Dagli scritti di Fra Leopoldo Maria Musso dei Minori |
B54-A3
Per concessione speciale del Rev. Padre Provinciale di Torino
( Vietata ogni riproduzione )
( Continuazione, vedi numero precedente )
La mattina dell'11 maggio del 1900, Anno santo, dopo di aver ricevuto il giorno prima i carismi della nostra santa Religione, alle ore sette, colla mente e voce chiara mi disse:
- Caro Luigi, prima di notte io sarò passata all'eternità
- E perché, buona mamma, dici così?
- Ho visto in quésti momenti Gesù Crocifisso con una gran moltitudine di angioli, i quali mi hanno fatto cenno di seguirli.
A tali parole io prendo il Crocifisso e glielo dò a baciare, dicendole:
- Guarda un po', mamma, quanto è buono Gesù, preghiamolo che ti assista negli ultimi momenti della tua carriera al passo dell'eternità felice.
Ci mettemmo a discorrere delle cose celesti, del Paradiso e delle anime che hanno amato molto Gesù; oh! come sono dolci gli ultimi momenti della vita!
- Ti ricordi, mamma, - le dicevo - che quando i tuoi dolori erano insopportabili, invece di lamentarti, cantavi inni alla Gran Madre di Dio che calmavano le tue sofferenze?
L'incoraggiavo a morire contenta, facendo la volontà del Signore:
- Il tuo fedele Angelo Custode, che avesti in tutto il corso della vita, ti accompagnerà all'eterna felicità; sì, lo vedrai tutto luminoso e nobilmente genuflesso dinanzi alla maestà divina, presentandole il libro d'oro, sul quale si trovano segnate le sofferenze sopportate pazientemente per amore di Gesù Crocifisso in venti anni.
In quel sublime momento ti sentirai dire: « Vieni, mia serva fedele, che tanto mi hai amato colle tue sofferenze, vieni nella mia dimora, che t'ho preparata, vieni meco per sempre ».
Mente non può immaginare il momento quando vedrai per la prima volta la bellezza di Dio, la gloria di Maria SS. in compagnia di tutti gli Angioli e i Beati del Paradiso!
Oh Beltà infinita!
La mia povera mamma espresse il rincrescimento di lasciarmi, perché solo; io le dissi di non pensare a me:
- Sebbene io non sia più giovane, tuttavia confido molto nella Provvidenza, che la bontà di Dio mi chiama religioso.
Fin da fanciullo ho sempre agognato questo stato così sublime; soprattutto le mie speranze sono fondate sulla protezione di Maria SS., Madre del mio Gesù dolcissimo, il mio tesoro, il mio tutto.
Preghiamo, adunque, o mia buona mamma, benediciamo il Re dell'eterna gloria, affinché per la sua infinita misericordia, l'anima tua voli al bacio del Signore.
Mentre io così dicevo, incrociò le mani sul petto e senza fare il minimo movimento chiuse serenamente gli occhi per riaprirli in Paradiso, per i meriti di N. S. Gesù Crocifisso.
- Va', anima cara, le tue sofferenze t'abbiano meritato felicemente la gloria di Dio, quella dolcissima e graziosa melodia celestiale, agognata, desiderata da tutti i fedeli che molto amarono Gesù.
Rimasi nel secolo pochi mesi: andavo meditando giornalmente le promesse fatte alla Gran Madre del Salvatore, cioè di consacrarmi a Lei, anima e corpo, per tutto il rimanente della mia esistenza, percorrendo una vita veramente cristiana.
Stanco e abbattuto dalle intiere notti passate al capezzale della mia defunta genitrice, presi riposo per qualche giorno; ed ebbi una, visione in sogno.
Vidi Maria SS. che mise le mani sopra una gran tenda, che dalla terra arrivava al cielo; la separò e, allora vidi la SS. Trinità … oh! meraviglia, e mi disse di non disgustare mai quelle tre Gemme preziosissime, cioè il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo.
