Appigli per la fede

I contenuti dell'annuncio cristiano non sono astratti o estranei alle attese o alla sensibilità dei giovani; al contrario rispondono "al duplice obiettivo di stimolare le domande profonde di senso e di significato, riconoscendo le aspirazione più autentiche del cuore umano, e di proporre le verità fondamentali della nostra fede, accompagnando i destinatari a fare esperienza personale e comunitaria di Gesù, il nostro Salvatore" ( Costruire Insieme p. 66 ).

Nella storia biblica le risposte alle domande di senso della vita si formulano e si precisano a partire da situazioni precise:

la presa di coscienza di condizioni di schiavitù, di eventi di liberazione ( Esodo ) o di riscatto del popolo ( ricostruzione del dopo esilio );

dalla riflessione sui grandi interrogativi del vivere e dell'esistere ( Genesi);

dall'esperienza del patire e del morire ( Giobbe );

dal bagaglio di saggezza e di sapienza che si accumula nella storia della gente che vive e ripensa la sua avventura personale e collettiva ( Proverbi );

dal misterioso intreccio di pena e godimento della vita di ogni giorno ( Cantico, Qoelet ).

Esistono, nel nostro mondo, motivi più che evidenti per convincerci delle situazioni di asservimento, di umiliazione, di impoverimento della dignità umana.

Il contesto culturale non offre solo disorientamento e secolarizzazione.

Vivere è sempre più una fatica, l'onore di sentirsi libero e svincolato diventa presto un onere insopportabile: è sempre più difficile essere all'altezza di sé, delle aspettative degli altri.

Questa fatica del vivere alimenta nuove domande di senso, produce forme spontanee di disgusto del vivere materiale e attese diffuse di spiritualità, suscita un'imprevista disponibilità alla fede.

Oggi i desideri più profondi dei giovani sono quasi mai presi in considerazione dalla società: nell'incontro con il cristianesimo i giovani possono sentirsi ascoltati e valorizzati e le loro domande trovare attenzione.

La crisi aperta dalla secolarizzazione può rappresentare una grande opportunità di mettere a disposizione di tutti l'eccellenza della salvezza di Cristo.

La MG non si ferma ad organizzare manifestazioni esteriori; è rivolta all'interiorità: intercettare le domande profonde e inespresse delle masse dei giovani e portarle alla ribalta.

La strada da percorrere è radicale: occorre ripensare la stessa esperienza umana, prima ancora della proposta religiosa.

Ci vogliono giovani coraggiosi, che accettino di percorrere la via del pensare, dell'interrogare e dell'interrogarsi; che amino la solitudine e la differenza da tutto ciò che è massa, folla, anonimato; che rinuncino a sicurezza superficiali e a discussioni pedanti, ma facciano parlare le esperienze di vita, che organizzino una solida resistenza di fronte alla rassegnazione, all'appiattimento della vita concepita nell'esclusiva dimensione della materialità.

Servono educatori convinti che non è solo la droga il rischio mortale dei giovani ma quella vita senza sogni, senza progetti e senza speranza che quotidianamente essi respirano nei loro ambienti di vita, nella cultura vuota della scuola, nel lavoro incerto o di pura prestazione, nel sentirsi ai margini, eppure ammaliati, di un mondo di efficienza e di immagine.

Questa rassegnazione, questa cultura di morte, i giovani la assorbono anche in casa, nelle conversazioni troppo banali, nell'incertezza affettiva, nel disorientamento dei valori e delle scelte.

Di fronte allo scetticismo e alla perplessità dei giovani l'opera della trasmissione della fede deve accettare la sfida e impegnarsi ad elaborare proposte che rendano attuale e comprensibile la domanda di salvezza.

Incontrare Cristo

La proposta di Cristo deve essere presentata in tutta la sua attrattiva e la sua bellezza.

Quello che rende affascinante l'appartenenza a Lui è la scoperta che la fede entra nella vita e la rinnova, per cui anche i giovani si sentono attratti perché avvertono il bisogno di qualcuno che spieghi loro la vita, faccia loro compagnia e non imponga solo delle regole.

Il giovane, che si mette di fronte a Cristo e ne rimane coinvolto, riesce a chiarire a se stesso e a dare risposta a quella serie di domande indefinite che lo tengono spesso in uno stato d'incertezza e d'indecisione.

Il fine di ogni proposta di accompagnamento alla fede consiste, infatti, nella possibilità di fare esperienza del volto buono del Mistero che fa essere tutte le cose.

A partire da questa esperienza di senso e di fiducia positiva nella vita, il giovane sentirà l'esigenza di ricostruire una gerarchia di valori che si sviluppa dalla vita stessa di Gesù e dall'esperienza nuova di Dio che egli esprime.

Quando si percepisce che la vita ha valore e che la fede ne custodisce il "tesoro nascosto", lo sguardo che si porta al fatto di Cristo inevitabilmente cambia: diventa l'incontro con una presenza amica, interiore e coinvolgente la totalità dei fattori della vita personale.

La persona del credente è coinvolta anche nella sua dimensione comunitaria e sociale che la raggiunge nella concreta realtà familiare, scolastica, lavorativa, di tempo libero e di servizio.

Si intraprende, così, un cammino fatto di scelte di vita cristiana, che rendono i giovani "originali" e "visibili" nella società e negli ambienti in cui vivono: diventano testimoni.

Se la centralità di Cristo è garantita, da qualsiasi parte si inizi, tutto porterà a Lui, accettando la gradualità del cammino, imparando a vivere la pazienza di Dio, secondo i tempi della crescita, accettando di non pretendere tutto e subito.

Domande e provocazioni per la riflessione e l'approfondimento

1. Perché oggi un giovane dovrebbe scegliere Gesù Cristo, tra tante proposte più facili, in mezzo a distrazioni e voci tanto dissonanti e contraddittorie?

2. I giovani si dimostrano sensibili al mondo dei sentimenti, dell'affettività, dell'amicizia e della fedeltà.

Da questa sensibilità quali percorsi possono prendere avvio per condurre al riconoscimento del valore dell'etica e alla spiritualità?

3. Come accompagnare gli adolescenti e i giovani in percorsi di annuncio e di fede, quando la superficialità e la confusione come stile di vita sembrano ostacolare ogni possibile disposizione all'interiorità?

Quali esperienze, quali riflessioni possono sollecitare un risveglio religioso, possono suscitare una sensibilità maggiore ai temi della fede?

4. Come preservare il valore del bello, quando la preoccupazione per l'immagine e il culto dell'apparire sembrano interessi prioritari e anche morbosi?

5. Quali percorsi educativi e quali esperienze possono accompagnare dall'esperienza del bello e della vita buona all'incontro con la Grazia?