Individuazione del metodo

A partire dai doni con cui lo Spirito arricchisce costantemente la Chiesa possiamo suggerire possibili percorsi per raggiungere gli obiettivi della missione.

6.1 I soggetti concreti

Partire dai soggetti concreti

La diverse azioni della Missione Giovani vanno, innanzi tutto, pensate sempre in modi aderenti alle situazioni concrete: occorre uscire sia dalla tendenza a dedurre in astratto le linee operative senza interpellare e coinvolgere realmente i soggetti, sia dalla forza dell'abitudine e del pragmatismo, atteggiamenti che rendono incapaci di rinnovamento.

Il punto di arrivo sta invece nella capacità di uno sguardo di fede sulla realtà, in modo che l’azione pastorale sia orientata ai soggetti colti nella loro situazione concreta.

Parlando dei giovani va ricordato che essi partecipano a mondi diversi: sono studenti o lavoratori o disoccupati… sono italiani o stranieri, sono sani o malati…vivono in città o in campagna…

Non esiste il "mondo giovanile"; esistono, piuttosto, infinite tipologie di comportamenti giovanili, irriducibili ad unità.

I giovani dei bar non sono i giovani del volontariato, i giovani dei gruppi non sono quelli delle compagnie, i giovani che dispongono della fortuna di essere accompagnati da educatori preparati non sono come quelli che ne sono privi…

Questa osservazione non toglie però che, pur nella diversità delle tipologie, siano numerose le caratteristiche che accomunano i mondi giovanili: occorre avere chiare tutte le opportune distinzioni.

Anche nella programmazione delle azioni straordinarie occorrerà tenere presente il loro impatto con la normalità: le iniziative occasionali, anche belle, se estemporanee producono delusione e frustrazione.

Solo gli operatori della missione nei loro territori possono descrivere i soggetti concreti ai quali si rivolge la Missione Giovani: il loro lavoro è essenziale.

6.2 La scelta giusta: lavorare insieme

Fare meno per fare meglio

È particolarmente avvertito tra gli operatori pastorali il bisogno di interventi di qualità: che si impari a "fare meno per fare meglio".

Condizione essenziale di un intervento di qualità è la capacità di lavorare insieme.

La lettera pastorale lo ricorda e lo ribadisce a più riprese: "la presa di coscienza della missione evangelizzatrice della Chiesa comporta la maturazione di un nuovo modo di collaborare tra le diverse componenti del popolo di Dio: preti, religiosi, religiose, diaconi, laici, aggregazioni laicali…( C.I. p 71 ).

Ognuno ha un suo dono da portare: Uffici diocesani, parrocchie, associazioni e gruppi: tutti vengono invitati a "orientarsi sempre più verso una maturazione di scelte comuni che stimolino l'attuazione di un'autentica collaborazione pastorale" ( C.I. p. 79 ) e non si creino frammentazioni e forme di protagonismo individualistico.

Il discernimento comune

Parrocchie e zone ecclesiali hanno il compito del discernimento comune delle scelte pastorali da compiere e la responsabilità di creare sinergie e convergenze, senza perdere quanto realizzato in passato ( per esempio gli orientamenti dati dal sinodo diocesano ).

Non è realistico però, in molte situazioni, chiedere alle singole parrocchie di costruire programmi e interventi innovativi: occorre individuare punti a servizio di più parrocchie, promuovere sinergie comuni:

"Sarà indispensabile, pertanto, che per la realizzazione delle missioni vengano programmati e offerti – ai diversi livelli previsti dal Piano pastorale - momenti di sensibilizzazione e di spiritualità, luoghi di elaborazione e di riflessione, occasioni precise di formazione e di sperimentazione, valorizzando e coordinando quanto già si sta facendo nelle varie realtà ecclesiali". ( C.I. p 72 )

6.3 Le azioni straordinarie

Entrare nei nuovi spazi educativi in una concezione aperta dell'oratorio

Dalle missioni ci si aspetta un rilancio forte dello spirito missionario, la capacità di uscire dai recinti delle parrocchie per raggiungere i giovani nei loro punti di aggregazione: bar, discoteca, giardinetti…

I luoghi di ritrovo informali dei giovani possono diventare i nuovi spazi educativi, i luoghi dell'ascolto e dell'incontro, gli ambiti della missione.

