La purezza e la pace

B117-A1

Mi è stato offerto il libro "fra Leopoldo " di fratel Teodoreto delle scuole cristiane.

Apertolo a caso, l'occhio mi è caduto su questa massima: " pazienza con tutti, carità con tutti ".

Se ognuno di noi intendesse veramente ad osservare e seguire codesto ammonimento, concorrerebbe senza dubbio ad affrettare l'avvento della pace.

Non è detto che per raggiungere lo stato pacifico sia necessaria l'osservanza perfetta di quella disciplina.

Siamo esseri fragili; chiamati al cielo, sì, ma sempre, e purtroppo, cittadini di questa terra.

Ed infatti, gli angeli osannanti dall'alto, sulla stalla di Betlemme, annunziarono la pace in terra agli uomini di buona volontà.

Non la limitarono ai perfetti, ai santi, ma la estesero a tutti gli uomini, purché siano di buona volontà.

La buona volontà, il proposito fermo non escludono gl'inciampi.

Ma l'uomo, che ha mente, se incespica, riprende tosto l'equilibrio; se cade, si rialza subito con un atto di umiltà e di abbandono nella misericordia e nella fortezza divina, pietosa dell'estrema fragilità umana.

Su tale via si trova la pace: per ciascuno di noi e per tutti.

Gesù disse dunque a fra Leopoldo: "pazienza con tutti, carità con tutti".

Codesta è la via alla pace.

Riflettiamoci un momento su.

Pazienza è dominio di sé, è far tacere se stessi, è urto contro se stessi, è carico dell'altrui peso su se stessi: è fatica, dolore, fiamma che distrugge.

Distrugge che cosa? Una parte di noi.

Quale? Quella inferiore, che si riassume in un'espressione: orgoglio; senso di sé; egoismo.

L'egoismo è il nostro peso, è la forza centripeta, che ci fa stare impantanati, invischiati con la terra, nella terra.

Se il dolore, che ci percuote pure con la croce delle vicende della vita, distrugge a poco a poco il nostro egoismo, ossia il nostro peso, noi abbiamo la possibilità di sopportare proporzionalmente - nella misura in cui ci siamo liberati dei nostro - il peso altrui, che si manifesta nei nostri confronti con l'incomprensione, con le offese, con le ferite.

In tal modo sapremo soffrire facilmente, o meno difficilmente: saremo pazienti.

Essendo pazienti, dimostreremo carità, cioè ameremo.

Non sentendo noi, sentiremo gli altri.

Saremo condotti a compatire, a indulgere all'incomprensione, alle offese, alle ferite, perché rifletteremo che nelle altrui condizioni di vita, anche noi non avremmo capito, anche noi avremmo offeso e ferito.

E indulgendo e amando, daremo bene per male.

Pazienza con tutti significa sacrificio.

Ed è naturale che simile orientamento ci venga da Gesù, il divino poeta del sacrificio.

Ma il mezzo per giungere alla pazienza con tutti, ci viene particolarmente insegnato da Maria, da colei che canta nei secoli l'immacolatezza.

Alla pazienza col prossimo si perviene innanzi tutto con la pazienza verso se stessi, verso il proprio corpo, con la purezza.

È l'esercizio primo, nell'ordine di tutti gli esercizi.

Si deve cominciare da ciò che è più vicino.

E che cosa è più vicino a te di te stesso?

Prima devi dominare te stesso verso te stesso per riuscire a dominare te stesso, verso gli altri.

È l'esercizio primo contro la debolezza, che nella disubbidienza superba verso Dio è alla radice di tutte le debolezze umane; quella che spalancò a Adamo il baratro della colpa è lo privò della presenza di Dio.

La purezza ( dominio di sé verso se stessi ) e la pazienza ( dominio di sé verso gli altri ) conducono allo stesso esito salutare: alla dimenticanza di sé, all'annientamento di sé, alla carità, che ci fa vivere per gli altri e negli altri.

Maria lo rivelò, per così dire, plasticamente, ed all'evidenza, a S. Caterina Labouré nelle apparizioni del 1830-31; in quelle ormai celebri apparizioni, che furono la gloriosa sintesi dei valori ineguagliabili confermati poi ad uno ad uno in successive visioni ad altre Veggenti, via via, fino ai nostri giorni, fino ad oggi: l'immacolatezza della concezione, la mediazione universale la regalità di Maria sul mondo.

Valori divini, che, trasportati sul piano umano, significano per l'appunto purezza, carità e ritorno all'umanità, ritorno a quella dignità di uomini, che ci fa sentire nuovamente, veramente fratelli sulla stessa terra, sotto lo stesso cielo: ritorno che è avvento di pace.1

Codesto avvento è nelle predizioni di Maria a S, Caterina Labouré, prima che a qualunque altra Veggente.

"Il sangue scorrerà per le strade; il mondo intero sarà nella tristezza … E poi, la pace ".

Ogni parto avviene nel dolore.

Quale dolore, quale sconvolgimento precederà tale evento?

E chi lo può immaginare?

Ma è certo che lo sconvolgimento sarà minore là dove maggiore sarà la purezza; là dove la vittoria su noi stessi e la pazienza verso gli altri saranno più piene, là dove saranno più viva carità, più profondo amore.

G. Gaetano di Sales

1 G. Gaetano di Sales, Soeur Catherine, Ed. E.L.M., via 24 Maggio, 10, Roma, 1947 ( c'è anche la versione italiana: Suor Caterina )

Stesso autore La Santa del silenzio stessi editori.