Il Crocifisso nostro specchio

B111-A2

Come l'uomo che si mira nello specchio scopre ogni macchia che ha sulla persona e la toglie, così l'anima che si specchia nel Crocifisso scopre le sue macchie che l'amor proprio non le lascia vedere, se ne confonde, se ne pente davanti a Dio e davanti alla Chiesa e se ne purifica.

Il pio Drogone diceva al Crocifisso: « Fecisti, Domine, de corpore tuo speculum animae meae.

- O Signore, del tuo Corpo hai fatto lo specchio dell'anima mia ».

Era in Vagliadolid un uomo ricco e onorato, il quale mosso dalla fama e opinione del Beato Padre Pietro Fabro, andò da lui pregandolo che gli insegnasse il modo di fare orazione e gli desse alcuni punti da meditare.

Al Fabro, avanti di ammetterlo a fare i soliti esercizi, bastò di dargli in luogo di meditazione questi quattro contrapposti, presi dalla comparazione fra lui e Cristo: « Cristo povero e io ricco; Cristo affamato e io satollo e ben pasciuto; Cristo nudo e io bene e ornatamente vestito; Cristo stanco e stracco io senza fatica e stanchezza ».

Partissi, udite queste quattro cose, e come ordinarie e cantate mille volte, le dispregiò.

Come a dire che aspettava qualche cosa più recondita, sé gli parve di ritrovare il Fabro tale, quale se l'era immaginato.

Ma passati alcuni giorni, essendo stato da parenti invitato ad un banchetto, fra il mangiare e il bere, gli vennero in mente quei contrapposti e penetrò a pieno il senso e la forza di essi, con tanta viva apprensione di quelle cose, con sì chiaro conoscimento, che per una dolce compassione di Cristo, la cui fame forse andava paragonando con quelle varie e saporite vivande, a vista dei convitati cominciò a piangere: e fu tanta l'abbondanza delle lagrime, che fu sforzato a partirsi da tavola e ritirarsi in una camera e lasciare il freno al pianto e ai singhiozzi, per saziarsi del pane delle lagrime, e bere il vino della compunzione, molto più dolce di quello, che aveva gustato in quel vano umano convito.

Allora intese che non bisognava ridersi di quei punti che gli aveva suggeriti il servo di Dio che tanto commovevano e cavavano tante lagrime.

Torna dunque subito dal Fabro e gli racconta i suoi repentini movimenti e lagrime nel tempo della tavola.

Si accorse il Fabro, che già il cuore era disposto per cose maggiori e così invitò quell'uomo a ritrarsi dallo strepito del mondo e dai tumulti dei negozi al ritiro dei Santi Esercizi spirituali.

Qui con nuove lagrime pianse se stesso, deplorò la vita passata, e ripigliando i peccati fin dalla fanciullezza con umile e diligente confessione lavò l'anima e diede principio ad un'altra vita.

Alla fine, colla guida e ammaestramenti del Fabro, fece poi gran profitto nelle virtù, di maniera che col principio si conformò ancora il restante.

Il Beato Ippolito Galantini