Credere vuol dire pronunciarsi

La fede non è solo proposta di verità in cui credere, ma modo di interpretare il mondo e stile di vita nel quale la comprensione, l'adesione e l'impegno s'intrecciano in ogni singolo atto.

Credere è un modo di concepire la realtà, di assumerla interamente, calandosi dentro, fin alla radice, e andandone oltre.

Il credente è una persona che cerca in ogni evento un riferimento profondo di senso, che si pone i grandi perché, che custodisce, senza rassegnazione, le domande anche inquietanti che emergono dalla quotidianità della vita.

Seguendo le metafore bibliche il credente è il viandante che cerca la sua terra, il pellegrino che cammina verso la meta, l'innamorato che attende il suo amore…

Questo bisogno assoluto di senso, quest'attesa di approdo sicuro, nella Bibbia è indicato con il termine salvezza.

I cristiani credono che solo nel Vangelo c'è piena e sicura salvezza.

I giovani fanno fatica a scegliere, non riescono a discernere con facilità tra ciò che è diverso per cultura o per religione.

Per loro è difficile accettare e decidersi verso scelte totalizzanti ( come necessariamente si presenta la fede ), mentre, invece, sono più disponibili a scelte temporanee.

Sono generosi, ma, spesso, ciò che impegna "per sempre", risulta loro difficile, come inconcepibile.

Sono aperti alle domande di senso ma prevalentemente se è ricercato nelle forme concrete dell'esperienza; fanno esperienza di verità nella forma dell'immediatezza: "ciò che adesso mi convince e che mi gratifica".

I giovani, quindi, sembrano oggi cercare forme più naturali o più semplici di religiosità anche se non manca una sete, una domanda, una ricerca vera di spiritualità.

La fede tende a non essere percepita come valore esterno o imposto ma come fedeltà a se stessi, a ciò che sentono e provano.

Questo aspetto può essere anche positivo, perché la fede è libera accoglienza e dono e il Vangelo è una bella notizia.

Diventa limitato quando tutto è racchiuso nei confini incerti del sentire del momento ( "se me la sento", "ora no, forse domani"… ).

Solo uscendo da questa angusta esperienza, si ritrova quell'autentica fedeltà a se stessi che rende possibile il cammino della fede che coinvolge la vita concreta e il rapporto reale con se stessi e con gli altri.

La MG è consapevole che ogni programma formativo, in ambito catechistico, non può che essere narrativo, lento e paziente.

L'esperienza di gruppo è un valido sostegno.

Il ritorno atteso dallo sforzo straordinario della Missione è che ogni parrocchia si dia un progetto di pastorale giovanile che preveda momenti di formazione, di preghiera e di impegno e sperimenti percorsi formativi basati sull'essenzialità della fede cristiana.

In parrocchia…

Le parrocchie e gli oratori sono ancora, nei paesi e nelle città del nostro territorio, dei punti significativi di aggregazione e di attività giovanili.

Non sono però numerosi i giovani impegnati nella crescita e nella testimonianza della fede.

Molti ragazzi abbandonano la pratica della fede, man mano che crescono.

Sono pochi quelli partecipano con regolarità alla messa domenicale, che frequentano stabilmente i gruppi, che si assumono con continuità impegni.

Eppure i giovani, ad alcuni appuntamenti ci sono e anche in tanti: come alle giornate mondiali della gioventù, agli incontri di Taizé, a certe convocazioni ecclesiali…

Chi crede e investe sui giovani riesce ancora ad ottenere risultati sorprendenti.

I giovani spesso apprezzano la presenza del sacerdote e di educatori sensibili e disponibili; ci tengono ad averli vicini in momenti per loro significativi, anche con inviti insistenti.

È facile però cogliere, nel rapporto dei giovani con la parrocchia, una difficoltà di comunicazione, una scarsa identificazione con certi modi di vivere l'appartenenza di Chiesa.

La Comunità cristiana ha sempre guardato con attenzione e simpatia il mondo dei giovani, anche se spesso la sua azione pastorale si è fermata all'aggregazione, all'animazione sportiva o culturale, alle proposte di servizio e di impegno sociale.

Oggi questo non è più sufficiente.

Nel nuovo contesto culturale che si è creato è necessario impegnarsi di più, distinguendo l'essenziale dal marginale.

È importante e necessario partire dai bisogni e dai desideri dei giovani ( bisogni relazionali, aggregativi, di riferimenti e certezze affettive, di divertimento … ) ma bisogna evitare di fermarsi a metà strada: l'obiettivo irrinunciabile è la formazione di cristiani "adulti" nella fede.

