i linguaggi e i messaggi ecclesiali, per verificare, ad esempio, se le forme delle celebrazioni e della preghiera e le modalità dell’annuncio sono adatte e capaci di parlare ai giovani e agli adolescenti.

In un contesto culturale come quello sopra delineato, per esempio, gli interventi prescrittivi hanno scarsa possibilità di successo.

I confini sempre più incerti, nel nostro mondo, tra morale e moralismo rendono, poi, i discorsi proibitivi sempre meno proponibili.

Va ridefinito il senso stesso della testimonianza cristiana: nuovi linguaggi per dire Dio, nuovi stili di celebrazione, nuove coerenze di vita nelle quali, senza nulla rinunciare del patrimonio della tradizione cristiana, si delineino le nuove forme della testimonianza cristiana.

Una testimonianza gioiosa e liberante che non insiste sui toni negativi e allarmisti ma neppure si rifugia e si arrocca a ribadire principi astratti e proposte virtuali, improponibili e irrealizzabili.

Tra i tanti segnali positivi e incoraggianti della nostra stagione pastorale possiamo segnalare la presenza, tra i giovani delle parrocchie, di una reale domanda di formazione, soprattutto nel campo dell’animazione.

Sono soprattutto i giovani a spingere per professionalizzare di più il servizio di animazione nelle comunità parrocchiali e nei gruppi, soprattutto se si tratta di presenza in mezzo a ragazzi problematici e bisognosi di attenzioni particolari.

Su questa sensibilità possono trovare accoglienza e mettere radici anche proposte più impegnative di riscoperta del cristianesimo, di percorsi che accompagnino ad una vera esperienza di Dio, di iniziative missionarie che testimonino il primato della comunicazione del Vangelo come prima ed essenziale vocazione della Chiesa.

Occorre, infine, non dimenticare ma mettere in conto che, considerando le caratteristiche del nostro tempo e le condizioni di partenza dei soggetti a cui l’azione pastorale si rivolge, ogni programma formativo, in ambito catechistico e di accompagnamento alla fede, non potrà che essere lento e paziente, proposto in uno stile prevalentemente narrativo e molto attento alla vita e alle condizioni dei singoli giovani, senza, con questo, rinunciare all’annuncio e alla proposta integrale della Verità del Vangelo.

L’incontro, nella comunità cristiana, con la testimonianza della Carità, come esperienza forte e significativa per la vita, può sostenere e rinforzare il percorso formativo.

Il mondo dei poveri e dei sofferenti può scuotere e orientare i giovani verso progetti e scelte di vita che portino il marchio dell’autenticità e conducano alla sorgente dell’Amore.

Non si tratta di trasformare le comunità ecclesiali in agenzie di servizi sociali o di esaurire la fede nell’impegno per gli altri.

In un mondo complesso e conflittuale come il nostro, costruire spazi di umanità a partire dall'amore per i poveri e per gli umili, promuovere esperienze dove l’altro è messo al centro, dove la sofferenza è presa sul serio, affrontata nella solidarietà o portata con dignità, costituisce un grande incoraggiamento a proseguire sulla strada della fede.

Anche la cultura di oggi, per altri versi, spinge nella direzione di una spiritualità dell’autenticità, della semplicità dei rapporti, del dialogo, della revisione di troppo facili certezze.

Sono altrettanti agganci per l'annuncio.

Una presenza limitata

Superare schemi preconcetti

Preziose opportunità di annuncio

Nuove domande di senso

Il valore della testimonianza

Il disorientamento religioso

È necessario un percorso sistematico di accompagnamento alla fede

Nuove domande di fede

Servono modelli di vita cristiana

Forme di incomunicabilità nella pastorale

Nuove forme della testimonianza cristiana

Un ritorno impegnativo all’essenzialità della fede.

Accettando la pazienza dei tempi lunghi.

Sorretti dalla testimonianza della Carità.