Dolcissima e mesta contemplazione: dolcissima, perché vidi un'immensità di anime andar al possesso dell'eterna gloria ( un numero grandissimo era di poveri ); vidi delle anime sopravanzare assai le altre di grado; io domandai chi fossero, mi fu risposto che erano le anime di quelli che avevano portato in cielo immacolata la stola battesimale; mesta, quando vidi anime andare al Purgatorio, e alcune di queste afflittissime, ansanti, mio Dio! che momento di pena per queste poverette; momento raccapricciante, per quelle anime infelici che in vita non solo si dettero al mondo pieno di ogni miseria, ma fecero tutto il possibile per opporsi a quanto c'è di più santo, cioè tentarono di cancellare dalle menti degli uomini Iddio Santissimo; nessun mostro riuscirà perché Dio è verità infallibile.
Ebbene, vidi. pure queste infelici anime pretendere con audacia d'entrare in Paradiso; ma all'ingresso stavano due angioli alti e fieri, che tenevano in mano un'arma, con la quale le cacciavano nel precipizio.
La bontà somma di Dio bussava dolcemente alla porta del mio cuore, e io stavo intento alla chiamata del Signore, la quale mi portò a Torino nel medesimo anno della morte della mia buona mamma, cioè nei primi giorni di novembre del 1900.
Giunto in Torino, andai dai Reverendi Padri Francescani, supplicando il Rev. Padre Provinciale a volermi fare la bella carità di prendermi tra i suoi figli di S. Francesco.
In quel tempo era Provinciale il Padre Luigi Borgialli, che mi accolse con tutta benignità e mi disse di ritornare, che in quel momento non poteva accettarmi.
Io andavo ogni giorno- al Santuario della Consolata per supplicarla che volesse ottenermi questa bella grazia; il giorno 17 dicembre fui accettato e il giorno 18 gennaio 1901 con sommo giubilo vestivo le ruvide lane del Poverello d'Assisi nel Santuario-Convento di S. Antonio.
Dopo tre giorni fui mandato nel Convento-Parrocchia di S. Tommaso, dove facevo, coll'aiuto di Dio, quanto mi era possibile per osservare la Santa Regola del Padre S. Francesco.
Dopo due anni il Padre Guardiano mi incaricò d'andare nelle case religiose ed educandati a distribuire i foglietti per la Adorazione quotidiana universale.
Continuai tutto maggio, giugno, luglio e agosto; alla fine del mese di luglio andai nelle case religiose sui colli di Valsalice; nel ritorno, strada, facendo fui sorpreso da malore e oppresso dal caldo soffocante, tanto che non potevo reggermi sulla persona; mi portai a stento nella chiesa detta delle Sacramentine, là dove si trova ogni giorno Gesù Santissimo esposto in forma di Quarant'Ore; speravo che il buon Gesù mi prendesse con Sé in Paradiso, ma non era ancora l'ora.
Come Dio volle mi portai in convento; poiché sapevo che dovevo ancora soddisfare all'obbligo della preghiera; mentre recitavo il vespro, mi sorprende il sonno contro la mia voglia: rimasi così dieci minuti, ad un tratto sento spingermi fortemente, mi desto, apro gli occhi e vedo un frate che sale in alto con grande rapidità; la figura somigliava del tutto a quella di San Francesco; mi scomparve ogni malanno e stanchezza; mi trovai così bene come se nulla mi fosse accaduto, cosicché il giorno appresso continuai di bel nuovo a distribuire i foglietti della visita a Gesù Sacramentato, opera voluta da Dio per mezzo delle sorelle Teresa e Giuseppina Comoglio, terziarie francescane, morte ambedue in odore di santità.
Finita la mia missione attendevo ai miei lavori nel convento.
Nel 1906 ottenni per grazia singolare della Santa Sede di fare il noviziato in questo convento di S. Tommaso e per protezione di Maria SS. fu un anno di ritiro, di preghiera e di meditazione.
( Continua )
Ogni volta che nel nostro Bollettino, si trovi parole, espressioni o il menomo accenno a santità, intendiamo darvi solo fede puramente umana, sottoponendoci totalmente ai decreti di Sua Santità Urbano VIII e dei Suoi Successori.
N. d. R.