Anche la nuova concezione del tempo e le nuove modalità di frequentazione come lo spazio della notte, le forme del girovagare nel tempo libero, il consumo musicale sono terreno della missione.

A partire dall'azione missionaria nei luoghi informali, il giovane incontrato potrà prendere in considerazione anche la proposta della comunità parrocchiale, se questa sarà in grado di interpretare le sue domande, di parlare il linguaggio della sua vita.

L’oratorio deve progettare la sua attività a partire da questo “slancio missionario”, dal desiderio di incontrare tutti i giovani presenti sul territorio e innescare con loro un rapporto significativo, capace di trasmettere valori, di suscitare interrogativi, di far conoscere Cristo e la chiesa, di indicare percorsi e mete da raggiungere.

I giovani sono capaci di generosità: non bisogna aver paura di proporre mete impegnative, anche se il cammino per raggiungerle può essere lungo.

I dubbi, che le mete impegnative suscitano, vanno affrontati con il dialogo e il confronto, vincendo la tendenza a rifugiarsi dietro le facili sicurezze dei gruppi di appartenenza o a cercare, nella fede, rassicurazioni psicologiche perché la formazione cristiana non diventi luogo effimero di consolazione e di autoreferenzialità.

È possibile in un contesto di fiducia e dialogo, chiedere e portare i giovani a compiere scelte che spontaneamente essi non farebbero, tentati, come spesso sono, di rimanere il più a lungo sotto l’ala protettrice di un’eterna adolescenza che si fa sempre più fatica a lasciare.

L'educazione alla responsabilità e alla testimonianza cristiana nei luoghi di vita ( scuola lavoro, divertimento…) porta i giovani a superare il rischio di perdersi nella cultura dell’istante: l’andare di esperienza in esperienza, il culto dell’effimero, l'incapacità a dare continuità al quotidiano.

6.4 La testimonianza cristiana negli ambienti di vita

Attenzione alla vita delle persone

Spesso l’azione pastorale rivolta ai giovani si incaglia in temi e preoccupazioni astratti e secondari ( temi generici sottoposti alla discussione dei gruppi, proposte di aggregazione e inviti alla frequentazione, momenti di preghiera e di celebrazione sganciati dalla vita… ) oppure si orienta verso temi marginali o forme efficientistiche di pastorale dove emergono le cose da fare e da organizzare ma non l'attenzione alla vita delle persone.

Occorre per prima cosa promuovere la consapevolezza e correggere il distacco tra fede professata e vita concreta, tra momento religioso e comportamento morale, tra fede e vita.

Le secolarizzazione rende più difficile il discernimento cristiano del tempo storico.

Occorre prendere attentamente e analiticamente in considerazione i singoli momenti dell’esperienza concreta e quotidiana della vita dei giovani ( la famiglia, la scuola, il lavoro, la qualità dei consumi, l’uso del tempo, il servizio, l'impegno sociale…) per individuare le azioni e i comportamenti che il discernimento cristiano suggerisce.

Di conseguenza occorre proporre e fondare modelli positivi e praticabili di comportamento cristiano.

Non è sufficiente l’esposizione catechistica delle verità di fede da credere e, meno ancora, un generico riferimento a valori cui orientarsi.

L'evoluzione veloce della società, la globalizzazione mondiale dei problemi, la crisi dell'esperienza religiosa, la desacralizzazione dei valori, l'attrattiva della società dell'utile e dell'abbondanza, rendono molto più impegnativa la trasmissione della fede.

Una fede che non coinvolgesse le scelte di vita, rimarrebbe solo emotiva, si dimostrerebbe socialmente poco rilevante e, in definitiva, annullerebbe se stessa.

