Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù affermò che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue ha vita eterna.
Come qualsiasi brano che può essere interpretato metaforicamente, è possibile inventare quasi qualsiasi significato, facendo un collegamento fra qualche aspetto del simbolo e qualche aspetto del supposto significato.
Per controllare la nostra interpretazione, è meglio guardare il contesto della metafora.
In questo caso, il linguaggio metaforico di questo brano segue una spiegazione meno metaforica in Gv 6,35-50, e dobbiamo usare quel brano per interpretare Gv 6,51-58.
Lo possiamo fare confrontando le diverse conseguenze menzionate, e le condizioni per ottenerle nei due brani:
Conseguenze | Condizioni in Gv 6,35-48 | Condizioni in Gv 6,49-58 |
non morire, vivere in eterno, avete vita eterna, avere vita in sé | contemplare Gesù e credere in lui (40); credere in Gesù (47) | mangiare il pane che discende dal cielo, il pane vivente che è Gesù e la sua carne (50-51); mangiare la carne di Gesù e bere il suo sangue (53-54); mangiare Gesù (57); mangiare il pane che è disceso dal cielo (58) |
essere risuscitato da Gesù nell'ultimo giorno | contemplare Gesù e credere in lui (40); venire a Gesù perché attirato dal Padre (44) | mangiare la carne di Gesù e bere il suo sangue (54) |
non avere più fame né sete | venire a Gesù e credere in lui (35) | non nel brano |
dimorare in Gesù e Gesù in noi | non nel brano (in Gv 15,4-10 una condizione è osservare i comandamenti di Gesù) | mangiare la carne di Gesù e beve il suo sangue (56) |
vivere a motivo di Gesù | non nel brano (in Gv 5,21-27 è collegato con avere vita eterna, di cui una condizione è ascoltare la parola di Gesù e credere al Padre) | mangiare Gesù (57) |
In questo modo, sembra evidente che mangiare Gesù, il pane della vita, e bere il suo sangue siano un simbolo di credere in Gesù e contemplarlo.
Come Agostino scrisse ( Commento al Vangelo di San Giovanni, Omelia 26.1 ), Crede et manducasti, cioè "Credi, e hai mangiato".
Una domanda collegata su questo brano è il suo rapporto con l'ultima cena di Gesù, che Gesù stabilì come pratica nella chiesa in memoria di lui.
Siccome Giovanni è l'unico Vangelo che non racconta l'ultima cena, alcuni vedono in questo brano l'insegnamento dell'ultima cena dato prima nel ministero di Gesù e quindi anche prima nel Vangelo da Giovanni.
Siccome è difficile leggere "mangiare la carne ( anche se qui è "carne" invece di "corpo" ) e bere il sangue di Gesù" senza pensare all'ultima cena, e Giovanni lo sapeva, anche se i suoi primi lettori, probabilmente non Cristiani ( Gv 20,31 ), forse non avrebbero fatto questo collegamento.
In ogni caso, è vero che questo brano ci insegni quello che ci insegna l'ultima cena, che dobbiamo contemplare Gesù e credere in lui ( in modo particolare, nella sua morte come sacrificio per noi ) per avere la vita eterna.
Non è che il brano descriva l'ultima cena, ma piuttosto l'ultima cena è spiegato dal brano.