Giobbe |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
1 Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario? |
|
|||
2 Come lo schiavo sospira l'ombra e come il mercenario aspetta il suo salario, | ||||
3 così a me son toccati mesi d'illusione e notti di dolore mi sono state assegnate. |
|
|||
4 Se mi corico dico: « Quando mi alzerò? ». Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino all'alba. |
|
|||
5 Ricoperta di vermi e croste è la mia carne, raggrinzita è la mia pelle e si disfà. | ||||
6 I miei giorni sono stati più veloci d'una spola, sono finiti senza speranza. |
|
|||
7 Ricordati che un soffio è la mia vita: il mio occhio non rivedrà più il bene. |
|
|||
8 Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede: i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò. | ||||
9 Una nube svanisce e se ne va, così chi scende agl'inferi più non risale; |
|
|||
10 non tornerà più nella sua casa, mai più lo rivedrà la sua dimora. | ||||
11 Ma io non terrò chiusa la bocca, parlerò nell'angoscia del mio spirito, mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore! | ||||
12 Son il forse il mare oppure un mostro marino, perché tu mi metta accanto una guardia? |
|
|||
13 Quando io dico: « Il mio giaciglio mi darà sollievo, il mio letto allevierà la mia sofferenza », | ||||
14 tu allora mi spaventi con sogni e con fantasmi tu mi atterrisci. | ||||
15 Preferirei essere soffocato, la morte piuttosto che questi miei dolori! |
|
|||
16 Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo. Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni. |
|
|||
17 Che è quest'uomo che tu ne fai tanto conto e a lui rivolgi la tua attenzione |
|
|||
18 e lo scruti ogni mattina e ad ogni istante lo metti alla prova? |
|
|||
19 Fino a quando da me non toglierai lo sguardo e non mi lascerai inghiottire la saliva? | ||||
20 Se ho peccato, che cosa ti ho fatto, o custode dell'uomo? Perché m'hai preso a bersaglio e ti sono diventato di peso? | ||||
21 Perché non cancelli il mio peccato e non dimentichi la mia iniquità? Ben presto giacerò nella polvere, mi cercherai, ma più non sarò! |
Indice |
7,1-10 | La vita è un duro servizio Le parole di Giobbe si ispirano qui al genere della lamentazione, frequente nei testi biblici per esprimere la debolezza e la fragilità della condizione umana. 7,1-2 Nell'antichità la condizione del mercenario ( l'operaio pagato a giornata ) e dello schiavo era tra le meno considerate e le più faticose. 7,1 duro lavoro: nel senso di servizio militare ( cf. Gb 14,14 ): lotta e impegno insieme. Il greco traduce: « prova »; volg. militia. - Il mercenario, pagato a giornata ( Dt 24,15; Mt 20,8 ), fatica ogni giorno per altri, da mattina a sera. Lo stesso per lo schiavo ( Lv 25,39s ). |
7,4a | mi alzerò: con il TM; BJ traduce con i LXX: « il giorno ». 7,4b Traduzione congetturale. BJ propone: « quando sarò alla sera? », mî jitten `ereb, e considera incomprensibile middad `ereb del TM. |
7,7 | Solidale con tutta l'umanità sofferente, rassegnato a morire, Giobbe abbozza una preghiera per domandare a Dio qualche istante di pace prima della morte. |
7,9 | Secondo l'opinione corrente, che l'autore sembra condividere ( qui e in
Gb 10,21; Gb 14,7-22; Gb 16,22; cf. 2 Sam 12,23; Sal 88,11, ecc. ), è impossibile risalire dallo sheol ( cf. Nm 16,33+ ). Che cosa succede dopo la morte secondo l'Antico Testamento? |
7,11-21 | Lo sfogo di Giobbe |
7,12 | mare e mostro marino: allusioni alle antiche mitologie mesopotamiche, nelle quali mare e mostri marini rappresentavano il caos e la ribellione alla divinità; per questo andavano tenuti sotto stretta vigilanza. Secondo la cosmogonia babilonese, Tiamat ( il mare ), dopo aver contribuito alla nascita degli dei, era stato vinto e assoggettato da uno di essi. La fantasia popolare o poetica, riprendendo queste immagini mitiche, attribuiva a Jahve la vittoria, anteriore all'organizzazione del caos, e se lo figurava come colui che ancora tiene assoggettati il mare e i mostri suoi ospiti ( cf. Gb 3,8+; Gb 9,13; Gb 26,12; Gb 40,25s; Sal 65,8; Sal 74,13-14; Sal 77,17; Sal 89,10-11; Sal 93,3-4; Sal 104,7.26; Sal 107,29; Sal 148,7; Is 27,1; Is 51,9 ). |
7,15 | preferirei essere soffocato: contrariamente all'egiziano « stanco di vivere », Giobbe non pensa mai al suicidio. Questo del resto è un gesto che nell'AT non compare mai, se non in casi eccezionali ( cf. 2 Sam 17,23+ ). - i miei dolori: `aççebôtaj, conget.; il TM legge: « le mie ossa », `açemôtaj. |
7,17 | L'autore sembra riprendere, con ironia amara, espressioni del
Sal 8. La sollecitudine di Dio verso l'uomo diventa qui sorveglianza « soffocante ». L'autore del Sal 139 trovava in questo atteggiamento di Dio un motivo di fiducia; Giobbe invece si sente trattato come un nemico da Dio che lo scruta. Dibattendosi contro una nozione giuridica della religione e del peccato, cerca a tastoni il Dio della misericordia ( v 21 ). |
7,20 | che cosa ti ho fatto: Dio non può essere toccato dal peccato. - ti sono diventato: con i LXX; il TM legge: « mi sono diventato ». |
7,21 | Queste ultime parole, inattese, riportano l'immagine di un Dio chino misteriosamente sull'uomo. |