L'impegno d’ambiente: assumere, purificare, elevare

L’azione pastorale, dalla quale parte la missione e alla quale ritorna arricchendola e rinnovandola va intesa anche come opera del discernimento cristiano, come dovere di interpretare cristianamente il tempo storico, i segni del tempi secondo i tre verbi della Gaudium et Spes: “assumere, purificare, elevare” ( n. 4, 9, 11, 34 ).

Non si tratta solo di approfondire alcuni temi religiosi, sociali o culturali ma di considerare specificatamente i diversi momenti dell’esperienza vitale quotidiana dei giovani, di prendere sul serio l’interpellanza dei fatti della vita alla coscienza cristiana.

La pastorale giovanile deve, quindi, intercettare la vita concreta dei giovani, nei luoghi in cui essa si esprime, e lì riconoscere i segni dell’appello dello Spirito, articolando l’adesione di fede con la complessità della vita personale e sociale.

Il criterio della vitalità della pastorale giovanile delle parrocchie e dei movimenti va individuata nella testimonianza cristiana nei luoghi di vita.

La missione nella vita quotidiana e nel servizio

Il giovane cristiano che si impegna a riferire la propria vita alla Parola del Signore, che trova nell’eucaristia domenicale e nella sua preghiera la forza per affrontare le responsabilità e i doveri del suo stato, secondo quanto richiesto dal Vangelo, già esercita la sua missione e diventa testimone nella propria famiglia e con i compagni e gli amici.

È certamente importante rivolgere ai giovani anche proposte di servizio e di volontariato, accompagnate dalla formazione.

L'incontro con la debolezza e la malattia diventa un'esperienza formativa profonda, aiuta i giovani a riflettere sulla vita di ciascuno e a ringraziare Dio per i doni ricevuti, ridimensionando problemi e capricci.

In parrocchia l'attenzione ai malati e disabili diventa un esercizio di attenzione agli ultimi della società.

Ci sono giovani sani che possono offrire amicizia, comprensione ed essere un vero e proprio strumento per il sofferente grazie al quale poter uscire dall'isolamento e dalla solitudine, ricevendo spesso, in cambio, un profondo insegnamento di vita.

La sofferenza può essere così il punto di partenza per una buona e giusta catechesi su Dio, il Dio di Gesù Cristo, che non vuole il male dei suoi figli.

Nello stesso spirito missionario si possono promuovere azioni di simpatia e di collaborazione nei confronti dei giovani stranieri, con l’obiettivo, a partire da situazioni di vita e storie diverse, di progettare un futuro comune di natura interculturale.

Coinvolgendo giovani sia migranti che italiani si possono favorire stili di vita transculturali che li conducano a sentirsi cittadini del mondo: aperti al futuro, alle “contaminazioni culturali” e capaci di gestire situazioni di conflitti interculturali nelle varie realtà locali, senza perdere o rinunciare alla propria identità.

L'impegno nella società e il servizio nella politica

L'apertura missionaria negli ambienti di vita presuppone, infine, una ritrovata consapevolezza dell’identità del giovane cristiano che sa prendere sul serio la storia e il proprio tempo e sa testimoniare un'immagine di Chiesa, attiva e culturalmente adatta ai tempi.

A partire dall'impegno nella vita quotidiana e negli ambienti di vita è possibile contribuire al rinnovamento della società e della politica, secondo lo spirito del Vangelo.

Tra la dottrina sociale della Chiesa e la catechesi ci sono rapporti che esigono di essere conosciuti e attuati.

È compito della catechesi mettere in luce le conseguenze sociali del Vangelo e in tale compito essa trova un necessario riferimento alla dottrina sociale della Chiesa.

Il cristiano è un uomo di dialogo e di amore appassionato per gli uomini e la giovinezza, con la sua capacità di impegno e di generosità, è un tempo opportuno per testimoniarlo.

