Ottavario del SS. Crocifisso

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A Torino, alla Gran, Madre di Dìo, si è svolto solenne ed efficace l'annunciato Ottavario in onore di Gesù Crocifisso.

Il Rev.mo Can. Luigi Chiantore ed il Sig. Curato, Teol. Domenico Paglia, hanno profuso in quei giorni i tesori del loro cuore profondamente sacerdotale e, non risparmiandosi, ci hanno fatto passare una vera settimana santa vicino a Gesù Crocifisso e ai personaggi che presero parte alla dolorosa trama del la Passione del Salvatore.

Efficaci applicazioni pratiche accostarono quegli uomini, quelle donne e quei fanciulli a noi tutti, dandoci la convinzione che la Via Crucis di Gesù è una specifica realtà che noi quotidianamente riviviamo.

« Cercare Gesù con la generosità di chi Gli diede l'umile cavalcatura pel suo ingresso trionfale a Gerusalemme, o di chi gli appronto la sala della « cena », imitando la perseverante e generosa ansietà del pigmeo Zaccheo » è stato l'argomento dell'esordio di una sene di considerazioni che fluirono dal labbro dell'infaticabile Can. Chiantore, che ogni sera - ai molti uomini e alle donne in separate adunate - incatenò gli animi con la rassegna di tutti i personaggi così tipicamente ritratti dallo studio del Santo Vangelo.

Giorno trionfale la Domenica 23 Settembre in cui, si può ben dire, tutta la Parrocchia della Gran Madre di Dio fu presente e prona ai piedi del SS. Crocifisso.

Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo iniziò la giornata, con la celebrazione della S. Messa della Comunione, veramente generale, e rivolse la sua paterna parola invitante a rialzarsi, come il paralitico del Vangelo, ad un tono di vita più cristiana e più umana facente capo a Gesù Crocifisso.

Questo il soggetto di tutti i fervorini che precedettero ad ogni Messa la recita della « Divozione a Gesù Crocifisso ».

Nel pomeriggio un folto pubblico - si notarono anche Zelatrici dell'Unione di altre Parrocchie - gremì letteralmente la monumentale Chiesa della Gran Madre di Dio e, cantati i Vespri, si ordinò in pia processione snodantesi verso il Monte dei Cappuccini.

Si giunse alle 17,10 sul piazzale del Convento, dove già era stata eretta la grande Croce in sostituzione di quella abbattuta dai bombardamenti.

Il microfono, collegato colla stazione Radio, attendeva l'Oratore proprio vicino alla grande Croce che dominava in un trionfo di luce e di riflessi cristallini dati dall'atmosfera poco prima purificata da leggera pioggia.

Il sole riuscì a squarciare le nubi e ad investire come un manto dorato le braccia severe della Croce rendendo suggestiva la grandiosità di quel vespero indimenticabile.

Dopo la Benedizione rituale compita dal Curato, il Rev.mo Can. Chiantore iniziò il suo discorso rifa cendosi ad una domanda raccolta salendo l'erta del monte dal labbro dell' « uomo della strada » che si chiedeva il perché di una nuova Croce.

« Per due ragioni - risponde - una storica e l'altra morale ».

Quella storica dà al sacro Oratore lo spunto a ricordare la prima erezione della Croce al Monte dei Cappuccini voluta dal Duca di Savoia Carlo Emanuele I e le reiterate rimozioni e ripristino della stessa, dovute a tristezza di tempi, mentre, il piccolo manipolo dei buoni Padri Cappuccini si dimostrarono ognora all'avanguardia della carità in tutte le vicissitudini della sottostante città di Torino, vuoi durante le guerre, vuoi durante le pesti o le carestie che più volte la molestarono.

La seconda ragione della cerimonia, quella morale, suggerita dalle rovine che aspettano i fattivi ricostruttori della Patria umiliata, richiama le cause recondite del flagello che ha sconvolto il mondo pel rinnovamento del quale la Croce, voluta e bene detta dal Parroco della Gran Madre di Dio, sarà un buon punto di partenza, « perché - dice ancora l'oratore - ogni colpo di piccone dato alla Croce è stato anche nella storia più recente un regresso per la civiltà », così il suo trionfo l'inizio della prosperità dei popoli che lo promossero.

Finita l'orazione e prima di cantare il solenne « Te Deum », il Curato della Gran Madre di Dio, Teol. Paglia, rivolse ancora il suo dire a ricordare l'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo, in quella stessa ora di partenza per Roma per presentare al Papa l'omaggio di fedeltà dei Torinesi.

Invita infine i presenti a baciare la novella Croce per poter lucrare l'indulgenza di trecento giorni benignamente concessa da Sua Eminenza.

Impartita la Benedizione Eucaristica, il popolo intona ad una voce l'inno « Evviva la Croce » e ridiscendo a valle col cuore ripieno di novella speranza cristiana per la vita privata e per le invocate fortune della Patria.