Giobbe |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
II. Dialogo |
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1. Primo ciclo di discorsi |
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Giobbe maledice il giorno della sua nascita |
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1 Dopo, Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno; |
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2 prese a dire: | ||||
3 Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: « È stato concepito un uomo! ». |
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4 Quel giorno sia tenebra, non lo ricerchi Dio dall'alto, né brilli mai su di esso la luce. | ||||
5 Lo rivendichi tenebra e morte, gli si stenda sopra una nube e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno! | ||||
6 Quel giorno lo possieda il buio, non si aggiunga ai giorni dell'anno, non entri nel conto dei mesi. | ||||
7 Ecco, quella notte sia lugubre e non entri giubilo in essa. | ||||
8 La maledicano quelli che imprecano al giorno, che sono pronti a evocare Leviatan. | ||||
9 Si oscurino le stelle del suo crepuscolo, speri la luce e non venga; non veda schiudersi le palpebre dell'aurora, | ||||
10 poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno, e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei! | ||||
11 E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo? |
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12 Perché due ginocchia mi hanno accolto e perché due mammelle, per allattarmi? | ||||
13 Si, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace | ||||
14 con i re e i governatori della terra, che si sono costruiti mausolei, |
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15 e con i principi, che hanno oro e riempiono le case d'argento. | ||||
16 Oppure, come aborto nascosto, più non sarei, o come i bimbi che non hanno visto la luce. |
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17 Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi, laggiù riposano gli sfiniti di forze. | ||||
18 i prigionieri hanno pace insieme, non sentono più la voce dell'aguzzino. | ||||
19 Laggiù è il piccolo e il grande, e lo schiavo è libero dal suo padrone. | ||||
20 Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore, | ||||
21 a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più d'un tesoro, |
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22 che godono alla vista di un tumulo, gioiscono se possono trovare una tomba … | ||||
23 a un uomo, la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato? |
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24 Così, al posto del cibo entra il mio gemito, e i miei ruggiti sgorgano come acqua, |
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25 perché ciò che temo mi accade e quel che mi spaventa mi raggiunge. |
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26 Non ho tranquillità, non ho requie, non ho riposo e viene il tormento! |
Indice |
3,1-31,40 | Dialogo tra Giobbe e i suoi tre amici: Elifaz, Bildad e Sofar 3,1-26 Primo discorso di Giobbe |
3,3-19 | Il lamento di Giobbe 3,3 Due maledizioni parallele: quella del giorno della nascita e quella della notte del concepimento. |
3,5 | morte: çalmawet del TM; BJ congettura çalmût, « fitta ombra ». - gli uragani del giorno: kimerîrê jôm del TM; BJ congettura: « un'eclisse », kamrîr jôm. |
3,6 | All'inizio del v, BJ premette: « sì » ( « ecco » ) che BC lascia nel v 7. - quel giorno: conget.; il TM ha: « quella notte », soppresso da BJ, perché contaminazione dal v 7. - si aggiunga: con sir. e volg.; il TM legge: « gioisca ». |
3,7 | Cf. il v 6. |
3,8 | quelli che imprecano al giorno: sia i nemici della luce, coloro che agiscono nel buio ( cf. Gb 24,13s; Gb 38,15 ), sia quelli che, come Giobbe, maledicono il giorno della loro nascita; o anche, meglio, stregoni o coloro che gettavano le sorti, capaci, come si credeva, di trasformare i giorni fasti in giorni nefasti, oppure di attirare le eclissi, quando « Leviatan » inghiottiva momentaneamente il sole. - Leviatan, oppure anche il drago, il serpente fuggiasco ( cf. Gb 26,13; Gb 40,25+; Is 27,1; Is 51,9; Am 9,3; Sal 74,14; Sal 104,26 ) era nella mitologia fenicia un mostro del caos primitivo ( cf. Gb 7,12+ ); l'immaginazione popolare poteva sempre temere il suo risvegliarsi, provocato da una maledizione efficace contro l'ordine esistente. Il drago di Ap 12,3, che incarna la resistenza della potenza del male a Dio, assume certi tratti di questo serpente del caos. |
3,14 | che si sono costruiti mausolei: alla lettera « che si costruiscono rovine ( harabôt ) ». L'espressione potrebbe indicare ( alla luce di Is 58,12 e Is 61,4 ) « ricostruire rovine »: i re di Babilonia e di Assiria si gloriano spesso di aver fatto questo. Ma il pronome « si », « per se stessi », fa pensare piuttosto che si tratti di edifici funerari costruiti anticamente in luoghi deserti o solitari. In particolare è il caso dell'Egitto. Può darsi che la parola harabôt sia bastata a designare le mastabe o le piramidi. |
3,15 | le case: alla lettera « le loro case »; BJ traduce: « le loro tombe », cioè le loro « case di eternità » ( cf.
Qo 12,5 ) o dimore funebri ( cf. anche
Sal 49,12 ). In realtà, gli scavi archeologici ( specialmente a Ur e in Egitto ) hanno rivelato quali ricchezze fossero accumulate nelle tombe di re o principi. |
3,17 | Là i malvagi cessano di agitarsi: nel pensiero di Giobbe, come in quasi tutto l'AT, l'esistenza che attende l'uomo dopo la morte non è vita; è un'esistenza di ombre, dove buoni e cattivi stanno assieme, senza affetti né speranze ( vedi
1 Sam 28,19 ), Dio non è invocato e non interviene ( vedi
Sal 88,11-13 ). L'ambito in cui Dio manifesta la sua giustizia è ristretto, dunque, alla vita presente. laggiù: nello sheol ( cf. Nm 16,33+ ). |
3,20-26 | L'enigma dell'esistenza |
3,22 | alla vista di un tumulo: gal o golel, congot.; il TM ha: « ( fino al ) giubilo » |