6.5 Annuncio, celebrazione e testimonianza

Catechesi, liturgia, carità

Pastorale giovanile ordinaria e iniziative straordinarie della Missione Giovani dovranno essere espressione di un’interazione armonica dei tre momenti costitutivi della vita della Chiesa: l’annuncio, la celebrazione, la testimonianza della carità.

"La trasmissione della fede, infatti, non può esaurirsi nell’enunciazione delle verità del vangelo, ma deve avvenire anche tramite l’offerta di esperienze di preghiera e la proposta di testimonianze credibili di vita". ( C.I. p. 67 ).

Ogni fede o ideale ( non solo quelli religiosi ) si trasmette attraverso la testimonianza, la ritualità e l’insegnamento.

Il linguaggio teologico e catechistico esprime questo percorso con i tre termini: Carità, Liturgia e Catechesi.

L’esperienza cristiana non può essere relegata nel privato, in pure forme devozionali.

Non è vaga spiritualità o generico atteggiamento religioso.

Non si rimedia alle lacune della pastorale solo enfatizzando la centralità e l’attenzione alla persona, se questa non è aiutata, in concreto, a vivere la completezza dell'esperienza cristiana, per diventare luce, sale e lievito della storia.

Questa integrazione armonica dei tre momenti costitutivi dovrà venire particolarmente curata.

È facile constatare, anche nei comportamenti giovanili, una frattura drammatica tra momenti secolari e quelli cultuali della vita, la perdita del legame profondo tra Parola, Sacramento e vita morale.

6.6 Il sussidio per una sintetica comprensione della fede

Presentare l'essenza del messaggio cristiano

Per raggiungere lo scopo di proporre l'annuncio essenziale della fede, accompagnando i destinatari a fare esperienza personale e comunitaria della vita cristiana, uno strumento particolarmente significativo della missione giovani è costituito dall’offerta di un sussidio che presenta l’essenza del messaggio cristiano, centrato particolarmente sulla Parola di Dio e sull'attenzione alla vita dei destinatari.

Nella presentazione dell'essenziale della fede è stata data particolare cura ai linguaggi utilizzati per rendere l'esposizione comprensibile e significativo e si è cercato di valorizzare anche le nuove opportunità di comunicazione, che i moderni mass-media mettono a disposizione: il linguaggio audiovisivo, le opportunità di internet e le tipiche forme della comunicazione giovanile.

6.7 Uno sguardo positivo

La Missione Giovani non parte da zero: nei giovani sono nascoste risorse sorprendenti come la generosità all'impegno e la capacità di sacrificio, quando ne individuano le ragioni, la disponibilità alla ricerca e alla formazione, l'apertura alla domanda di assoluto, alla ricerca di senso, e una maggiore coscienza della condizione fragilità e di precarietà della vita umana.

Anche nelle comunità parrocchiali esistono energie vitali ed esperienze significative di fede e di impegno.

Molti si interrogano, per esempio, su come rinnovare il servizio educativo delle comunità, individuando, per esempio, nuove figure di educatori, che operano presso gli oratori parrocchiali, con un proprio iter formativo, con la possibilità che il loro diventi una professione, riconosciuta e remunerata dalla comunità.

Le ragioni dell'ottimismo

In sintesi, la Missione Giovani dovrà avere presente, in senso ampio, il cristiano che si intende formare, la persona che si desidera raggiungere, la comunità cristiana che considera come riferimento.

L'annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo affascina e riempie di coraggio gli operatori della missione e li rende capaci di scommettere sulla Verità senza presentarsi come fanatici, di credere al valore della moralità senza diventare dei moralisti, di presentare il Vangelo come una cosa bella, senza ridursi a fare gli esteti.

Bisognerà, forse, dire anche parole forti, sarà, forse, necessario anche rompere con abitudini e forme di pensiero inadeguate.

Non saranno, in ogni caso, sufficienti i documenti e le dispense: la Missione sarà qualcosa di tangibile e di reale.

La formazione degli operatori è il primo passo di un'avventura impegnativa ma bella.