La proposta cristiana rivolta ai giovani deve contenere una specifica attenzione ai contenuti della fede da annunciare.

Non bisogna preoccuparsi solo della preparazione tecnica e delle capacità organizzative di chi gestisce l'oratorio: i giovani sono chiamati a dare ragione della loro fede attraverso un rapporto più vero, più profondo e quotidiano con la Parola di Dio, a crescere nella dimensione spirituale, attraverso la preghiera e i Sacramenti.

Come è avvenuto nell'avventura di Abramo, allo stesso modo ciò che rende il cristiano consapevole della sua fede è la certezza che Dio lo chiama per nome, si accompagna alla sua vita e gli affida un compito, una responsabilità, lo "mette a parte per una missione speciale" ( At 13,3 ).

Solo la formazione sistematica e continuativa può sostenere e sviluppare un quadro di riferimento, spirituale ed etico, in grado di sostenere, in un contesto di disorientamento e di pluralismo ( la società complessa e differenziata ), la testimonianza cristiana negli ambienti di vita e promuovere, nelle parrocchie, modelli proponibili di vita cristiana giovanile.

La MG potrà diventare, innanzi tutto, un'occasione per promuovere nei giovani una consapevolezza matura e coerente della loro fede, una conoscenza più approfondita del Vangelo, un incontro reale con Gesù.

…e fuori parrocchia

La prima e più importante forma di impegno per il cristiano, è la testimonianza di vita.

La testimonianza ( di qualcuno che ci "colpisce" ) è l'emergere della persona all'interno di un'azione, di un ruolo; per il cristiano testimonianza è l'emergere dell'evidenza della fede nel suo essere personale e nel suo agire individuale e sociale, nel suo orientamento etico.

È la trasparenza dello Spirito nella sua vita quotidiana.

La testimonianza è la prima forma della trasmissione del Vangelo.

La Chiesa non può essere fondata che dalla Chiesa: da una vita di Chiesa che esprima una grande tensione missionaria; che sia preoccupata, prima di tutto, di vivere il Vangelo e di annunciarlo a tutti, nel linguaggio di ognuno; una Chiesa che si proponga di essere segno dell'amore di Dio per tutti.

Una Chiesa che cerca di inserirsi nei luoghi dove i giovani si trovano, senza rompere i loro legami e, tramite gesti di amicizia e azioni anche piccole ma significative, cerca di instaurare un rapporto sempre più stabile, fino a diventare un punto di riferimento.

L'azione missionaria raggiunge i giovani e li mette in azione, nelle forme e negli ambiti più vari.

La MG non è indottrinamento, insipida diffusione di un messaggio: è la costruzione di una speranza, l'annuncio di una bella notizia.

Domande e provocazioni per la riflessione e l'approfondimento

1. Pensando ai giovani di oggi, alle tante analisi e descrizioni su di essi, sembra emergere una caratteristica: la loro indifferenza verso la proposta di fede, la loro difficoltà a intendere la vita come impegno.

Questa descrizione è vera? Quali fatti la confermano? Quali la smentiscono? Quale deve essere la nostra reazione e la nostra risposta?

2. Si parla spesso del "disagio" dei giovani ( che, a volte, si esprime sotto forma di noia, di demotivazione, di fuga dalla realtà ).

Molto di meno sono presi in considerazione i problemi reali della condizione giovanile: le difficoltà ad individuare un proprio spazio nella società, la fatica della vita, le disillusioni di fronte alle false promesse.

Come presentare la fede come forza davanti alle difficoltà? Come speranza di fronte al futuro?

3. Constatiamo che molti giovani dicono di stare bene, anche quando ammettono esplicitamente l'assenza di qualcosa di convincente su cui basare e spendere la loro vita.

È possibile questo? Come aiutarci e aiutare a distinguere tra benessere materiale e bisogno di felicità?

4. Per poter avvertire e fare propria una domanda di senso i giovani devono poter interpretare ciò che vivono, devono sapersi interrogare e non solo reagire emotivamente ai fatti e alle situazioni.

In quale modo? Con quali strumenti?

5. Se non si esprimesse alcuna domanda di salvezza, se non ci fosse alcun sogno da attendere, se la religione non fosse considerata come un'esperienza capace di trasformare la vita, perché credere?

Come rendere esplicito il bisogno di salvezza? Come riconoscere e accettare la precarietà della vita? Come presentare la salvezza cristiana?